2.

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Louis lasciò l'ufficio, iniziando a ripensare alle parole che finì di dire Edward, qualche minuto prima.«Vi potrei anche lasciar soli che ne dite?» si fermò sulla soglia della porta, voltandosi verso Louis.«Devo pure finire dei documenti, e mi farebbe piacere se iniziaste a conoscervi in queste ore.» finì con un sorriso, aprendo poi la porta, non lasciando a Louis neanche il tempo di formulare una risposta.Ed eccolo qui.Ancora sulla soglia dell'ufficio, pensando a come potrebbe mai interagire con il figlio di Edward.Louis non era mai stato bravo a comunicare.Nella maggior parte dei casi finiva sempre col parlare di faccende stupide, non sensate, volendo far ridere l'interessato con battutine stupide.Che avrebbe fatto ora? Non ne aveva idea.Deglutì rumorosamente, scuotendo la testa leggermente, prima di superare il lungo corridoio, ricordandosi la strada che fece con quella donna poco prima.Man mano che ripercorreva i suoi passi, più sentiva il suono indistinguibiledi una melodia, ovviamente proveniente dal salone principale.Lasciò ondeggiare minimamente la testa chiudendo d'istinto gli occhi, godendo di quella sinuosa melodia.Sarebbe pure inciampato, ma poco importava a Louis.Con piccole e silenziose falcate, raggiunse la sala, l'occhio di Louis cadde su un ragazzino dai capelli ricci, voltato di spalle, intento a suonare il piano.Si avvicinò al grosso strumento nero, senza fare troppi rumori, notando subito il viso alto splendente e increspato di quel ragazzo.Aveva un volto innocuo, pallido. Le sue goti erano paffute di un colorito rosso, molto armonico. Il capo era scolorito, quasi bianco come la neve, trasognato, incorniciato da una massa di capelli castani spettinati. L'ultima cosa che Louis notò furono i suoi occhi verdi. Quei occhi verdi che potevano far invidia anche agli smeraldi più costosi, così vivaci ma allo stesso tempo spenti.I suoi occhi ti catturavano, ed entrarono in contatto con quelli di Louis, che non poté far altro che ammirarlo, facendosi catturare ancora e ancora, in una dolce agonia.Non sapeva se esisteva un nome per quel colore, per quell'intensità, per tutto ciò che erano quegli occhi.Sapeva solamente che la sensazione che provava in quell'istante, era come la cioccolata calda in inverno, ed il mare d'estate.Louis li paragonò come una delle cose più belle che avesse mai visto in vita sua.Voleva intrufolarsi dentro il labirinto che i suoi occhi celavano. Le sue iridi erano inespressive però, e ammiravano un punto nel vuoto.Fissavano qualcosa, che egli non poteva vedere."Chissà cosa sta vedendo" pensò Louis, continuando a guardarlo."forse un'altra realtà." si diede una risposta da solo, non distogliendo gli occhi dalle iridi del ragazzo riccio.Gli oggetti si riflettevano negli occhi di Harry, luccicavano, e Louis si chiedeva di com'era possibile, dato la cecità.Si affascinò e venne trascinato in un'altra dimensione, dove il mare può essere anche verde e il cielo viola. Le iridi di quel ragazzo, attraevano in un modo anormale il maggiore incantato ai piedi del pianoforte, ma gli fece venire anche tanta tristezza.Come faceva un ragazzo così, ad essere bandito dalla vista?Scosse la testa, cercando ti ritornare con i piedi per terra, allontanando quei pensieri intensi dalla sua mente.Sospirò, continuando ad ammirare i movimenti del ragazzo riccio, ora intento a suonare un'altro pezzo.Le sue mani si muovevano sinuosamente sui tasti d'avorio.Louis riconobbe immediatamente la canzone, rimanendo sbalordito dalla complessità di tale pezzo; Le sue grandi e morbide mani, facevano su e giù velocemente sulla tastiera.La sue espressione era seria, la sua fronte aggrottata, la mascella serrata mentre suonava concentrato.Il pezzo terminò solo tre minuti dopo. Il ragazzo finì sospirando, lasciando cadere le mani sulle ginocchia.«Chopin?» Chiese subito Louis, facendo sobbalzare dallo spavento il povero ragazzo.«C.Chi sei?» ballettò con voce molto fine, muovendo il capo da destra a sinistra per sapere in quale direzione era situata quella voce.Louis scosse la testa divertito, ritenendolo alquanto fottutamente adorabile.«Winter Wind Etude?» chiese Louis, rivolgendosi al pezzo che aveva appena finito di suonare.Il riccio strabuzzò gli occhi, voltando lo sguardo a destra, proprio dove Louis era appoggiato.Annuì lievemente, con le goti rossi, e Louis perse un battito.Lo stava guardando.Non poteva saperlo, ma lo stava ammirando, e Louis non poté far altro che arrossire lievemente.«Come ci riesci? Non hai sbagliato nemmeno una nota.» Non voleva dire "come hai fatto dato che sei cieco" gli sembrava poco adeguato, ma il riccio sembrò capirlo.«La musica sa fare miracoli a chi la ama davvero.» rispose facilmente a voce bassa, timidamente.