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Yoongi vide Taehyung allontanarsi sempre più, la chioma castana svanire in lontananza. Sapeva di potersi fidare di lui. Certo, non era esperto, ma Taehyung sapeva il fatto suo.

E poi, è vero, portare il punto debole di Jungkook sul campo di battaglia non era stata la mossa migliore. Ma visto come erano andati i fatti, Taehyung era il tallone d'Achille anche di quel tanto nominato Park. E vista la posizione in cui si trovavano, quello sarebbe stato un punto a loro favore, per riuscire a riprendersi Jungkook sano e salvo. O almeno così sperava.

Con quel pensiero in mente, il boss di Stigma si voltò, tornando sui suoi passi. Sarebbe voluto davvero andare con Taehyung, ma doveva risolvere quel conto in sospeso con il boss di Red Blood. Una faccenda che andava avanti da tanto, troppo tempo.

Camminò fino a una porta bianca e, senza pensarci due volte la spalancò, sicuro di chi avrebbe trovato dentro.

A conferma delle sue presupposizioni, davanti a lui, seduto su una poltrona, c'era un uomo dai capelli abbastanza lunghi e biondi, più grande di Yoongi di una scarsa decina d'anni, che lo guardava con sguardo vispo e ironico, mentre sul viso era piantato un sorriso compiaciuto, quasi a voler dimostrare che il boss di Red Blood lo stava, effettivamente, aspettando.

«Chi non muore si rivede» parlò scherzoso il biondo «letteralmente» scandì l'ultima parola.

«Kang Jaehwa» sussurrò lentamente il boss di Stigma, guardando l'uomo con furia e istinto omicida più forte di quanto l'avesse mai avuto in vita sua.

«Suga... mio caro, dolce Suga. Ci rivediamo finalmente» sorrise Jaehwa.

Yoongi digrignò i denti al sentire quel nomignolo che non sentiva da anni ormai.

«Quel nome è morto nel momento in cui ho lasciato questo inferno. Adesso sono solo Min Yoongi per te» annunciò l'uomo dai capelli argentei con ribrezzo.

«Eppure mi piaceva tanto chiamarti così, Suga. Ma dimmi, cosa ti porta qui? Pensavo avessi lasciato questo posto per sempre. Ma a quanto pare, si torna sempre dove si è stati bene» ridacchiò il biondo, sventolando una mano per aria e accavallando le gambe sulla poltrona di pelle.

Yoongi strinse i denti, senza dar troppo a vedere la rabbia repressa che stava cercando di contenere in quel momento.

«Sono venuto per scambiare due parole, prima di porre fine a questa agonia che mi porto dentro da troppo tempo, causata da te» parlò l'uomo dai capelli argentei. «Mi hai rovinato la vita, è ora che io ponga fine alla tua, Jaehwa»

«Un tempo mi chiamavi Boss» parlò il boss di Red Blood curvando le labbra all'insù e facendo salire l'irritazione dell'altro alle stelle. Neanche il minore sapeva cosa lo stava trattenendo dal piantargli una pallottola in testa all'istante.

E infatti, all'improvviso Yoongi estrasse una pistola dalla tasca posteriore dei pantaloni, puntandola di fronte a sé, in direzione dell'uomo.

«Aspetta, aspetta» parlò calmo il boss di Red Blood, alzando le mani per aria, il sorriso non lasciare mai il suo volto «Non pensi di star correndo troppo? Il mio divertimento è appena iniziato» disse, prima di poggiare il mento su una mano e sorridere ancora più languidamente verso Yoongi.

Il boss di Stigma lo guardò con aria minacciosa, aspettando di sentire un'altra parola da parte sua, ma il biondo si limitò a pronunciare un nome, e Yoongi strinse ancor più la presa sulla sua pistola.

«Jay» chiamò semplicemente, non girandosi neanche a guardare.

Yoongi rimase immobile, continuando a tenere lo sguardo fisso sull'uomo di fronte a sè, per paura che una minima distrazione potesse metterlo in una posizione di svantaggio.

S T I G M A ; taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora