Capitolo Diciotto

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18.

Quando torno a casa sono talmente sconvolta che mia madre continua a parlare ma io neanche l’ascolto. Tanto il litigio era assicurato visto che oggi è domenica, solo che in un certo senso speravo quasi che non dicesse nulla in merito al mio ritardo. Come al solito mi sono dimenticata di chiamarla per dirle che stavo tornando.

«Adesso te ne vai in camera tua e starai senza cena! Vediamo se la voglia di fare come vuoi tu, ti passa!» In silenzio l’assecondo, i passi lenti e pesanti che annunciano la mia presenza. Papà, dall’alto della scala, non dice nulla. Quando mamma urla, lui è il primo a fuggire. Mi ricorda un topolino che vede un gatto affamato.

«Ciao Mr Bean» borbotto una volta chiusami dentro la mia stanza, ma seduta sul letto non riesco a fare a meno di pensare a Landon. In macchina mi ha detto che non devo obbedire a nessuno se non a lui. Questo che cosa significa, che dovrei scendere di sotto e litigare ancora di più con mamma? Sono confusa. Lentamente tiro fuori il telefono e digito il numero di Landon per mandargli un sms.

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Mittente: Larisa Bone

Destinatario: Landon Cain

Ora: 19:37

Scusi il disturbo, ma ho bisogno di una delucidazione. Se i miei genitori mi ordinano qualcosa, che devo fare?

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…e invio. Dopo neanche cinque minuti il mio telefono squilla.

«Pronto?» dico, ma so bene chi c’è dall’altra parte della comunicazione.

«Cos’è successo?»

«Mia madre si è arrabbiata perché ho fatto tardi e non l’ho chiamata. E… niente, mi ha ordinato di starmene in camera senza cena.» Cerco di minimizzare, ma sento che sospira pesantemente come se cercasse di reprimere la stizza.

«Hai fatto tardi per colpa mia, gliel’hai detto?»

«È… come dire… un pochino difficile. Non ascolta.»

«Vengo a prenderti. Non esiste che non ceni» e senza darmi neanche il tempo di ribattere, riaggancia. Per un tempo indeterminato resto lì, ferma sul letto a rigirarmi il telefono tra le dita. Che cosa significa quello che ha detto? Sta venendo qui? Mi guardo intorno, ma già prevedo guai. Qualcuno bussa alla porta, ma io non faccio neanche in tempo a scendere le scale che me lo ritrovo lì, sull’uscio che parla con mia madre. Usa toni leggeri, morbidi, ma soprattutto si ricopre di sorrisi gentili, quelli che mi è tanto difficile vedere. Mia madre, com’è ovvio che sia si lascia facilmente convincere, tant’è che crede davvero io sia la sua fidanzata. Cioè, la sua fidanzata! Quasi svengo.

«Probabilmente dev’essersi dimenticata di avvisarvi, ma avevo invitato Larisa a restare da me per tutta la settimana. Spero che per voi non sia un problema.» A metà scala lo guardo, i suoi occhi che mandano lampi in direzione di mia madre. La vedo indietreggiare, scalfita nel profondo da quello sguardo azzurro, totalmente confusa su cosa rispondere. È mio padre a prendere la parola, forse non accortosi di nulla.

«Basta che ci chiama ogni sera…»

«Mi accerterò personalmente che non manchi di telefonarvi» risponde Landon, e chissà perché questa sembra quasi una minaccia velata indirizzata tutta a me. Mamma e papà comunque non fiatano, anzi, sembrano stranamente cordiali. Lo invitano persino a bere un thè, se non fosse che lui preferisce aspettarmi in macchina. Tra un sorriso gentile ed un ordine mascherato di gentilezza, poi, si scusa ancora per non aver mai accettato i miei inviti a conoscere la famiglia. Che faccia tosta! Menomale che mamma e papà non mi hanno mai accompagnato nel suo studio, altrimenti sì che sarebbe stato difficile far credere loro che lui è il mio fidanzato. Che poi è addirittura impensabile io riesca ad avvicinare un uomo così avvenente! Per un attimo ero quasi certa che mia madre avrebbe sgamato ogni bugia di Landon e invece… a quanto pare i suoi tremendi occhi azzurri hanno avuto la meglio su tutto. Che sia dannato! Alla fine son costretta a fare dietrofront e ritornare in camera.

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