Capitolo Quindici

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-Ma tu lo sai cosa significa per me la calma
Linea retta sull'elettrocardiogramma
Per non finire consumato dal mio stesso odio
Io mi sono dato fuoco
Per tenere viva quella fiamma-

I miei amici sono venuti a farmi visita. Ochako era visibilmente preoccupata, eppure ha scherzato sul fatto che questa volta io non sia finito all'infermeria per il mio uso irresponsabile del mio quirk. Dicono che mi sono alzato in piedi e che poi sono caduto. Kacchan è seduto davanti a me in classe, chissà se è stato lui il primo ad accorgersene.
Nessuno ha notato il quaderno sul comodino.
Neanche Iida, e meno male sennò avrei dovuto mostrare loro le mie poesie e beh, non sarebbe stato il massimo. Recovery girl decide di lasciarmi cenare in mensa insieme ai miei amici e vengo ufficialmente dimesso, quindi potrò dormire nel mio letto. Meno male che per domani non avevo compiti...
Ho sonno.
Non ricordo nemmeno in che momento preciso sono entrato nel mondo onirico, ma questa volta ero più consapevole che fosse un sogno.
Mi trovo in una stanza, è arredata male e dà l'impressione di essere piccola e soffocante. C'è una libreria fino al soffito nella parete adiacente a quella con la porta. È pieno di libri polverosi. Sono da solo. C'è un silenzio assordante e più mi guardo intorno più mi rendo conto di essere completamente solo. Nel muro di fronte alla libreria c'è un quadro con un tizio che mi fissa. Ha una parrucca bianca con i riccioli, come quelle sei giudici inglesi, e indossa un mantello giallo con disegnati occhi e orecchie, simboli di onniscenza. Non ci sono finestre, perciò la luce proviene solo dal lampadario. La lampadina sfarfalla. Sembra si stia per fulminare. E osservando il lampadario mi accorgo che il soffitto si sta sciogliendo, quasi fosse di cera, messo troppo vicino al calore. La stanza mi crolla sotto i piedi e mi risveglio.
Sono le 3 di notte.
Sono in camera mia.
Penso a come io potrei essere quella stanza, infestata dai fantasmi dei quadri più orrendi che vivono nel mio subconscio, riempita di ricordi polverosi, crollata. Io sto crollando. Non posso gestire questi sentimenti, non so cosa fare! Le mie pareti cedono sotto il peso dell'ansia, mi sento sprofondare in un pavimento che frana. Se potessi dire a Kacchan quello che sento, se potessi dirgli che ho bisogno di lui perché so che non avrebbe pietà di un povero depresso, ma mi tratterebbe come una persona normale e, forse, riuscirebbe davvero a farmi accettare per come sono. Voglio sentirmi normale, voglio stare con lui. Voglio combattere, abbracciarmi, confrontarmi, litigare, chiaccherare, insultarlo, essere insultato, ascoltare ed essere ascoltato. Ma voglio anche dargli qualcosa di più... vorrei dargli un bacio, ma non penso ricambierebbe.

・Nave fantasma ・『BAKUDEKU』Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora