Chapter 24.

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Alberto's POV

Da quando ho pronunciato la fatidica frase, Tish non ha più proferito parola.

Boccheggia dalla sorpresa.

Provo ad esortarla, allentando la pressione ed iniziando a parlarle in maniera più naturale.

Mi rendo presto conto che questa tattica da' scarsi risultati, così la mia espressione comincia a mutare visibilmente.

Noto che lei se ne accorge, ma che ancora non riesce a parlarmi.

Vado verso la porta e, una volta arrivato, esco e me la chiudo alle spalle.

Percorro metà del corridoio e nel frattempo la mia mente vaga cercando di entrare nei meandri della sua.

Cerco di non serrare i pugni.

So bene che non doveva rispondermi per forza, non tutto mi è dovuto.

«Ti amo anche io!»

Da lontano sento urlare questa frase.

Subito mi giro e vedo Tish dalla sua stanza che strilla cercando di farsi sentire il più possibile.

«Alberto Urso, io ti amo!»

Lo ripete una seconda volta, questa volta più convinta.

Al contempo si avvicina a me.

Una volta arrivata, abbassa lo sguardo per qualche secondo e poi lo rialza, guardandomi insistente.

«Scusami se non ti ho risposto subito, ma credo tu mi conosca abbastanza da comprendere il perché. Magari in questo momento sto sbagliando tutto e fra qualche mese mi ferirai, ma oggi credo di dover dirti che ti amo. È quello che sento e sono pronta a ripetertelo nonostante io non possa controllare tutto quello che succederà dopo aver fatto questo "passo". Sto rischiando tutto e mi sto mettendo a nudo di fronte a te. E credimi, non accade così spesso.»

Queste parole riecheggiano per tutto il corridoio e probabilmente qualcuno ci avrà sentiti.

Ma in questo momento poco importa.

Tutto quello su cui mi concentro è la ragazza di fronte a me.

È diventata un peperone e, da quando ha smesso di parlare, non riesce più a sostenere lo sguardo allo stesso modo di prima.

Lo abbassa e lo rialza ad intervalli di circa uno/due secondi.

Nel frangente in cui non mi guarda, infatti, cerca di impiegare il tempo guardando le sue scarpe o giocando con i pollici.

Non posso fare a meno di sorridere.

Con una presa delicata, la afferro per le guance e la bacio.

La bacio con amore.

È così bello poterla baciare, sfiorare.

Mi avvinghio a lei per poterla stringere con più forza mentre il nostro bacio diventa sempre più intenso.

Quando ci stacchiamo non riesco a rendermi conto del tempo passato in quella posizione, so solo che siamo ancora abbracciati l'uno all'altra con la fronte appiccicata.

Entrambi abbiamo gli occhi chiusi.

I nostri respiri sono sincronizzati e nessuno di noi proferisce parola per un periodo di tempo indefinito.

«Credo che Arianna non torni in camera stasera. Possiamo tornare dentro.»

A quelle parole, io strabuzzo gli occhi e la guardo.

«Che cosa intendi?»

Lei, in tutta risposta, mi guarda e sorride per poi staccarsi dalla mia presa e portarmi per mano verso la sua stanza.

Una volta arrivati davanti alla porta, lei si appoggia ad essa e, strattonandomi nella sua direzione, mi bacia.

Io ricambio il bacio e mi appoggio ai suoi fianchi.

Senza staccarci, lei cerca la maniglia della porta e, una volta trovata, ci catapultiamo dentro.

Inizio a riconoscere che la situazione si sta scaldando per entrambi, così mi lascio prendere dalla foga e appoggio le mie mani al muro, facendo aderire completamente la schiena della ragazza di fronte a me ad esso.

Lei appoggia le sue mani sulla mia nuca e avvinghia completamente le sue gambe al mio bacino.

Le sue unghie si conficcano sul collo mentre io comincio a lasciarle dei caldi baci a partire dal lobo dell'orecchio fino ad arrivare al di sopra della sua scollatura, per quanto la sua felpa me lo permetta.

Decido di prenderla di peso e di trasportarla sul letto, dove la appoggio delicatamente senza mai smettere di baciarla.

A quel punto lei inizia a toccarmi freneticamente ed io, seppur ancora incerto, faccio lo stesso.

Scendo timidamente verso il suo sedere mentre lei afferra la mia maglietta ed inizia a sfilarmela.

Rimango a petto nudo di fronte a lei, così salgo lentamente verso la sua maglietta e mi insinuo poco sotto di essa, sfiorando i fianchi.

A quel punto mi blocco.

«Sei sicura?» chiedo, guardandola negli occhi.

Lei ricambia il mio sguardo e, in tono sicuro, risponde: «Sicurissima.»

E, dopo aver pronunciato questa frase, si toglie la felpa, restando in reggiseno di fronte a me.





~P7W6

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