«Beh, anch'io conosco quel pezzo di Chopin.» Riprese parola Louis, avvicinandosi lentamente al seggiolino dove il ragazzo non vedente era seduto, mentre quest'ultimo deglutiva rumorosamente, pensando a chi mai poteva mai essere quel ragazzo.Si sedette sul poco spazio che rimaneva della panca, raggiungendo la tastiera.Le dita di Louis scivolarono sulla tastiera, mentre con il piede, spinse il pedale damper.Ne suonò giusto un pezzettino, ammirando poi l'espressione incantata del riccio.Aveva gli occhi lucidi, e le goti erano più rosse del normale.Ma oltre a questo non riuscì a capire cosa sentisse. Era molto inespressivo.Di certo era un ragazzo adorabile ma molto timido. E Louis lo aveva capito immediatamente.«C.conosci il p.pezzo?» Il riccio parlò inaspettatamente, lo fece in modo balbettante e lieve ma parlò.E la cosa fece sorridere Louis come un'ebete.«Si.» Disse compiaciuto «Nocturn in C diesis minore» continuò causando al ragazzo accanto a lui un sorriso.«In pochi lo conoscono» sospirò con voce calda.«Lo so.»Il riccio, voltò il capo a destra, seguendo quella voce piena e calorosa. Stava fissando nuovamente Louis stupito e meravigliato, mentre le labbra di ghiaccio si scioglievano in un piccolo sorriso.Stava sorridendo.A lui.Stava sorridendo a lui.Le labbra pallide leggermente arricciate all'insù, verso di lui, le fossette sulla pelle pallida, gli occhi illuminati come stelle nella notte più nera...Era adorabile.«Chi sei?» chiese il ragazzo a voce bassa, incuriosito.«Sono Louis, Louis Tomlinson. Per gli amici Lou o Boobear. Ho sempre odiato quest'ultimo però.» Louis si presentò, ammirando poi il ragazzo accanto a lui, che aveva lo sguardo chino sulla tastiera, intento a sorridere di gusto.Il silenzio calò immediatamente nella sala, ma non era un silenzio imbarazzante anzi, era confortevole e accomodante.«Però ora tocca a te presentarti» Riprese parola Louis, non distogliendo mai lo sguardo dal ragazzino, ormai inerme.«S.Sono Harry.» Louis intercettò la risposta con difficoltà, dato il tono basso della sua voce.«Styles» aggiunse dopo qualche secondo e Louis non poté far altro che sorridere pensando a quanto fosse spacciato, goffo e adorabile.Harry sospirò edopoqualche secondo passati in silenziosi irrigidì, scuotendo un poco le spalle; un «Cosa ci fai in casa mia?» risuonò in modo deciso nella stanza, il che sorprese il maggiore.«Tua padre mi ha avvertito che cercavi un maggiordomo personale, quindi..Eccomi qui!» cercò di rispondere in modo gentile al ragazzo che risultò in qualche modo sollevato.«Quanti anni hai Louis?» Chiese Harry, mentre a Louis cedettero le gambe.Harry lo aveva chiamato per nome.Si sentiva al settimo cielo.«Venti signore» Harry sorrise ancora, prendendo parola.«Sei abbastanza giovane per questo lavoro non credi? Sopratutto per aiutare un non vedente come me.» una nota di tristezza risuonò nell'ultima parte del suo discorso, e Louis non sapeva veramente cosa dire.«Non posso permettermi il collage senza un lavoro. Si può sempre imparare un nuovo mestiere lavorativo. Mi sembri un ometto simpatico e sarei felice di aiutarti nei tuoi ehm.. bisogni?» cercò di rispondere in modo chiaro a Harry, mentre quest'ultimo annuiva leggermente.«Cosa ti ha detto mio padre?» chiese in modo lieve, alzando il capo, rivolgendo poi lo sguardo davanti a se.«Mi ha detto che tra qualche giorno dovrà andare negli stati uniti e che cercava qualcuno con cui stare con suo figlio dato che non ha amici e -«Non è affatto vero!» contraddì avvampato, con un lieve sorriso ad incorniciargli il viso.«Okay mister, mi hai interrotto. Tuo padre mi ha comunicato che tra qualche giorno andrà in America, e cercava davvero qualcuno con cui far stare suo figlio, quindi eccomi qui. Ci divertiremo un sacco Harry.» Esordì, limitandosi a dare qualche pacca amichevole sul braccio.«Per non parlare del fatto che abbiamo gli stessi gusti; insomma ti piacciono i libri, suoni il piano, conosci winter wind etude di Chopin.. Insomma sei perfetto.» scherzò il più vecchio, facendo avvampare ancora di più, se è possibile il piccolo, che sorrideva ampiamente.E passarono il resto del pomeriggio così; seduti sul seggiolino rettangolare del piano, alquanto scomodo, a cercare di parlare, timidi e con un sorriso che non distolsero per tutto il tempo.E Louis riuscì a rilassarsi, godendosi quella voce ancora sconosciuta, roca e calda che tanto adorava, mentre si sentiva a casa, in quella struttura accogliente, che lo avrebbe accolto per i prossimi mesi.Sarà una lunga e fantastica vacanza pensò Louis, con un sorriso sornione ad incorniciargli il volto, mentre ammirava in modo gioviale lo sguardo del ragazzo riccio, perso nel vuoto intento a parlare.

The Butler. || Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora