Capitolo 17

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Mi stringo sotto il braccio di Luke e lo guardo. Ha gli occhi chiusi e quell'anellino al naso che brilla sotto i raggi del sole. Ripenso a tutto quello che abbiamo passato, a tutte le emozioni che abbiamo provato da quando ci siamo conosciuti e inevitabilmente una lacrima cade sul mio viso. Sono talmente grata alla vita per aver incontrato l'unico uomo sulla terra in grado di farmi piangere e ridere allo stesso tempo.

«Perché mi stai fissando?» dice senza neanche aprire gli occhi.

«Come hai fatto ad accorgertene?» dico con una mezza risata.

«Ti conosco, semplice. Riesco a prevedere tutte le tue mosse» sorride.

«Questo è assolutamente impossibile» mi metto a sedere a gambe incrociate e lui non si muove di un centimetro.

«Mettimi alla prova allora»

«Ok, vediamo...Cosa farei se un cameriere mi rovesciasse per sbaglio un bicchiere di Coca Cola addosso?» invento io.

«Per prima cosa chiederesti scusa anche se la colpa non è tua» alza gli occhi al cielo «Poi ti guarderesti in torno per capire quanta gente ti sta osservando e quale sarebbe la via di fuga migliore per passare il più inosservata possibile»

«Hai ragione però lo farebbero tutti dai» scoppio a ridere.

«Non è vero. Io gli spaccherei la faccia» sogghigna.

«Sta zitto» gli colpisco il petto e mi rimetto accanto a lui.

Dopo una decina di minuti prendiamo i cavalli e decidiamo di rientrare. Ringraziamo tutti al maneggio, tranne per Dan a cui Luke decide di lanciare solo l'ennesima occhiataccia.

Durante tutto il tragitto in taxi Luke mi stringe la mano e io mi sento al settimo cielo, ogni volta che sono con lui è così, forse è vero amore. Al pensiero della parola amore mi viene un brivido. Non ho mai capito l'amore e ora sono ancora più confusa sul suo vero significato ma so per certo che quando c'è Luke vicino a me, la sensazione che provo non è lontana da quello che tutti chiamano amore.

Ci fermiamo in un piccolo ristorantino vicino alla torre Eiffel.
«Preferite mangiare dentro o fuori?» ci chiede il cameriere con gentilezza.

«Fuori» dice Luke lanciandomi un'occhiata, conosceva già quale sarebbe stata la mia risposta.

Mentre ci avviciniamo al tavolo mi perdo di nuovo nei miei pensieri e mi chiedo come sia possibile che a volte lui mi conosca meglio di quanto faccia io. Non mi riferisco ad una semplice scelta del tavolo, ma a tutte le volte in cui ha capito di cosa avevo bisogno senza che io dicessi niente, mi basta solo guardarlo negli occhi. Siamo così diversi eppure in fondo siamo uguali.

«Hai visto che bello? Si vede la torre da qui» dice lui riportandomi alla realtà.

«Già. È bellissimo» dico senza riuscire a togliere gli occhi dal suo viso illuminato dai raggi del sole. Luke è come una droga, non ne puoi fare a meno, mai.

«A cosa stai pensando?» chiede aggrottando la fronte.

«A te»

«Cos'ho fatto ora?»

«Nulla» rido «È che capisco ogni giorno di più che sei quello che ho sempre voluto, quello di cui ho sempre avuto bisogno»

Sorride ma cerca di trattenersi, come sempre, come se le sue emozioni non dovessero mai farsi vedere.

«Allison, sono io che ho sempre avuto bisogno di te e sempre ne avrò» i suoi occhi penetrano nei miei e sono come una calamita, non riesco a staccarmene.

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