7.

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I giorni erano passati in fretta, superando la soglia di altre due settimane.

In quei quattordici giorni si erano divertiti come bambini.

Uscirono più volte al grande parco nel centro città, il più ampio di quel piccolo vincolo di Londra.

Il riccio adorava la sensazione del lieve vento, che con un'eleganza maestosa si posava sui grandi alberi secolari, facendosi creare un suono gradevole dal fruscio dei rami, che colpiva anche il suo viso.

Dopo tanti anni si era ritrovato a salire su un'altalena, spinto dal più grande, mentre rideva, sogghignava come non aveva mai fatto da tanto, tanto tempo.

Il cuore di Louis si riempiva al suono melodioso di quella risata, pensando che fosse la cosa più bella che avesse mai sentito.

In quei giorni, Louis era riuscito pure nel suo intento: aveva portato il più piccolo al centro commerciale, uno dei tanti punti in quella lista che Harry voleva compiere.

Inutile dire che lo sguardo del più piccolo era compiaciuto delle tante attenzioni che Louis gli dava, e entrando nell'ampio centro commerciale il minore non smise di sorridere, ascoltando attentamente quei rumori, che tanto gli erano stati lontani, messi nel dimenticatoio della sua testa.

Riusciva a distinguere l'odore delle pasticcerie, l'odore del caffè amaro provenire dai bar e il brusio inconfondibile delle persone, intente a svolgere le proprie azioni.

Il liscio l'aveva portato lì per fare un grazioso giretto, ma dopo aver girovagato tutti i tre piani di quella struttura, Harry voleva rimanere lì, mettendo un'adorabile broncio che fece intenerire Louis.

«Dove voi andare Harry?» chiese Louis, sedendosi su una panchina posta al centro dei larghi corridoi, esausto.

«Possiamo prendere un gelato?» Harry risultò supplicante, mentre con un sorriso sperava in un consenso.

«Che ne dici se prima facciamo un po' di shopping Harreh? Il tuo guardaroba ha bisogno di vestiti nuovi. Fidati di me, ho bei gusti» Il più grande sogghignò, scompigliando i capelli del più piccolo intento a sorridere in modo compiaciuto.

Annuì, e assieme camminarono in modo furtivo verso i vari negozi, non facendo altro che ridere, dalla loro incredibile goffaggine.

•••••

Louis scosse la testa, alzandosi spaventato a causa di quei urli strazianti che echeggiavano nell'aria fredda della notte.

Piccole gocce impetuose rumoreggiavano sulla finestra aperta, nel silenzio. Solo quel continuo tintinnio era udibile.

Louis si alzò di soprassalto, mentre con passo lento e stanco si avvicinava perpetuo alla finestra, curioso di sapere da dove provenivano quei strilli malinconici.

Al suono dolce e rilassante delle gocce che cadevano sui pini, si univa un odore di resina, abete e muschio. Il paesaggio era avvolto da un silenzio solenne, l'unica luce che proveniva era dai lunghi lampioni, ora annebbiati, dalla forte pioggia che schiaffeggiava interminabile sull'asfalto.

Un'altro rumore risuonò nella camera mentre la pioggia diventava più intensa e i rumori amplificati.

Poi, dopo qualche secondo, ricordò le raccomandazioni di Edward.

"Harry soffre di insonnia e fa anche molti incubi"

Il più grande si ritrovò ad imprecare,mentre con passo lungo raggiungeva a falcate la porta della camera, non curandosi di chiudere la finestra dalla quale entravano le grosse gocce di pioggia.

The Butler. || Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora