Quella notte non riuscivo a chiudere occhio. Un minuto prima avevo caldo, quello dopo sentivo freddo.
Appena trovai posizione, con un gamba coperta e l'altra no, mi addormentai.La testa pulsava ad ogni piatto spaccato per terra. Perchè papà non lo capiva? Perchè stava distruggendo la collezione di piatti in ceramica che ci aveva regalato la nonna prima di morire?
Era un susseguirsi di domande. Fil mi prese la mano e mi fece spostare dalle scale, dove avevo visione a tutto quello che succedeva in salotto, e dove spesso ci siedevamo entrambi ad origliare -vieni con me- disse, con gli occhi arrossati e leggermente lucidi.
-No Fil, la mamma è ancora di sotto-
-Me lo ha detto lei, devo proteggerti- mi strattonai leggermente dalla sua presa forte -non ho bisogno che tu mi protegga- mi sentii molto più piccola di quello che in reltà ero.
-In questo momento si, Anna, perchè devi rendere tutto più difficile? Io sono il più grande, io decido per entrambi. Non voglio ripeterlo okay?- annuii stanca e lo seguii in soffitta.Accese la piccola torcia che portava sempre con se e mi strinse al suo petto caldo.
-Ho paura- ammisi quando i rumori si facevano sempre più forti.
-Ci sono io qui con te- mi sorrise, nonostante anche lui fosse realmente impaurito.
Lui borbottò qualcosa, come delle istruzioni, ed appena ci fu un tonfo rimbombante mi tirò di sotto. -Prendi Anna, non la lasciare, in camera ci sono le valigie, aspettami sul retro...- continuava a ripetere Fil.
Corse a prendere le valigie e appena scendemmo vidi papà a terra, a faccia in sotto. Il sangue mi arrivò sui piedi, non vedevo altro. Le mie scarpe bianche preferite erano diventate di un rosso talmente acceso da sembrare insopportabile. Mi coprii la bocca con la mano -Mamma- sussurrai.
-Piccola mia, è tutto finito, è tutto finito- disse, mentre girava intorno al divano e piangeva. Sentii le sirene della polizia, poi papà si alzò, toccandosi la ferita sulla testa che la mamma gli aveva fatto con una padella. Si girò e mi guardò -da quando sei nata tu l'inferno non avrà fine- disse a denti stretti mentre un poliziotto lo strattonava per farlo uscire. Fil continuava a tirarmi il braccio, ma io ero come incollata a terra. I suoi occhi continuavano a fissarmi, erano rossi, ed il contorno blu era interamente coperto dalle pupille nere, che sembravano due pozzi...-Basta An, per favore- mi supplicò Filippo, scuotendomi una spalla.
Mi alzai di scatto, toccandomi la fronte imperlata di sudore. -O mio Dio- mi coprii la bocca con una mano, ed un flash mi riportò a quella notte. La tolsi subito.
Era da quasi un anno che non rifacevo un incubo del genere.
-Anna, da quanto non prendi le pasticche?- mi domandò. Lo guardai sentendomi in colpa
-Una settimana- lui sbuffò. La mamma entrò in camera, abbracciandomi -è il passato, non pensarci più-
Mi dispiaceva averla svegliata per colpa di uno stupido sogno.
Filippo se ne andò sbattendo la porta -Non è colpa tua, gli passerà. E' solo che tiene molto a te, ma questo lo sai già- disse dolcemente la mamma, ma guardandomi preoccupata. Da un cassetto del comodino tirò fuori una pasticca, che buttai giù con un po' d'acqua che avevo nel bicchiere sul comodino.Qualche anno dopo quella notte che aveva segnato tutto, scoprii avere il disturbo bipolare, che ovviamente aveva delle cure, ma se non prendevo le pasticche di Lamotrigina avrei fatto la stessa fine di papà, io ero uguale a lui.
Eravamo in vacanza da pochissimi giorni ed i litigi di me e Fil erano alle stelle, ero davvero stanca.
Mentre mangiavo i miei cereali mi sbattei una mano sulla fronte, avevo scordato che alle nove c'era la sfida con il ragazzo dello sportello.
Sapevo il suo nome, ma "ragazzo dello sportelo" suonava decisamente di più.Mi vestii con un pantaloncino, una canottiera ed un costume nero sotto. Si moriva dal caldo.
Lo raggiunsi in spiaggia, e lui era già a palleggiare con Michele, che negava con la testa mentre rideva.
-Ecco la campionessa- mi sorrise Leonardo mentre mi avvicinavo a passo lento verso il campo. Oltre il caldo esagerato già dalle nove del mattino, l'incubo di quella notte mi aveva sconcertata parecchio.Salutai Chiara e Greta, che stese sulle panche vuote degli spettatori per quando c'erano le vere e proprie partite, prendevano il sole con dei cappelli di paglia in testa. Erano veramente bellissime.
Chiara aveva dei capelli biondi che le ricadevano sulle spalle, la pelle chiara leggermente arrossata mi fece capire che lei era una di quelle che l'inverno aveva il colorito di una mozzarella, e appena l'estate si metteva al sole si bruciava, gli occhi color nocciola le brillavano sempre, specialmente al sole. Il suo fisico minuto era fasciato da un costume viola, ed un pareo rosa che era quasi trasparente. Greta era molto abbronzata, dando l'idea di essere una che appena cominciavano le giornate di sole, si preparava sul lettino con spray abbronzante e cappello di paglia. I ricci le ricadevano sulla schiena, e qualvolta c'era uno spiffero di vento, le coprivano gli occhi di un verde abbastanza comune, ma comunque bellissimo. Aveva un po' di lentiggini sparse per il viso, ed aveva l'aria di una molto simpatica.Michele aveva i capelli di un marrone scuro, che alla luce aveva riflessi ramati, erano abbastanza corti da non coprire gli occhi azzurri, elettrici, come li avevo definito la prima volta che lo avevo visto, aveva un bel fisico, slanciato dall'altezza, quasi come quella di Leonardo, che lo superava di qualche centimetro. Leonardo era tutta un'altra storia, e odiavo doverlo ammettere, perchè era talmente pieno di sè che il mio parere non contava niente, ma in fondo aveva un motivo valido per esserlo.
I capelli biondi facevano constrasto con degli occhi neri mai visti prima. Sembravano due pozzi, nei quali potevi cadere, se non stavi attenta. A volte qualche ciuffo ricadeva sulla fronte, ma lui lo scacciava subito spingendolo all'indietro con una mano.
La fossetta sulla guancia destra era quasi sempre accennata, e quei denti perfetti, di un bianco smagliante, io li avevo potuti avere solo dopo quattro anni di apparecchio. La carnagione color caramello, come se avesse preso il sole su qualche isola lontana dal mondo, e quelle poche lentiggini sparse sul naso.Michele mi agitò una mano davanti agli occhi -ci sei? Anna nel paese delle meraviglie?-
Lo guardai sconvolta -quella è Alice!-
-Ah, giusto- lui si grattò il collo, leggermente imbarazzato.-Allora, se vinco cosa ottengo?- ammiccò Leonardo.
-Un bello schiaffo in testa- risposi.
Le ragazze risero. -Molto simpatica. Chi vince ottiene tre favori dall'altro- concluse lui.
-E' un'amichevole! Non serve il premio- sbuffai.
-Forse no, ma io lo voglio- mi fece un occhiolino.
Avevo voglia di strozzarlo con la rete del campo, ma mi trattenni solo perchè di passare tutte le prossime estati della mia vita in galera per lui proprio non ne valeva la pena.Schiacciai la palla, ma appena sentii il tonfo, mi ricordai di come i piatti s'infransero a terra. Socchiusi gli occhi, facendo uno scatto con la testa per togliermelo dalla mente.
Avrei vinto io.
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La Felicità Dipende Da Noi Stessi
Teen FictionMi voltai, mentre correvo a perdifiato nelle vie di una città che ormai non mi apparteneva più, mi voltai, ma non mi sarei fermata, non questa volta. Strinsi la mano di Filippo e nonostante avessi le dita intorpidite dal freddo sentivo il calore del...