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   C'era una casa sulla collina. Ai suoi piedi il fiume formava un'ansa dove l'acqua stagnava e ribolliva densa sotto il sole d'estate. Al tramonto, quando le rane gracidavano più forte, le lucciole comparivano come fate, e il loro bagliore riverberava sulla superficie increspata della palude.

   Era poco più che un bambino quando ci vivevano i Rogers. Brave persone, i Rogers. Ogni domenica occupavano i primi banchi della chiesa e dispensavano sorrisi. Poi lui tradì lei con la segretaria, e tutti quanti smisero di sorridere. In quattro e quattr'otto fecero i bagagli e dei Rogers non se ne seppe più nulla. La casa sulla collina rimase vuota, e nessuno ne parlò per mesi. Louis però imparò la sua prima lezione, quando quella domenica non li vede alla messa.
"I soldi non fanno la felicità," gli aveva detto sua zia. E anche pur senza ragione, Louis comprese che quella doveva essere una cosa da ricordare.

   Aveva quasi undici anni quando divenne il ragazzo dei giornali. In sella alla sua bicicletta sgangherata, portava i quotidiani per tutto il quartiere. Arrivar su fino alla collina era una faticaccia, ma i nuovi inquilini gli lasciavano sempre una manciata di spiccioli. Quando a fine settimana sentì il proprio salvadanaio tintinnare ricolmo per la prima volta, Louis imparò il valore del denaro guadagnato.
   I Pickett in chiesa non ci andavano, e la gente di Jacksonville mormorava. Se ne stavano sempre su là rintanati, chissà cosa combinavano. A Louis poco importava. Con tutti quei nichelini poteva persino andare al cinema senza dirlo alla zia.   
   Era autunno, perché ricordava lo strepitio del vento fra le foglie secche, quando sentì la sirena dell'auto dello sceriffo. Aveva la testa affondata in un libro quando zia Dot spalancò la porta della sua stanza e gli disse che avevano arrestato il signor Pickett. Louis diede un ultimo sguardo al salvadanaio e sospirò. Le finestre della casa sulla collina si chiusero di nuovo, e non videro il fiume per un altro paio di anni.

   I Reyes scelsero un inverno umido e piovoso per occupare la villa. La loro pelle ambrata era una cosa insolita. Venivano dalla Colombia, o qualcosa del genere.
   Louis era seduto al bancone della tavola calda mentre sua zia chiacchierava con un'amica, senza prestare molta attenzione. Si ritrovò soltanto a sperare che anche l'estate successiva gli riservasse qualche lauta sorpresa. Ahi lui dovette rimettersi in tasca i buoni auspici, perché i Reyes partirono per il Canada prima della Santa Pasqua. Louis imparò che la droga non veniva solo dal Vietnam.

   Fu la volta dei Morris. Louis ricordava l'applauso nel piccolo piazzale di fronte alla chiesa.
"È un eroe," gli aveva detto sua zia.
   Al sergente Morris piaceva indossare la sua bella divisa mentre passeggiava con la moglie per le viuzze di Jacksonville, le medaglie cucite al petto che risplendevano nel sole. La guerra era finita da quasi un anno, ma col suo aspetto distinto ed il suo portamento militare, adorava ricordare ai concittadini gli orrori che gli erano rimasti negli occhi giù nella giungla di fuoco.
   Impazzì pochi mesi più tardi, e per poco non riuscì a tagliare la gola della sua povera donna con un coltello da cucina. Finì in un rifugio per veterani, mentre la moglie si trasferì a Palo Alto dalla sorella.
   Con un libro fra le mani e gli occhiali sulla punta del naso, Louis udì zia Dot parlottare con il parroco. Quella stesso giorno imparò che anche i morti possono essere vivi.

   Compì sedici anni, e come lui, quasi tutta Jacksonville si dimenticò della casa sulla collina.
   Il nuovo ragazzo dei giornali aveva quattro anni di meno e dieci centimetri in più, e a Louis non rimase che andare alla tavola calda a dare una mano a zia Dot, perché i soldi non crescevano sugli alberi ed ognuno doveva fare la sua parte.
   Non era così male. Si alzava all'alba, ma aveva tempo di bighellonare per il locale quando i clienti erano pochi, e nascondere un libro dietro il bancone. Fingeva di spolverare quando la zia gli lanciava delle occhiatacce, per poi tornare con gli occhi e con la testa nel mondo delle parole.
   Furono quell'estate, e la noia, che lo riportarono al fiume. Da bambino ci andava più di frequente, quando zia Dot lo portava a nuotare, ed insieme trascorrevano i pomeriggi all'ombra degli alberi, i piedi immersi nell'acqua fresca.
   Poi Louis era cresciuto, e all'ombra degli alberi preferiva l'aria stantia ed umidiccia della propria stanza, Led Zeppelin sul gira dischi ed un libro fra le mani.

   Fu strano tornarci. Lì, su quelle sponde acquitrinose, dove il vento soffiava ad intervalli e tutto pareva quiete un momento e caos l'altro.
   Camminando vide un ponticciolo che scavalcava il fiume su un'ansa più stretta, ed una stradina che si inerpicava sul pendio bruciato dal sole. Non lo ricordava. Forse non c'era quando era bambino. Provò a seguire il sentiero con lo sguardo, ma il versante della collina si faceva troppo ripido. Si mise una mano sugli occhi per ripararli dalla luce intensa del pomeriggio quando le udì. Sopra il gracidare frenetico dei rospi ed il ronzio delle libellule, Louis distinse delle voci provenire dall'altro lato del rilievo, proprio sopra la sua testa. Camminò ancora ed attraversò il ponticello di legno, sentendo le goccioline di sudore scendergli lungo la nuca. Fece ancora qualche passo e girò attorno alla curva del fiume, procedendo a fatica sul terreno molle. Lanciò un'occhiata alle sue Adidas e rabbrividì. Avrebbe dovuto ripulirle prima che le potesse vedere zia Dot.
Fu quando si allontanò abbastanza dalla riva per non affondare nella fanghiglia che sentì nuovamente quel vociare indistinto, e soltanto allora si rese conto di dove si trovava.
   Il fiume si piegava in un gomito tondeggiante, e vapore tiepido saliva in rivoli dallo specchio d'acqua. Strinse al petto il libro che si era portato, mentre dal basso guardava la casa sulla collina.
   Da lì riusciva a scorgere solo un mucchio di sterpaglie sparse attorno all'edificio, e quelli che sembravano rampicanti abbarbicarsi lungo i muri e attorno alle finestre. Vide degli uomini e comprese l'origine delle voci; alcuni indossavano una canottiera sottile, altri portavano giacche di tela, e si affaccendavano attorno all'abitazione. Poi udì quelli che parvero il rombo di un motore e lo stridio di una motosega, seguito da altri schiamazzi. Uno dei tizi in giacca si mise a sbracciare ed indicare qualcosa. Louis spostò lo sguardo. Notò che a ridosso della riva, pochi passi più in là, un gruppo di salici piangeva le loro fronde verso il fiume. Le piogge erano scarse, ed ora il letto del torrente si era ritirato abbastanza da lasciare esposti alla luce sedimenti di rocce lisce tanto grandi da potercisi sdraiare.
   Fu lì che Louis trovò rifugio, riparato dai raggi del sole alto nel cielo sgombro. Accomodò la schiena contro la corteccia di un salice, e ascoltò l'acqua che scorreva lenta poco lontano, e ascoltò i refoli di vento che agitavano le foglie sopra la sua testa. Le voci ed il trambusto sopra la collina smise di ascoltarli. Piegò le gambe ossute verso il grembo ed aprì finalmente il suo libro.
   A Louis la gente e le chiacchiere non erano mai piaciute un granché, e quell'estate imparò a non aver paura della solitudine.
   Quando il sole era poco più che una linea rossiccia e frastagliata sull'orizzonte, Louis alzò la testa, e le fate gli danzavano attorno.

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