Chapter 18

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Tish's POV

«A noi

Non riesco a trattenere un piccolo sorriso, che cerco di camuffare con una faccia stupita.

Alberto sposta il cibo che ci separa e si avvicina a me.

Mi sfiora le mani e poi le prende fra le sue.

«Questa volta lasciami parlare però.» dice, riferendosi palesemente all'ultima volta in cui ci siamo ritrovati in questa situazione.

Io sorrido e gli faccio cenno di continuare.

«Tish tu mi piaci davvero tanto. Non mi era mai capitato che una ragazza mi facesse questo effetto. Sei magnetica. Non riuscirei a starti lontano neanche se volessi, sei perennemente nei miei pensieri. Non mi sarei mai aspettato di vivere un sentimento così durante questa esperienza, ma è successo.»

Butta tutto fuori d'un fiato, come se trattenesse tutto questo da troppo.

Io rimango piacevolmente sorpresa: non mi aspettavo questa dichiarazione improvvisa.

Punta i suoi occhi sui miei.

Io non distolgo lo sguardo neanche per un secondo.

«Allora...»

Esordisco come faccio di solito e, così facendo, faccio scappare un sorriso anche a lui.

Decido di buttare tutto fuori come ha fatto lui.

«...Io non mi affeziono facilmente e credo che tu te ne sia accorto. Cerco di costruirmi una corazza per proteggermi. Beh, non so come ma tu sei riuscito ad intrufolarti. Quando si parla di te non ragiono più. Mi stai facendo perdere la testa, Albe.»

Rimaniamo a guardarci negli occhi e ci avviciniamo sempre di più l'uno all'altra.

«Adesso posso baciarti o è ancora troppo presto?» chiede.

Io, in tutta risposta, mi mordo il labbro inferiore sorridendo.

A questo punto, Alberto poggia le sue mani sulle mie guance e mi bacia.

È un bacio dolce e delicato.

Ci stacchiamo e rimaniamo a guardarci negli occhi.

Io abbasso lo sguardo verso la sua mano per poi prenderla ed intrecciarla con la mia.

«So bene che non ti piace sbandierare ai quattro venti il nostro rapporto, ma non credi che sia arrivato il momento di dirlo agli altri?» chiede.

«Di dire cosa?»

Faccio la finta tonta.

Lo guardo alzando un sopracciglio.

Anche lui mi guarda strano.

«Come "cosa"? Del fatto che stiamo insieme

Queste parole mi lasciano spiazzata e felice allo stesso tempo.

È strano sentirselo dire.

«Ah, noi stiamo insieme?» lo provoco.

Lui allora, tutta risposta, si alza e si posiziona di fronte a me.

«Eh va bene, mi costringi.» sorride.

Si gira e corre verso la ringhiera.

«Ma cosa fai!!»

Cerco di fermarlo, ma ormai è troppo tardi.

Sale sopra una panchina davanti alla ringhiera e si gira verso di me.

Spalanca le braccia e urla: «Tijana Boric!»

Io non riesco a trattenere una risata.

«...Ho una domanda da farti e te la ripeterò in tutte le lingue che parli se necessario!»

«Dai scendi!! Potrebbero sentirti!!»

Ogni mio tentativo è vano visto che continua a parlare.

«...Vuoi essere la mia ragazza? Vuoi stare con me? Vuoi che stiamo insieme? Te lo direi anche nelle altre lingue ma non le conosco in realtà!»

«Scendi!!!»

«Non scendo e non smetto di urlare fino a quando non mi rispondi!»

«Va bene, va bene!»

«Come? Non ti sento!»

«Va bene!»

«Cosa va bene?» continua ad ad urlare.

«Sì, Alberto Urso! Voglio stare con te!» urlo a mia volta, ridendo.

«Sul serio?»

Questa volta non urla.

Questa volta mi guarda negli occhi timoroso.

Accenna un sorrisetto quando si accorge che sto sorridendo anche io.

Scende dalla panchina e si avvicina a me.

I suoi occhi parlano per lui.

Io stabilisco le mie pupille sulle sue e mi avvicino fino a far sfiorare i nostri nasi.

«Sì, Alberto. Voglio stare con te.»

«Davvero?»

Mi chiede conferma una secondo volta, questa volta sorridendo visibilmente.

L'angolo delle mie labbra si curva in un sorriso.

«Sì, davvero.»

Allaccio le mie braccia dietro il suo collo e lo bacio dolcemente.

Lui mi abbraccia e mi solleva da terra, facendomi girare.

Una volta completato il giro, mi rimette giù ed entrambi ci mettiamo a ridere.

«Sei una delle cose più belle che mi sia capitata.»

«Non parlare troppo presto.» lo freno.

«Se lo dico lo penso.»

Io faccio spallucce, ma lui mi ignora e mi bacia di nuovo.

Questa volta poggia le sue mani sui miei fianchi ed è molto più rilassato.

Mi stacco, rimanendo a pochi centimetri di distanza da lui.

Alzo gli occhi al cielo per guardare le stelle e poi volgò il mio sguardo verso Roma.

È tutto così bello!

Poco dopo ritorno a guardare lui.

«E adesso?» chiedo sorridendo.

«E adesso che ne dici di fare una passeggiata?»

Mi porge la mano.

Ma questa volta la affetto senza esitare.

Lui sorride.

«Mi sento così fortunato.» dice.

«Se lo dici tu...» rido.

«Sei una scema.»





Ragazzi scusatemi davvero!

In questi giorni ho avuto troppo da fare e non ho trovato neanche un momento per pubblicare.

Scusate anche per il capitolo un po' corto, ma giuro che mi farò perdonare.

Ve se ama e scusatemi ancora!

hsm, P7W6

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