Capitolo 2.

11 1 0
                                    

"Ehii"

"Ehi, Charlie ci sono i biscotti al cioccolato, ne vuoi uno?"

Non riuscivo a crederci, mia..

Mia madre era quì, proprio difronte a me.

Come avrei potuto non riconoscerla?  Era proprio lei. Quei suoi boccoli biondi che ricadevano sulla fronte, la sua voce risuanava candida e soffice alle mie orecchie,  quel suo sorriso smagliante, e il suo grembiule con gatti a puah rosa che amava tanto. Era davvero lei.

Qualcosa dalle mani mi tentava, erano i suoi buonissimi biscotti, che io adoravo tanto, quelli farciti con gocce di cioccolato. Allungai le mani e incredula mi resi conto di toccare il vuoto, niente mani, niente biscotti.

"Si mamma, ti prego, dammi quel biscotto."

"Come scusa? "

Eh? Mamma?  Non sei tu?  E allora chi mi sta parlando?

"E no, mi dispiace, ma sono un po' troppo giovane per essere tua madre... "

Parole che continuavano a uscire dalla bocca di qualcuno, parole incessanti.

Che cos? 

"Che cosa è stato? "

Aprii gli occhi, con fatica, come fanno le persone appena sveglie. Non riuscivo a connettere il cervello con la bocca, o forse erano i miei occhi che non connettevano con ciò che vedevo.

Dove mi trovo? Aprii gli occhi.

"Finalmente hai aperto gli occhi, per un attimo ho creduto di doverti portare al pronto soccorso, beh meno male mi sono sbagliato."

Mi parve tutto sfocato.

"Sbagliato? " Ma questa è la voce di un maschio, pensai. Si era esattamente così.

"Aspetta, ma tu sei.. sei un ragazzo.."

"Eh?  Si certo che sono un ragazzo! Chi credevi che potesse avere la voce di un maschio?  Un ragazzo ovvio!"

Voltai lentamente il capo, piano piano, così piano, che sembravo avessi paura di ciò che stessi per guardare. Come nei film horror, dove la vittima cerca in tutti i modi di scappare, per sfuggire agli occhi dell'assassino. Quanto a questo ragazzo, i suoi occhi c'erano e non aveva certamente l'aspetto di uno che voleva uccidermi.

Lo guardai negli occhi, è vidi nelle sue iridi il color dei miei biscotti preferiti. Color nocciola.

"Beh? Che c'è?  Perché mi fissi? "

Spuntavano altre parole dalla sua bocca, ma tutto ciò che mi entrava dall'arecchio, se ne usciva dall'altro. Poggiai la mia testa, dove era riposta prima, così da non poterlo più vedere. Sicuramente sarà un altro sogno questo. Ne sono sicura.  I ciuffetti d'erba che spuntavano ai lati della mia testa, coprivano perfettamente la sua sagoma, così da renderla inesistente.

"Che fai?  Ti metti a dormire ora? "

Il suo viso era vicinissimo al mio. Così vicino, che per poco pensavo mi finisse addosso.

E no. Questo non era un sogno. Ed io mi ero appena svegliata. Un po' titubante e scostata.

Salii il capo fin su della mia testa, e mi sistemai, sesendomi composta.

Davanti a me c'era la giostra, quella giostra.

Potevo essere a 1 kilometro di distanza da essa.

Ma certo!  Pensai. La giostra!

"Come ci sono finita qui? "

Proprio non riuscivo a capire cosa mi fosse successo.

Lo guardai per un instante, subito distolsi lo sguardo.

"Ero esattamente lì...fece con il dito per indicarmi un posto vicino ad un albero.. quando vidi qualcosa, o meglio qualcuno, che stava per fare un volo di 5 metri, come minimo, sono subito corso qui per venire a vedere cosa stesse succedendo, ma tu eri già finita per terra.. se fossi arrivato prima...magari"

"Se fossi arrivato prima? " ah già, ora ricordo tutto, la giostra che non voleva fermarsi, ed io che stupidamente sono salita su quella ruota e poi ho perso l'equilibrio.  "Che pazzia ho fatto"

"Già da non credere, sembrava quasi come se una forza sovrumana si fosse impossessato del tuo corpo. La giostra andava così veloce, che neanche un uomo con grandissimi muscoli sarebbe stato in grado di fermarla, poi ti ho visto saltare li sopra, e credevo stessi tentando di.."

"Di morire? "

"Esatto."

"No. Non era mia intenzione. "

"Beh non si direbbe con quella faccia."

Sorrise. No, oddio, la mia faccia, cosa ha che non va? Sbiancai per un attimo alle sue parole. Poi mi guardò.

"Tranquilla, sto scherzando." Lo guardai male. Come poteva fare dell'ironia in un momento come questo?

"Senti... ma tu sei stato tutto il tempo qui, prima che mi risvegliassi? "

"Si."

"E che ci facevi li, tutto solo? 

Non mi stavi forse spiando? "

"Spiando?  Noo, ahah, ma come puoi pensare queste cose..ecco ero venuto a fare una passeggiata, tutto qui."

Lo guardai insospettita.

"Una passeggiata? A quest'ora della notte? "

"Ma senti da che pulpito! E tu invece?  Che ci facevi su di una giostra? "

Non sapevo cosa potesse interessargli, ma il suo sguardo iniziò a farsi malizioso.

"Nulla, una semplice passeggiata anch'io."

Risposi, mostrando massima rilassatezza.

"Capito." Rispose lui.

Piombò il silenzio.  Non si udiva nessuno nelle vicinanze.  Tutto tranquillo, tutto giaceva. Questo silenzio che c'era fra di noi, mi stava rendendo nervosa. Non so che mi prendeva. Io ero lì seduta, e lui era quasi vicino a me, ci divideva una striscia di filo d'erba. Stava lì a giocherellare con delle piccole foglie sparse un po' dappertutto.

Non riuscivo più a stare lì.  Così mi alzai. Con tutte e due le mani diedi qualche ripulita al vestito, che era cosparso di filettini d'erba.

Lui era ancora lì, seduto.

"Beh allora io vado."

Mi voltai senza né guardarlo per l'ultima volta, perché ero sicura, di non rivederlo mai più, né porgendogli un saluto.

Poi un mano che mi prende il braccio. La sua.

"Aspetta".

Uno sguardo clamoroso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora