Gli effetti collaterali

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Piano piano iniziai a decompormi, in un braccio ormai di colore bluastro i miei strati di pelle volavano via come dei veli trasportati dal vento, in quel momento iniziai ad avere paura, molta paura, quel braccio ormai era inrecuperabile, ormai era osso, anche i muscoli se ne erano andati e tutte le vene andate via come fili doloroso tirati via con forza.

Dopo qualche settimana il braccio se ne era andato, mentre dormivo, alla mattina trovai,al posto del braccio, della polvere posta sul materasso.

Iniziai a perdere i capelli, quando li toccavo restavano sulle mie mani come se me li avessero appena tagliati.

Mi sembrava di essere uno zombie, tutto decomposto.

Mio zio mi disse che bevendo il sangue umano mi sarei composto il braccio come nuovo e aggiunse che dovevo togliermi quella maledetta collana, ma io volevo diventare luce oppure eliminare la parte oscura.

Questa volta cercai la sfortunata vittima nel parco dove andavo a giocare quando ero piccolo.

Vidi una ragazza più o meno della mia età con il capelli castani e lisci che le cadevano sulla schiena il viso pallido e minuto gli occhi profondi e grigi, il naso un po' all'insù con delle buffe lentiggini che lo ricoprivano.

Coglieva dei fiori, penso margherite, li annusava e poi li posava, col gambo nell'acqua e i petali fuori, nel piccolo fiumiciattolo vicino a lei.

Andai vicino a lei, scappò, credo per il mio brutto aspetto, me ne ero completamente dimenticato.

Volevo solo dirle ciao.

Il giorno dopo avevo ancora in mente quella ragazza non riuscivo a togliermela dalla testa, poi mio padre e mia madre inorriditi dal mio aspetto gridarono dal salotto giù da basso alla mia stanza <ANDIAMO!> io correndo giù per le scale dissi <ma dove?> e loro con una parlata frettolosa risposero <a prenderti una parrucca una protesi per il braccio e dei vestiti abbastanza lunghi da coprire la pelle putrefatta> mi portai il solito ombrello di mia madre per riparami dal sole.

Una volta in macchina mio padre spinse l'acceleratore più forte che poteva e si fermo al negozio di mia madre, per la parrucca, Helena si avvignò sull'ultima parrucca nera rimasta, con calma, me la mise, e dopo averli tagliati, sembravano proprio i miei capelli.

Saltati di nuovo in macchina mio padre ci portò in un negozio per invalidi e li mi diedero "il mio braccio" fatto di plastica dura per niente del colore della mia pelle, allora Jonathan prese il mio braccio poi, tornati a casa, fece un miscuglio di colori per il legno, e saltò fuori quello della mia pelle, cioè rosa carne biancastro, alla fine mio padre mi diede uno dei suoi maglioni a collo alto, sembravo come nuovo.

Il giorno dopo ritornai al parco dove avevo visto quell'incantevole ragazza ma di lei non c'era traccia, allora ci andai per settimane, e in tanto io stavo morendo sempre più, ormai per me si doveva fare il conto alla rovescia.

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