Capitolo 5.

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Feci il massimo silenzio.  Le pareti delle nostre caremette, erano così spesse che si riuscivano a sentire persino le voci.

Posai le chiavi sul tavolino. Fra le tante cosacce che c'erano riuscii con fatica a trovare un posto che non era stato già occupato.

Poi aprii l'armadio e poggiai il vestito con cura, ordinandolo su di una crocetta, e poi lo appesi.

Andai in bagno, non osavo vedere in che condizioni fui.

Diedi di sfuggita un'occhiata alla specchio, dove un po' più giù c'era il lavandino.

La mia faccia. Era ridotta malissimo. Avevo una montagna di capelli scompigliati, i miei capelli arrivavano un po' più giù dell'altezza del seno. Erano castani con riflessi sul mogano. Mi ero ripromessa di averli fatti crescere tantissimo, perché adoravo poterci fare qualsiasi acconciatura.  Quache ciuffetto che svolazzava a destra, forse avrei fatto meglio a fissarli con un fermaglio, anche perché qualche ciuffo cadeva lievemente ripiegato sulla fronte.

E i miei occhi erano in uno stato pietoso. Vedevo il contorno dall'esterno, quei contorni che definivano al meglio le mie occhiaie. Seppur non molto evidenti, io le continuavo a detestare. Non mi erano mai piaciute. Le trovavo di cattivo aspetto. Non molto eleganti. Nelle mie labbra notavo una screpolatura sul labbro inferiore posta proprio alla fine. Avrei dovuto metterci del balsamo prima di scendere.

Aspetta.. ma quello...

La poca luca che entrava dalla finestra era scarsa e non riuscivo a guardare. Così accesi la luce, e lo apecchio si illuminò. Un piccolo segnetto parve alla mia vista proprio al centro della mia fronte.

Quando me lo sarò fatto questo segno?

Mh..ah, la caduta!  Già, mentre sono piombata a terra.

Misi entrambi le mani sopra la mia testa e sentii un leggero capogiro. Dovevo sedermi.

Mi poggiai sul bordo della tavoletta del water, appoggiai le mani sulle gambe.

I miei piedi cominciarono a tremare. Perché tremavo?  Forse per lo scompiglio che avevo creato lì al parco.

Ora capivo perché quel ragazzo faceva delle battute inerenti alla mia faccia.

Approposito.. non gli ho chiesto come si chiama!

I miei pensieri furono interrotti a causa di qualcuno che bussò alla porta.

Chi poteva essere?  Di sicuro era Lauren, pensai.

Oh no!  Devevo sbrigarmi. Uscii dal bagno, presi la maglietta del pigiama che riponevo sul letto, sotto il mio cuscino e la infilai con molta velocità. 

Avevo paura di chi potesse essere.  Se era davvero lei e si fosse accorta di qualcosa, come avrei reagito? E se avesse notato il piccolo segnetto che avevo sulla fronte?

Un altro busso.

Decisa aprii.

Per fortuna!  È solo Elisabeth.

"Ehi.. piccolina, che ci fai qui? "

Mi venne addosso saltando.

Elisabeth è la piccolina della famiglia, ha solo 8 anni, ma ha un caratterino così vivace da far andare in bestia tutti.

Carattere peperino, ma infondo la più tenera ed la più affidabile degli altri. È l'unica con cui in casa passo tantissimo tempo. 

"Scusa charlie, mica stavi dormendo?" La sua voce cupa e fina.

"No, dai su entra." Le sorrisi.

"Il fatto è.. il fatto è che non riesco a dormire."

Guardai l'orologio al polso ed erano solamente le 08:13. Salii sul letto e le feci spazio vicino a me.

Cominciai ad accarezzarle i capelli. Adorava quando le toccavo i capelli.

"Lo sai... stamattina Liuk, é entrato in camera mia ed aveva una faccia arrabbiatissima. É venuto vicino al letto ed ha iniziato a togliermi le lenzuola, mi ha accusato di avergli perso la sua macchinina comandabile. Io gli ho detto che non l'avevo presa ma lui continuava ad urlare, così poi  è salito sul letto ed ha iniziato a saltare dappertutto, per poco non mi schiacciava, urlava  'Elisabeth è scema, Elisabeth è scema' l'ho spinto a terra e lui è caduto, poi mi sono messa a piangere e lui ha iniziato a ridere prendendomi in giro chiamandomi piagnucolona. L'ho cacciato via, e da dietro la porta continuava a tirare calci. Dicenva che non mi avrebbe lasciato altra via di scampo."

Che bambino esuberante che era quel Liuk, aveva solo 10 anni e non faceva altro che creare confusione e discussioni con tutti in casa.

"Dai sta tranquilla, sono sicura che stava scherzando come al solito. Sai come è fatto Liuk, gli piace darti fastidio ed ha degli atteggiamenti un po' bruschi. Però sono sicura che ti vuole bene, e quindi bisticciare per cose come queste alla vostra età è più che normale."

"Ma lui.. lui mi odia."

"No sono sicura che non ti odia, tranquilla." Le faccio un sorriso e lei si gira dalla mia parte, guardandomi negli occhi.

"Ti voglio bene Charl." Mi sorrise.

Lei mi chiamava sempre così. Sin dal primo giorno che misi piede in questa casa. Ricordo la prima volta che feci irruzione in questa casa.

Quando arrivai, accompagnata dalla direttrice della scuola che frequentavo, mi spedì subito davanti al loro cancello.

Poi se la svignò, non chiesi neanche delle spiegazioni, tutto mi sembrò così inaspettato.

Mi ritrovai davanti a questo cancello, sola, con la mia piccola valigia al mio fianco.

Capii di essere stata scaricata.

La mia nuova famiglia mi accolse con grande armonia ed entustiasmo.

Sebastiano il capofamiglia mi fece accomodare in cucina e mi offrì dei biscotti. Non avevo molta fame. Ero confusa ed amareggiata. Non volevo avere una famiglia. E se non mi fossi trovata bene?  Avevo solo 11, quando iniziai a far parte di questa famiglia. Feci fatica ad ambientarmi ed a seguire le loro regole, e le loro abitudini.

Poi conobbi Lauren, subito mi riempì con parole confortanti. Poi mi diede un abbraccio e mi fece sistemare nella mia attuale cameretta.

Dei tre figli, feci subito la conoscenza di Elisabeth, con il suo sguardo dolce e tenero mi fece sembrare di essere finalmente a casa.

Un altro brontolio.

Notai che Elisabeth si era addormentata. Mi alzai piano e con molta delicatezza tolsi la mano che avvolgeva i suoi capelli.

Decisi di scendere giù in cucina, sperando di non trovare nessuno, per mettere finalmente qualcosa nello stomaco.

Aprii la porta e scesi le scale.

Fui fermata da una mano che mi prese il braccio.

Mi voltai. Era Lauren.

Mi guardava con occhi impietriti e pieni di rabbia.

Che cosa le avevo fatto?

"Signorina, devi dirmi qualcosa?"

Il suo tono era diverso dal solito.

Proprio non riuscivo ad immaginare cosa potessi aver fatto.

"Emh.." mi guardai intorno, per cercare di dire qualcosa.

"Dove sei stata stanotte?"

Ero nella merda. Che cosa le rispondevo ora? Come avrei affrontato la situazione? Che cosa le raccontavo?

La guardavo con occhi stupiti.

"Sono entrata in camera tua stanotte, ed ho visto che non c'eri. Non avrai cercato mica di scappare? Dove sei stata?"

Come avrebbe potuto pensare che fossi scappata? Dopotutto sono ancora qui. Se avessi deciso di andarmene a quest'ora di certo non sarei qui davanti a lei.

"Esigo una risposta. "

Non sapevo proprio che dirle.

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