4. Confessore e maestro

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"Perché sei triste, Eileen?" chiese Grindelwald, sedendosi nella poltroncina accanto a quella di Eileen.

La streghetta dimorava in quella magione solitaria ed austera oramai da alcune settimane. Non c'era nulla che non le venisse offerto, disponeva davvero di ogni tipo di cosa, qualsivoglia suo desiderio veniva esaudito senza esitazione.

Grindelwald era davvero molto premuroso con lei: le riservava sempre parole gentili e di conforto e, quando aveva tempo, le raccontava di storie magiche antichissime e delle anomalie celesti spiegate in un suo atlante.

Vinda invece, dal canto suo, rendeva le giornate leggere in sua compagnia, scorrevoli grazie alle tante attività che proponeva.

Eileen alzò lo sguardo verso il mago e lui le sorrise. Era esageratamente affascinante, di una bellezza ipnotizzante.

-"Non sono triste, signor Grindelwlad" rispose Eileen, sorridendo timidamente ed abbassando lo sguardo. Rigirare le dita sembrava l'unica attività che potesse realmente distoglierla dallo sguardo penetrante di quell'uomo irresistibile.

-"Eppure non sorridi come gli altri giorni. Cosa c'è che ti turba?"

-"Nulla, signore" si morse il labbro inferiore, torturandosi lo strato di muscoli e percependo vagamente il gusto ferreo del sangue scorrerle sopra la lingua.

Grindelwald inclinò il capo, assottigliando lo sguardo e studiando il suo volto come se stesse cercando di cogliere un singolo particolare decisivo. Sembrava davvero interessato a sapere tutto di lei; era sempre molto sottile e delicato quando discorrevano, si preoccupava per lei approcciandosi come un vero gentiluomo, senza mai essere insistente o irriverente. Eileen apprezzava quando interrompeva la conversazione una volte che lei faceva intuire la sua scarsa propensione ad aprirsi a lui, e Grindelwald non andava oltre. Sorrideva e cambiava argomento come se nulla fosse.

Eileen non riusciva a fare altro che pendere dalle sue labbra. Quell'uomo sapeva tutto.

Tutto.

Era così colto quasi da metterla in soggezione, ma lui era sempre molto gentile, mai inverecondo; non criticava mai la sua inesperienza, anzi, la istruiva e le spiegava tutto quello che c'era da sapere. Dalla cultura magica a quella non magica. Sembrava provare un grande interesse per la musica e le arti, e forse derivava proprio dalle sue inclinazioni quel gusto ricercato e signorile nell'abbigliamento: una vaga reticenza dello stile dandy, ben diverso dall'austera divisa pseudo-militare teutonica di quando si era presentato.

Eileen trovò curioso come il mago fosse appassionato in particolare alla musica; le aveva spiegato che quella era una delle forme di magia più complesse e antiche. Una delle reticenze mistiche ed esoteriche dei sortilegi legati alla terra, come la poesia.

Eileen alzò lo sguardo ed incastrò gli occhi in quelli scintillanti e imperturbabili del mago. Lui la scrutò attentamente, senza battere le ciglia una sola volta. Eileen si ritrovò a pensare che volesse qualcosa da lei.

-"Eileen, sai che con me puoi confidarti. Ma se preferisci il silenzio allora ti lascerò stare" proferì con calma, distogliendo infine lo sguardo e adagiandosi morbidamente nella poltrona, lisciando i braccioli vellutati color prugna.

Si sentiva strana, come se qualcosa di impellente le avesse percosso la testa.

Eileen osservò il panorama oltre la grande vetrata per mitigare la strana sensazione, e ci riuscì, facendo lenti e profondi respiri.

Era così bello lì. Sembrava di essere dentro ad una fiaba, forse un poco inquietante. Le cime innevate delle montagne quasi la irretivano dai suoi pensieri ogni volta che le ammirava, e lei non poteva permetterselo, non in quel momento.

La strada per Spinner's EndDove le storie prendono vita. Scoprilo ora