u n d i c i

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Spiraglio di luce

Dopo un'infinità di tempo trascorsa a piangere, Newt crollò fra le braccia di Thomas, cadendo in un sonno profondo e tormentato da incubi

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Dopo un'infinità di tempo trascorsa a piangere, Newt crollò fra le braccia di Thomas, cadendo in un sonno profondo e tormentato da incubi.
Il moro stette ad osservarlo, accarezzandogli i capelli biondi, e osservando le sue guance rigate dalle lacrime, e le sue labbra sottili leggermente schiuse.
Più di una volta il biondino si agitò nel sonno mormorando parole sconnesse e incomprensibili, e più di una volta, Thomas gli accarezzò la nuca, mormorandogli parole rassicuranti per farlo tranquillizzare.

Sembrava di avere a che fare con un neonato che soffriva di incubi. Il problema era che però Newt non era un neonato, e Thomas era follemente innamorato di lui (di questo ormai era certo) e non sopportava di vederlo stare così male.
Il dolore sembrava avere squarciato Newt dall'interno: leggere quella lettera, di cui Thomas ignorava il contenuto, doveva essere stato come ricevere una pugnalata in pieno petto, dritta al cuore.
Il fatto era che però Newt era stato ferito già troppe volte, e Thomas era preoccupato che non sarebbe riuscito a sopportare un altro dolore immenso. Tutti abbiamo dei limiti, e Thomas era sicuro che Newt fosse molto vicino al suo.

Avrebbe voluto aiutarlo. Avrebbe voluto sapere la causa del suo dolore, e assorbirlo. Privarlo dell'ennesimo peso che sicuramente non meritava.
Ma sapeva, in cuor suo, che Newt non gli avrebbe permesso di aiutarlo. Thomas stesso era la causa di parte del dolore che probabilmente lo affliggeva. Thomas stesso era ciò che aveva fatto aprire la voragine dentro la quale Newt sarebbe precipitato da un momento all'altro.

Ma il moro non poteva accettarlo: non poteva semplicemente starsene inerme, ad osservarlo mentre si spegneva lentamente, dirigendosi verso l'autodistruzione. Non poteva.
Perchè era sicuro che Newt fosse l'amore della sua vita. E lo sapeva da quando l'aveva incontrato per la prima volta all'orfanotrofio.

Tutti quegli anni, quel sentimento così forte e incontrollabile era rimasto sepolto, nascosto nei meandri della sua anima, ma adesso sbraitava e scalciava per essere liberato. Perchè da quando Newt era rientrato nella sua vita, nulla sembrava avere più importanza all'infuori di lui. E Thomas avrebbe fatto di tutto per renderlo felice, per guarirlo da ogni suo male. Anche se questo voleva dire lasciarlo andare o uscire dalla sua vita.

L'unica cosa che gli importava, in quel momento, mentre gli accarezzava la testa e aveva una gran voglia di baciarlo, era proprio di vederlo felice.
Un sorriso sincero da parte del biondino sarebbe stato impagabile.

Proprio mentre pensava queste cose, finì per addormentarsi, e non riuscì a sentire la suoneria del suo cellulare, che gli annunciava una chiamata da parte di Minho il quale probabilmente si chiedeva dove fosse finito.

***

Quando si svegliò, Newt ci mise un po' per capire dove si trovasse. Poi riconobbe immediatamente le pareti della stanza di Thomas, e si tranquillizzò.
Thomas che, a proposito, era sotto di lui, profondamente addormentato.
Il biondino alzò poco la testa dal petto ampio e largo del moro, giusto per osservarlo meglio in viso. Si soffermò sulle lunghe ciglia di Thomas, che fremettero leggermente, probabilmente a causa di un movimento involontario. Poi si soffermò sul naso all'insù e sulle labbra sottili ma ben definite, e come ipnotizzato da quella vista, per Newt fu istintivo alzare una mano e iniziare a tracciare lentamente il contorno della mascella del moro, sfiorando ogni piccolo neo.

Rainy Days|NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora