7- Odiarsi.

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CAPITOLO 7

Non conoscevo questo lato di me. Ho sempre immaginato quel momento in modo diverso, con qualcuno di diverso, qualcuno di più importante. Ma quanto è realmente importante per me Andrew?

Scappata da quella casa infernale, lasciando Andrew avvolto dalle sue paure, si recò in una parco situato ai confini della grande metropoli.

Era pomeriggio e la pioggia mattutina aveva reso l’aria più fresca, ma comunque piacevole, e aveva lasciato spazio ad un cielo limpido e azzurro.

Hermione ama la natura, il contatto con essa, e tutto ciò che questo significa, costudisce gelosamente un rapporto quasi ‘intimo’ con lei, se ne sente parte.

Quando ha bisogno di una pausa di riflessione si reca in questo splendido parco naturale che si estende su metà collina.

All’apice di questa collina, attraverso una fessura in un’enorme roccia, scorre un piccolo ruscello, che scendendo giù diventa impetuoso, facendosi largo per arrivare a valle, ricreando un magnifico quadro naturale e un bellissimo habitat per gli animali. Tutto intorno si estendono decine su decine di alberi, di ogni tipo, e lungo il sentiero, di tanto in tanto si possono trovare dei tavoli da picnic dove ci si può fermare per consumare il pasto.

Il fruscio degl’alberi e del ruscello, entrambi scostati dal piacevole vento di un autunno appena accennato, accompagnati dal cinguettio degl’uccelli, si fondono a meraviglia creando una melodia dolce.

Il ruscello quel giorno scorreva veloce, il vento e la pioggia mattutina, seppur leggera, avevano alterato il suo naturale andamento, facendolo straripare ai bordi. Hermione, incantata, lo ammirava.

Quel ruscello sembrava combattere, sembrava non volersi arrendere per non straripare e quindi non disperdersi. Quel ruscello era lei. Era lei che combatteva per essere sempre se stessa e per rigare dritto, quel ruscello era lei quando arrivava Draco a rompere l’equilibrio con la sua presenza, era lei che faceva fatica a trattenere le sue emozioni interne, che a suo malgrado, erano provocate da una persona alquanto assente.

Quella persona che, rimanendo assente, irrompe nella mia stanza, mi disarma, mi mette in trappola, e con gusto, fa di me quello che gli pare e piace. Che stupida che sono stata a lasciarglielo fare!

E quel viscido, senza finire quello che ha iniziato, sparisce. Sono solo un fottuto giocattolo che usa nei momenti di noia. Come ho potuto essere così debole? Come ho potuto essere così sciocca? Come hanno potuto mancarmi quelle labbra se non fanno altro che sputarmi veleno addosso e rendermi la vita difficile?

La verità è che mi sono mancate e come, ed ho cercato la sua assenza in Andrew.

E la verità è che Draco mi rende debole, ha abbattuto tutte le mie barriere, è l’unico che riesce a farlo: rendermi la vita difficile senza essere presente fisicamente. In sogno. Nei miei pensieri. Non riesco più a scacciarlo via. E’ entrato nella mia mente e ci si è piantato.

E sono stata una stupida a non capirlo prima. Mi controlla. Sa tutto quello che faccio e con chi lo faccio.

Ma perché? Perché? Continuo a chiedermelo. Senza mai ottenere una risposta.

Il vento si sollevò ed una ciocca di capelli le finì su viso facendole distogliere quel lungo pensiero.

“Misure prudenziali, Granger.” Disse una voce familiare. Hermione si girò alla svelta. E lui era lì, appoggiato ad una quercia con le mani in tasca ed un piede appoggiato all’albero, lo sguardo perso nel ruscello che piano si levò sulla docile figura di Hermione.

Draco.” Disse con voce leggera, quasi da farlo sembrare un sussurro. “Cosa significa?”

“Significa che devo controllarti, e al meglio.” Un sorriso beffardo nacque sul suo viso.

“Perché Draco? Dammi un motivo.” Aveva la voce esausta.

“Granger, Granger, Granger.. non impari mai!” si incamminò verso di lei “Perché secondo te?” e la guardava fisso negl’occhi. Lei faceva lo stesso.

“N-non lo so.” Tremava.

“Perché..” altra pausa, lui chiuse gli occhi e poi riprese “Ti voglio.”

“Dopo tutto questo tempo? Ti sei ricordato solo ora che mi vuoi? Non potevi agire prima? E magari in un modo più umano?” alzò la voce, era furiosa.

Lui riaprì gli occhi, le prese il mento fra le mani con forza e, parlando ad un centimetro dalla sua bocca, sputò le parole con rabbia “Non alzare la voce con me, stupida Sanguesporco. Io faccio di te quello che voglio, come voglio e quando voglio. E si! Hai dedotto piuttosto bene, ma in questo non avevo dubbi, sei sempre stata molto brava a dedurre. Sei intelligente. Non è così? E sei bellissima. E..”

Non poteva far almeno di guardare quegli occhi, che in quel momento erano gelidi, distanti, furiosi.

 “.. e sei mia. Ti voglio.”

“No, non lo sono!” Cercò di ritrarsi dalla stretta e ci riuscì, mise una mano sulla tasca dei jeans dove era riposta la bacchetta, pronta ad usarla.

“Lo diventerai, cara mia piccola Granger.” E rise, rise di gusto, in un modo malvagio che Hermione non aveva mai visto. Abbasso lo sguardo e fece un passo indietro. Si rimise una mano in tasca, tornò serio in meno di due secondi e con malinconia che risuonava, disse con a voce bassa: “Perché è più facile odiarci, invece di amarci, mia cara e bellissima Granger?” Alzò lo sguardo. S’incontrarono. Quello sguardo, lo stesso di un lupo che ammira la sua preda prima di farla fuori. Hermione era stupita, rimase letteralmente a bocca aperta.

Draco lo notò, due secondi passarono e si smaterializzò.

L’aveva fatto ancora. L’aveva resa debole e fragile. E lei si odiava maledettamente per questo.

[IN-REVISIONE] Find what you love and let it kill you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora