15.

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N.a (il capitolo fa altamente schifo)

Quel mattino, -il suo giorno di riposo-, Louis decise di andar a trovare sua madre.

Non si era mai separato da lei per così tanto tempo, e ora ne sentiva la sua mancanza.

Harry aveva deciso di non andare con lui, avvertendo poi, che una certa "Lou" e sua sorella Gemma, gli avrebbero fatto visita quel mattino.

Louis pensava veramente che dopo quello che era successo tra loro, Harry si sarebbe rinchiuso in se stesso come sempre, ritornato per un periodo, timido e silenzio, imbarazzato dagli avvenimenti che erano successi la settimana prima.

Ma no.

Harry invece, aveva apprezzato quella cosa, e si, non era stata l'unica volta in cui l'avevano fatto. Si cercavano, e la passione gli divorava ogni giorno, in quella ultima settimana.

Ora si ritrovava nel lungo viale alberato, che portava alla Gilmore Street.

Il viale, ampio era interamente ricoperto di ghiaia, ed affiancato da alti e robusti alberi secolari che, con le loro fronde, davano riparo dal caldo sole estivo e, nelle giornate autunnali, creavano un meraviglioso tappeto di foglie multicolori sul sentiero.

Di tanto in tanto, a intervalli regolari, su entrambi i lati del viale si potevano trovare delle comode panchine in legno, alcune delle quali più isolate e incuneate sotto archi ricoperti di rose rampicanti.

In primavera, tra un albero e l'altro, piccole aiuole si riempivano di fiori profumati e dai colori sgargianti, mentre d'inverno, quando la neve cadeva sul castello, il viale assumeva un fascino magico e unico, con i lampioni che illuminavano di calda luce la neve candida.

A Louis era sempre piaciuto quel viale.

Aveva passato dei bei momenti in quella via isolata; passava il suo tempo seduto sulle panchine situate sotto gli enormi alberi secolari, ascoltandone i rumori e il fruscio del vento, che gli dava un senso di tranquillità unico.

Ricordò l'incontro con Zayn, Liam e Niall.

Era proprio grazie a quel viale se erano diventati migliori amici.

Sospirò, passandosi poi, una mano sul ciuffo cadente sulla fronte, portandoli un po' di lato.

Scrutò il luogo, ancora una volta, sentendone la mancanza, come se non lo vedesse da un sacco di tempo.

Il vento secco, caldo, faceva frusciare piano le foglie dei peschi, facendo volteggiare con dolcezza a terra i petali delle sporadiche infiorescenze cremisi degli oleandri.

Gli ibischi dai fiori bianchi erano sistemati in uno dei tanti angoli ombreggiati.

L'erba smeraldina cresceva alta, in qualche punto già spruzzata di un colore oro dato la siccità.

Le pietre candide riflettevano il sole desiderosi di un po' di quella frescura, un po' di quella pace, in quel bollente giorno di Luglio inoltrato.

Seminascosto in un posticino all'estremo Sud del viale, uno stagno. La sua riva era ornata di pietruzze grigie, e massi più grossi affioravano appena, semi sommersi dall'acqua limpida che s'increspava appena in piccole onde quando li incontrava sulla sua strada.

Si fermò di colpo, rendendosi conto di essere arrivato già a destinazione.

Bussò due volte, prima di vedere il viso di sua madre sorridente.

«Louis!» Urlò stupita, abbracciando schietta sua figlio, regalandogli poi, un sincero sorriso.

«Entra figliolo entra!» lo incitò, dandogli qualche pacca sulla spalla, e mettendosi di lato per farlo passare.

The Butler. || Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora