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Umbrella-J2 cover
I sanpietrini di Venezia sono gelidi e duri sotto i miei piedi scalzi.Cammino lentamente lungo le sponde della laguna quando una voce mi fa voltare di scatto.Sotto di me una gondola è ferma ed una figura dall'aspetto femminile mi osserva interessata,la testa di sbieco.
Sbatto le palpebre più volte e mi avvicino per osservarla meglio.
Indossa una camicia da notte avorio che le scopre le braccia nonostante il vento gelido le facesse sferzare davanti al volto i lunghi capelli scuri. Sulle sue labbra c'è l'ombra di un sorriso dolce.
Mi tende una mano invitandomi a raggiungerla.In lei c'è qualcosa di così famigliare <<Ti conosco?>> sussurra la mia voce ma è così diversa da come la ricordavo.
<<Io sono te.>> un sorriso sadico si disegna sulla ragazza quando il vento le scopre il volto e mi trovo di fronte me stessa. Dalla sua camicia da notte cominciano a sgorgare macchie scarlatte che colano lente lungo le gambe.Le sue braccia sono completamente avvolte dal sangue fino ai gomiti ma lei ha un'espressione più che compiaciuta.
Un'antica paura s'impossessa di me e mi giro svelta per scappare.Il panico mi attanaglia la gola con il suo artigli ed io non so più come si respiri.
Corri corri corri.
Una risata fragorosa è tutto ciò che riesco ad udire attraverso le mie orecchie ovattate. Non riuscivo più a vederla in faccia,i contorni del suo viso erano tremolanti e confusi. Sentii una presa salda e stretta alla caviglia destra che mi fece cadere e scivolai violentemente a terra,mentre le mie guance sembravano prender fuoco a contatto coi sanpietrini ruvidi.
Non riuscivo a muovere nessuno muscolo,la mia bocca si spalanca più volte per gridare ma ciò che ne esce è solo un silenzio straziante. La presa continuò a trascinarmi indietro finchè non avvertii il familiare buco allo stomaco che precede una caduta. Mi ritrovai nel fiume in preda alla piena.
Lì provai a nuotare ma più andavo avanti e annaspavo più era peggio.
Ad ogni bracciata tornavo indietro.
Non respiro non respiro non respiro.
Era l'unica cosa che riuscissi a pensare.Il mio corpo totalmente pietrificato,intrappolato dalla mia stessa paura.
Sto per morire.
Sentii delle mani afferrarmi a loro volta nel fiume ad entrambe le gambe.Scalciai con tutta la forza che avevo ma le mani cominciarono a salire sempre più lungo il corpo.Mi afferrarono il collo e la bocca tappandola,cercando di portarmi giù con loro. Ma poi le udii.
Delle urla disperate chiamavano il mio nome.Riconobbi immediatamente quella voce.
Pensai che fosse la mamma fuori dal fiume.
Pensai che mi avesse salvata.
Ma lei era giù,giù insieme a tutti gli altri e cercava di trascinarmi a fondo. Urlava ed urlava finchè quelle urla non cessarono del tutto una volta che io mollai la presa e mi lasciai prendere.
Non posso salvarmi,i miei demoni sanno come uccidermi.
Mi sveglio boccheggiante e cerco disperatamente che l'ossigeno mi riempia i polmoni.Ho la fronte madida di sudore e la canotta bagnata mi aderisce contro la schiena. Il marchio sul mio braccio pulsa violentemente.
Se ti vedesse,se solo scoprisse davvero chi sei.
Non ci penserebbe due volte ad ucciderti se potesse.
Penserebbe che sei un mostro.
Sei un mostro.
Dovresti ucciderti e farla finita una buona volta.
<<Smettila!>> grido a me stessa mentre mi afferro la testa fra le mani.
Sei un'assassina.
Provo così tanta rabbia e dolore che il campanello di casa suona più volte finchè non ci presto attenzione,sentire quello squillo ogni due secondi non fa altro che aumentare il mio nervosismo.Quando raggiungo la porta la mia vista è annebbiata,la mente vuota e sento vibrare ogni singolo osso.I miei pensieri sono una piccola macchia indistinta che non riesco più a raggiungere.
<<Layla scusami>> esordisce una signora sulla settantina che abita di fianco casa mia. Indossa un sorriso finto stampato sulle labbra smaltate di un rosa confetto orribile.<<C'è tua madre in casa?>>
E dopo fu solo buio.
L'energia che pulsa nelle mie vene sembra poter scoppiare da un momento all'altro.
Ma di fronte a me è l'Inferno.
Il sangue imbratta ogni superficie,il suo odore acre si infiltra subito nelle mie narici.E' ovunque: sulle pareti,sullo specchio,sul pavimento di linoleum. A terra diverse parole scritte in aramaico erano state fatte con lo stesso sangue che era sulle pareti.
Puoi vedere il buio?
Poi ricordai.
Flashback orribili danzano di fronte ai miei occhi,ricordandomi quello che avevo fatto poche ore prima.
La signora O'Connell è in un angolo della stanza stesa sui suoi stessi resti,il collo spezzato e abbandonato in una posizione innaturale.Sul suo costato c'è un enorme buco vuoto,il suo cuore è a terra di fianco le sue gambe.Attorno a lei solo una pozza secca e scarlatta.
Ricordo di aver aperto la porta e di averla presa dal collo per poi trascinarla nella mia stanza e inalare tutta l'energia vitale possibile da lei.Ricordo le voci nella mia testa che mi spronavano di ucciderla di continuare fino a che non avessi estirpato l'ultimo barlume di vita da quel corpo.
Mi avvicino alla superficie dello specchio sul quale cola la forma di una mano insanguinata. Inconsapevolmente avvicino la mia sul vetro riconoscendone la forma affusolata e perfetta,come se avessi bisogno di ulteriori prove per darmi la colpa. Non oso alzare gli occhi fino al volto.
Era uno spettacolo dell'orrore.
Afferro dal cassetto in fondo alla stanza una piccola scatolina nera.Prendo una manciata di sabbia da quest'ultima e la getto sui resti del corpo affinché si materializzasse all'Inferno,l'unico posto in cui potevo mandarla. Un attimo dopo scompare dalla mia vista. La scatola trema nelle mie mani calde quasi a volermi ricordare la sua vera provenienza.
Passo una ventina di minuti a grattare via dalla mia pelle tutte le macchie rosse e mi do una ripulita.I miei capelli sono più ondulati e la mia pelle più luminosa,alzo la testa al cielo e rido senza umorismo. Mi chiedo solo perchè se ho appena fatto una cosa così orribile,io mi senta cosi bene?
Più uccido,più bella divento. E' una maledizione.
Se volete potete seguirmi su instagram qui🌈: angela__filacchione
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A S H E S #Wattys2019
FantasiaNon tutto è come sembra. Nulla è bianco e nulla è nero.L'esistenza di Layla è una scura sfumatura di grigio una volta uscita dall'Inferno. Da quel momento vaga sulla Terra da più di duemila anni,sempre in fuga dagli angeli e dai demoni che le danno...