Newtmas AU|La storia può essere letta anche senza conoscere l'opera originale!
"La luce fioca e intermittente del lampione rischiarava a stento Lincoln Avenue, che sarebbe stata deserta, se non fosse stato per quei due ragazzi, illuminati dalla luce...
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Newt si sistemò lo zaino sulla spalla come meglio poteva, scendendo lentamente dal lettino, dolorante. L'infermiera gli circondò le spalle con un braccio per aiutarlo, ma lui si scostò leggermente. —Non si preoccupi, faccio da solo.—disse alla donna.
Salutò in fretta il dottore, sentendo una stretta allo stomaco non appena il suo sguardo indugiò sulla targhetta. No, ma non poteva essere lui. Quanti Murphy c'erano in città? Non era detto che fosse lui. E per quanto ricordava, il padre adottivo di Thomas faceva un lavoro completamente diverso. Uscì dalla stanza, avvertendo una fitta di dolore nella parte alta del fianco. Contrasse il viso in una smorfia, mentre sentiva gli antidolorifici che gli avevano dato,muoversi all'interno del flaconcino ad ogni suo passo.
Mentre si dirigeva zoppicando verso la reception, sentiva le lacrime agli occhi. Non appena sarebbe uscito da lì, non avrebbe avuto un posto dove andare. Sarebbe stato costretto a dormire su una panchina, tutto ammaccato e completamente al verde. E per un momento si chiese se non sarebbe stato meglio rimanere ancora per un po' all'orfanotrofio. Per un secondo, desiderò solo di prendersi a schiaffi da solo per aver preso una decisione tanto stupida e avventata. Avrebbe dovuto progettare meglio le cose, e invece adesso era lì, proprio sul punto di uscire dall'ospedale, pronto per vagabondare per la città come uno sprovveduto. Per la prima volta nella vita, si sentiva più solo e abbandonato di quanto non fosse mai stato, nonostante non avesse mai saputo come fosse avere una famiglia. Ne aveva avuto una per troppo poco tempo, che ricordava a stento cosa si provasse a ricevere il bacio della buonanotte, a sentirsi dire "ti voglio bene", e roba simile.
Newt non aveva ricordi della sua infanzia prima dell'orfanotrofio, solo sensazioni. Sensazioni che custodiva gelosamente e non raccontava a nessuno, quasi come se avesse paura che potessero rubargliele. Ricordava l'odore delle torte di mela di sua nonna materna, ricordava il momento in cui aveva stretto fra le manine quella catenella regalatagli dalla nonna per il suo terzo compleanno e che non si era più tolto. Ricordava gli abbracci della madre, ricordava quando gli scompigliava i capelli biondi identici ai suoi. Ricordava le sensazioni che provava quando la vedeva sorridere, quasi come se le sue labbra si incurvassero all'insù ma i suoi occhi non le assecondassero. Tutte le volte che giocava con i suoi capelli, mentre le stava seduto in grembo, Newt le guardava gli occhi. Erano di un marrone scuro e profondo, ed era incredibile come assomigliassero ai suoi, anche se non c'era quel luccichio, quella punta di allegria e vivacità che rendeva meravigliosi gli occhi di Newt. Dietro quel marrone intenso si celava un'oscurità immensa, che si sarebbe poi impossessata più tardi anche degli occhi del biondino. La stessa oscurità, che Newt adesso vedeva tutte le mattine, ogni volta che si guardava allo specchio e quel ragazzo biondo e gracile ricambiava il suo sguardo.
Un'altra fitta di dolore lancinante, stavolta alla testa, lo fece barcollare un po', e dovette fermarsi per qualche secondo. Era sprovvisto di assicurazione sanitaria, perciò non poteva permettersi un ricovero in ospedale per poter guarire al meglio.