Chapter 9.

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Tish's POV

«Tish io comincio a fare strada verso la scuola, in caso tu vai con Alberto.»

Io alzo lo sguardo e deglutisco.

«Va bene Ari, a dopo.»

Il pensiero di Alberto mi tormenta ultimamente.

Non smetto di pensare a ciò che è successo settimana scorsa.

Non riesco a togliermelo dalla testa.

È pensiero fisso.

Ma devo smetterla, non posso continuare così.

Devo smettere di pensare a quel bacio mancato e convincermi del fatto che non sia successo nulla.

Devo smettere di pensare a quella poca distanza che ci separava.

Devo smettere di pensare alle nostre labbra che quasi si sfioravano.

Devo smettere di pensare alla sua stretta delicata e possente allo stesso tempo.

Non riesco a smettere di immaginare cosa sarebbe successo se non ci avessero interrotto.

Mi sono trovata così bene fra le sue braccia quella notte.

Mi sono sentita a mio agio.

È stato il primo ragazzo con cui ho dormito, eppure non mi sono sentita in imbarazzo.

È stato come trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

Al solo pensiero, sorrido.

Ma perché mi sento in questo modo?

Mi ero ripromessa che la musica sarebbe stata il mio unico obbiettivo, senza distrazioni.

Mi ero ripromessa di non cedere alle emozioni, cosa che di solito mi riesce anche bene.

Tranne che con lui.

Quando sono con lui le mie emozioni perdono il sopravvento.

Non mi era mai capitato.

Sono sempre stata una ragazza fredda, che ha sempre preferito una stretta di mano agli abbracci e, soprattutto, sono sempre stata una ragazza controllata.

Perché con lui è diverso?

Basta, devo smetterla.

Non posso continuare così, devo mettere un freno a tutto questo.

Non posso permettere che un ragazzo cambi i miei piani.

Devo cercare di reprimere le mie emozioni e di comportarmi normalmente.

Faccio un respiro profondo ed esco dalla mia stanza, avviandomi verso la sua.

Busso alla porta ed aspetto che mi vengano ad aprire.

Dalla porta sbuca Alberto a petto nudo.

«Ehm, ehi! Albe facciamo... ecco facciamo strada insieme?»

«Oh ehm, certo. Aspetta, metto la maglietta, finisco di prepararmi e andiamo.»

Io annuisco e aspetto.

Quando è pronto, esce dalla stanza e mi fa strada appoggiando la sua mano sulla mia schiena.

Quel tocco mi provoca un piccolo brivido lungo la colonna vertebrale.

Usciamo in strada ed iniziamo a camminare, ma senza parlare.

Cosa alquanto strana.

There must be an angel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora