Capitolo 1

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Quest'estate sarà diversa, continuavo a ripetermi mentre la mamma parcheggiava ascoltando le indicazioni di Filippo, mio fratello.
-Un po' più avanti- urlò ancora, accasciandosi quasi per terra per controllare i millimetri che ci separavano dall'altra macchina. -Stop!- disse infine.

Scesi dall'auto, senza chiudere lo sportello e corsi verso il mare che avevamo di fronte. Allargai le braccia come una bambina e per un attimo mi dimenticai di tutto, di quello che avevo passato e delle scelte prese troppo in fretta.
Sentii la mamma ridere e appena mi voltai verso di lei Filippo mi aveva travolta, buttandosi su di me con il suo corpo magrolino ma ben piazzato.

-Ahia- mi lamentai ridendo e alzandomi dalla sabbia troppo calda per essere solo una mattina di giugno.
Si alzò anzhe lui, e dandomi una spallata scherzosa corse ad aiutare la mamma a scaricare la macchina dalle valigie pesanti.

Respirai la brezza dei primi giorni di estate e sorrisi, felice.

-Anna! Quanto sei cambiata!- esclamò zia Barbara appena aprì la porta.
Ridacchiai -ho semplicemente tolto l'apparecchio e tagliato i capelli, zia-
-Questi sono piccoli passi per diventare donna, tesoro- mi fece un occhiolino.

Ci aiutò a portare le valigie nelle nostre camere al piano di sopra e spiegandoci alcune cose, per esempio come regolare l'acqua della doccia, che a detta sua era difettosa, prese in fretta il suo cappello di paglia e gli occhiali da sole
-siete dei veri tesori ad aiutarmi quest'estate, non sapevo proprio a chi lasciarla la casa con Anacleto, Bartolomeo ed Ettore- elencò i nomi dei suoi gatti che non poteva portare con lei in Messico.

-E' a questo che servono i parenti- disse Filippo.
-Hai proprio ragione, tesoro. Sono stata fortunatissima. Ora devo proprio andare o perderò il volo. Ci vediamo tra tre mesi! Non fate arrabbiare quell'isterica di vostra madre, non voglio trovare cocci di piatti rotti sparsi per la casa al mio ritorno- abbassò un po' la voce
-Ti ho sentita!- urlò la mamma dal salotto
-Ti voglio bene!- rise lei, chiudendosi la porta di casa alle spalle.

Io e mio fratello respirammo all'unisono.

Zia Barbara era la classica donna spiritosa e molto bella, che però non ha trovato il vero amore, e comprandosi tre gatti ed una casa sul mare pensa di rivivere la sua vita che ha passato per rincorrere uomini che scappavano da lei e dai suoi capelli cotonati, i suoi occhiali a fondo di bottiglia e l'apparecchio. Quando tolse tutti questi particolari che la gente definiva difetti aveva una fila di uomini che le correvano dietro, ma ormai per lei era troppo tardi, si era realizzata, aveva trovato un lavoro che le faceva guadagnare abbastanza per comprarsi una casa sul mare, e farsi ogni anno una vacanza estiva. Ero contenta per lei, insomma, era la sorella di mia madre, anche se a volte sapeva essere davvero impicciona e oppressiva.

Mi girai verso la grande vetrata del salotto, dalla quale si intravedeva tutta la spiaggia con il mare di un colore azzurro e blu verso il fondo.

Battei il cinque a Filippo e corsi a mettere in ordine la mia camera, così da poter andare subito a fare un bagno fresco.

-Mamma!- urlai dal piano di sopra.
-Mamma!- strillai ancora, come un'isterica.
-Cosa c'è?- rispose urlando lei dopo qualche secondo, già esasperata.
-Hai visto il mio costume blu?-
-No, quello non l'hai messo in valigia- mi raggiunse in camera
-Come no?! Impossibile, è il mio preferito! Non sono così sciocca- sbuffai come una bambina capricciosa.
Filippo, passando per il corridoio borbottò -secondo me invece si-

-Vai a comprarne un altro allora-
-Si ma non sarà la stessa cosa- sbattei il piede per terra.
-Vuoi rovinarti la vacanza già dal primo giorno? Dai ti accompagna Filippo- concluse la mamma, tranquilla.

Sebbene sembrassi una bambina viziata, ogni estate la cominciavo indossando il mio costume blu, e la mamma lo sapeva quale storia si celava dietro quello che poteva sembrare uno stupido capriccio, quindi me ne lasciò prendere un altro, nonostante ne avessi a sufficienza.

In questi giorni mi era apparsa stanca, affaticata, forse per via del lavoro, o per colpa di me e Fil che piano piano le toglievamo un po' di vita con i nostri stupidi litigi infantili. Fortunatamente ora eravamo a riposo, eravamo in vacanza. Ed io non aspettavo altro.
Alcuni aspettano l'anno nuovo per cambiare pagina, io aspettavo l'estate. Era sempre stato così ed ora non sarebbe cambiato niente, o almeno, non sarebbero cambiate le mie abitudini, ma il resto si, volevo cambiasse. E tutto doveva partire da me.

Il tragitto verso la città sembrava più lungo che mai, ma la macchina della mamma, con il solito odore di lavanda aveva un potere calmante su di me, sin da quando ero bambina. Mio fratello canticchiava le canzoni che passavano in radio, scuotendo i suoi capelli biondi a tempo.
Io appoggiai i piedi sul cruscotto e, dopo aver fatto risalire gli occhiali da sole sugli occhi che puntualmente calavano sul naso, mi abbandonai alla calma di quel giorno.
In giro non c'era quasi nessuno, ma era comprensibile visto l'orario così presto.
Scesi dalla macchina ed entrai subito in un negozio. Ero sempre stata una tipa sbrigativa, che odiava stare nei centri commerciali.
In quel momento volevo solo tuffarmi in acqua, quindi prima avrei trovato un costume prima avrei avverato il mio desiderio.

Uscii dal negozio prima del previsto, con un bellissimo costume blu in busta ed il sorriso sulle labbra di chi sta per tuffarsi in acqua dopo il desiderio di essa per un anno intero. Filippo mi diede il cinque ma appena mi girai venni travolsa da un ragazzo, che mi fece cadere la busta dalle mani.
-Guarda dove vai, stupido- mi infuriai subito.

-Mi dispiace, perdonami- disse, fissando i suoi occhi neri come la pece nei miei.
Cosa si rispondeva alle scuse di qualcuno? E se le scuse sembravano davvero sentite?
Non ero abituata a quel tipo di risposta gentile, quindi, a disagio per aver urlato contro una persona che non aveva il minimo pensiero di sbraitarmi contro come io avevo fatto con lei, me ne andai.

Appena entrai in macchina mi diedi uno schiaffetto sulla fronte
-Stupida, stupida, stupida!-
-Che succede?- chiese Filippo, guardandomi sconcertato.
-Ho dimenticato la busta per terra!-

Feci per aprire lo sportello, ma per sbaglio lo sbattei in faccia al ragazzo di prima. Lo guardai mortificata, e impressionata dalla velocità in cui il suo naso si gonfiava e diventava rosso. Si portò una mano sul naso, e passandomi la busta che avevo dimenticato prima a causa del disagio creato per colpa mia, disse irritato -ora chi è lo stupido?-

Volevo arrabbiarmi, davvero, ma in quel momento mi veniva solo da ridere, e non riuscendo più a trattenermi scoppiai.
-Faccio davvero così ridere? Mi hai tirato uno sportello in faccia, maledizione!- disse tra il confuso e il divertito dalla mia risata sincera.
-Mi dispiace davvero tanto, scusami. Sai come si dice, il karma...- ridacchiai
-Si, si vede quanto ti dispiace-
-Davvero, mi dispiace-
-Oggi ho anche la partita- borbottò tra se e sè.
-Cosa posso fare? Mi sento in colpa così!-
-Non puoi fare niente, tranquilla. Ora devo scappare- disse in fretta e furia, dopo aver controllato l'orologio da polso.

Chiusi lo sportello e appena mio fratello partì, ci guardammo all'unisono e scoppiamo a ridere
-Chi la fa l'aspetti- risi ancora più forte.
-Sei proprio un disastro- rise lui, tirandomi una piccola pacca sul ginocchio.

-Ci avete messo parecchio, che è successo?- chiese la mamma, appena tornammo.
-Ehm, si, non trovavo il costume giusto- ridacchiai, insieme a Filippo.
-Anna, cosa mi stai nascondendo?- rise la mamma pizzicandomi un fianco.
Lei capiva sempre quando qualcosa non andava, sapeva quasi leggermi nel pensiero, ed io l'adoravo per questo, mi sapeva far risparmiare molte parole e discorsi inutili.
-Te lo racconto dopo- le feci un occhiolino e salii sopra a cambiarmi.

La Felicità Dipende Da Noi StessiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora