21.
Pantera, ancora la pantera che rincorre il pettirosso. Solo che stavolta non pare affamata, anzi, lascia che l’uccellino le si posi sul dorso. Mi domando perché, ma nel bel mezzo del mio sogno una carezza bollente mi riporta alla realtà facendomi svegliare. Sbatto le palpebre più volte, ma intorno a me vedo solo grate su grate e poi… lui. Al di là della griglia c’è Landon. Cruccio lo sguardo, ma solo dopo svariati secondi mi rendo conto di dove sono e dove ho preferito dormire.
«Ah!» Sono tutta un dolore. Mi guardo, sono ancora nuda come un verme, e sebbene cerchi di coprirmi come meglio riesco, so che non posso sfuggire a quello sguardo incendiario.
«Buongiorno» mormora, un sorrisetto compiaciuto sulle sue labbra, evidentemente deliziato di vedermi in questo stato.
«Buongiorno, Signore» fatico persino a parlare. Sono così indolenzita che mi fa male tutto, neanche ieri mi fossi data alla palestra per ore.
«Deduco che hai dormito male.» Non rispondo, non ce n’è affatto bisogno. Landon è costretto persino a porgermi una mano per aiutarmi ad uscir fuori dalla gabbia, l’ipod che resta lì sotto.
«Come mai hai preferito stare lì?» Il suo tono è curioso ed io non posso fare a meno di arrossire mentre mi stringo nelle spalle. Credo di avere un aspetto orribile, sebbene i segni sull’addome stiano andando via.
«Il letto… il letto non mi piace.»
«Come mai? Troppo duro?»
«Ahm… no» scuoto il capo, ma in realtà non so cosa rispondere. Non posso mica dirgli che mi fa schifo la consapevolezza che lì ci abbiano dormito altre persone?
«E allora qual è il problema?» Dannato Landon e la sua insistenza!
«Lì ci ha fatto sesso con altre. E a me fa schifo.» Stringo forte i denti, la mascella contratta. Non lo guardo in faccia, ma sento la potenza del suo sguardo chiaro lungo tutto il corpo. M’incendia le vene, mi fa ribollire il sangue e… in una maniera che ancora fatico a capire, mi eccita da morire.
«I-insomma, io…»
«Tu cosa?» Vorrei tanto poter rispondere, ma quel tono malandrino mi fa contrarre le cosce e sono certa al cento per cento che lui se n’è accorto.
«Mi dispiace essere stata così cruda» borbotto fissando la sua cintura. Come al solito mi concentro su un dettaglio per non balbettare, un consiglio che mi ha dato proprio lui e che devo dire funziona alla grande. Forse troppo alla grande. Quello che c’è sotto la cintura…
«Posso andare in bagno?»
«Solo se ci aggiungi qualcosa.» Cioè? Oddio, che mai devo aggiungere alla mia richiesta? Sospiro. Forse ho capito.
«Per favore, posso andare in bagno Signore?» In quella sorride. A quanto pare ho fatto centro. Lui infatti mi sorride, io che invece corro via.
Una volta in bagno vorrei tanto potermi lavare, fare le classiche cose che faccio sempre, tutte le mattine, solo che non sapendo bene che ore siano poco dopo sono costretta a ritornare da Landon, che a quanto pare è poggiato al tavolo di ieri sera, un vassoio con la colazione accanto a sé. Dio, quant’è bello! In confronto a lui non sono niente. Vorrei tanto potermi coprire…
«Tutto bene?» Sono costretta ad alzare lo sguardo per forza, sebbene il mio vago annuire non lo soddisfi affatto. Me ne rendo conto da come mi guarda: soppesa ogni mio singolo gesto e… ne fa poesia.
Lentamente mi viene vicino. Mi prende per mano. Mi fa fare una mezza piroetta per poi imprigionarmi tra le sue braccia. Dannazione, mi manca il fiato. Subito addento il labbro inferiore, gli occhi chiusi nell’avvertire quel principio di erezione che mi preme contro.
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RomanceLarisa è una ragazza come tante altre se non fosse che da due anni a questa parte va dallo psicologo. Spesso balbetta, e nel suo passato c'è qualcosa che non vuole ricordare; il dottor Cain riuscirà a farla parlare? Ma soprattutto, perchè pare tanto...