REGOLA N° 6

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Lo stronzo non perde mai il proprio tempo, perde quello degli altri.”

 

 

 

 

“Sono stronzo a modo mio, pff, sei un coglione a modo tuo!” dico atteggiandomi come lui a ridosso del mio letto, con la testa penzoloni intenta a comporre il numero di Phoebe.

Faccio correre tre squilli: sa che dopo il terzo attacco e deve richiamarmi perché sono sempre a corto di soldi nel telefono, solo per farle fare le chiamate da tre ore con il suo ragazzo quando dovremmo stare insieme.

Poggio sgraziatamente il telefono sulla pancia, pensando che a volte Phoebe mi da proprio al cazzo e sembra quasi che mi usi, poi mi si presenta a casa con pizza e film e non posso far a meno di amarla in tutti i suoi difetti perfetti per quel carattere sclerotico e allegro che ha.

Sento un casino assurdo provenire da fuori da casa, e in questo momento ho la conferma del fatto che a Calum è appena arrivata la sua nuova chitarra, una Fender nera e bianca, stupenda e, modestamente, scelta da me.

Ora non so cosa diranno i vicini, visto che prima già rompevano le palle per i suoi cani, figurarsi ora che si mette a suonare alle sette di sera con l’amplificatore al massimo; povero Cal, è troppo stupido per capire che se continua così sua madre gliela sequestrerà dopo neanche un’ora di vita.

Ridacchio perché già sento le urla di Joy, sua madre, che gli sbraita di fare più piano o di spaccargliela in testa, quella chitarra.

Sento il telefono trillare, ma non è la chiamata di Phoebe, è un suo messaggio che dice “Non posso risponderti, cazziatone dai miei”; ridacchio leggermente visto che non è una novità, poi sbuffo perché ero riuscita finalmente a recuperare il coraggio per dirle della mia cotta per Michael, ma penso che sia meglio così, che forse il destino non crede sia il momento per dirglielo, quindi mi impone degli ostacoli.

Mi affretto a digitare “Che cos’hai combinato, di nuovo?”, con un sorriso beffardo sul volto; butto la testa all’indietro, sbattendo contro il parapetto del letto e bestemmiando per il bernoccolo che mi sarebbe sicuramente spuntato.

Non passa troppo tempo e sento di nuovo il telefono squillare, come la voce di mia madre che dalle scale mi urla di mettere a posto la mia stanza nonostante non l’abbia ancora vista, lo prendo tra le mani e sento la fronte corrugarsi davanti a quel numero non salvato, ma abbastanza difficile da capire chi fosse il mittente.

Faccio scorrere il dito sullo schermo per leggere il contenuto di quel messaggio inaspettato, da ciò che c’è scritto capisco che è senza dubbio Michael .. o almeno lo spero.

 

Dobbiamo parlare.

 

 

Ancora?! Non ti è chiaro che è ora di piantarla con queste stronzate?

Digito velocemente io, con un sorriso soddisfatto sul volto, contenta del fatto che gli sto tenendo testa,non sto cedendo, sto resistendo ai miei sentimenti che, solo alla consapevolezza che lui sta spendendo tempo per scrivere a me, neanche si riconoscono più.

10 Regole per sopravvivere ad uno Stronzo. || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora