Capitolo6=fratellone

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Attenzione
Non ve l'ho ancora accennato,ma vivete a New York. Perché? Perché si

Me ne ritornai a casa,con un fazzoletto a coprire il naso per fermare il sangue che non cessava di colare.
Appoggiai i piedi sopra il tavolino in vetro di fronte al divano,prendendo il telecomando con la mano libera e ad accendere la tv.
Cambiai decisamente troppe volte i canali in onda,affinché ne trovai uno che,a differenza degli altri,mi interessasse almeno un po': il telegiornale.
Dopo il giorno in cui i miei genitori vennero assassinati ero solita ad ascoltarmi le notizie che circolavano sulla mia cittadina,essendo più ansiosa; neanche le pillole aiutavano con questi attacchi di panico.
-Ed ora una notizia che ha sconvolto mezza New York del nord- sbuffai,non capendo che fatto avesse potuto essere così orribile,distraendomi e non ascoltando alcune parole.
-...Street 26 è stata scovata una cantina con all'interno esattamente quarantotto cadaveri,tra cui donne e uomini di varie età. La maggior parte delle vittime si aggira sui vent'anni. Il tutto è stato scoperto grazie ai vicini di casa che,avvertendo il forte odore di sangue,decisero di avvertire le autorità. Non è ancora stato rintracciato il proprietario di questa casa e ancora non ci sono sospettati- l'inquadratura si spostò dalla donna di mezza età,con un microfono in mano e davanti al luogo della scoperta,andandosi a sistemare su un poliziotto,al suo fianco,che incominciò a parlare.
-Abbiamo ritrovato anche i cadaveri dei signori (T/c),spariti qualche giorno dopo l'assassinio- annunciò.
Rimasi sbigottita.
-tutti gli altri cadaveri- l'uomo indicò la casa
-appartengono a delle persone scomparse- finì,sorprendendomi.
-Ma com'è possibile?- sussurrai,mettendomi una mano davanti alla bocca semichiusa.

Il tempo scorreva lentamente,tra le varie notizie di altre cittadine e la mia.
Un bussare alla porta d'ingresso mi fece sobbalzare,facendo cadere il telecomando a terra.
"Cavolo" pensai,alzandomi dal divano.
-Arrivo!- urlai,avviandomi verso l'entrata.
La aprii,trovando ad aspettarmi mio fratello.
Un ragazzo alto,castano e dei splendidi occhi smeraldo.
-Sei arrivato!- gli urlai,saltandogli addosso.
Avvinghiai le mie braccia intorno al suo collo,mentre lui intorno al mio dorso.
-Avevo pensato di venire a farti una visitina. Mi mancavi e pensavo che lasciarti da sola non fosse un granché- spiegò,finendo con una piccola risatina imbarazzata.
Mi staccai da quel contatto,mettendo un broncio finto e ribattendo con un -guarda che me la so cavare anche da sola-.
Mi sorrise,entrando in casa.
Chiusi la porta e lo raggiunsi in cucina.
-Allora? Cucino qualcosa?- chiese.
Guardai l'orologio appeso alla parete,che segnava le 20:17.
-Si- risposi dolcemente.
-Pasta?- scelse.
-Carbonara?- corressi.

Cominciò a preparare la cena,mentre io lo aspettavo su una sedia difronte al tavolo.
Rimasi in silenzio,leggendo di tanto in tanto i vari messaggi che mi arrivavano dal gruppo della classe,riguardanti a delle richieste per i compiti del giorno successivo o qualche battutina che nessuno sopportava o capiva.
Venti minuti dopo il richiamo di mio fratello mi allertò leggermente,siccome ero distratta.
-È pronto- si avvicinò a me,appoggiando sul ripiano in legno del tavolo due piatti.
Mangiammo,discutendo del più o del meno.
-(T/n),devo parlarti- si fece serio all'improvviso Eren. (Un casuale riferimento ad attack in titan. Casuale eh).
Alzai lo sguardo,come ad intimarlo di procedere.
-I poliziotti sono venuti da me poco prima che andassero ad informarti. Mi hanno dato probabilmente qualche informazione in più; quindi: ti hanno detto del pezzo di felpa; giusto?- annuii a quella domanda,diventata improvvisamente allarmante.
-Ecco. Fortunatamente per loro sono riusciti a ricavarne delle impronte digitali,il che è fantastico. Perciò ti volevo far vedere qualcosa. Ok?-
-Ehm...ok- risposi insicura,quasi come se stessi per fare la scelta più importante della mia vita.
-L'hai mai visto?- domandò,sbloccando il cellulare e mostrandomi lo schermo.
Come sfondo si presentava un ragazzo biondo,dagli occhi castani e una felpa gialla.
Sul suo collo si poteva intravedere un marchio,che purtroppo non si riuscivo a distinguere,eccetto una linea ben definita,circondata da del rossore.
Mi ricordai subito dopo dello scontro con quel ragazzo,insieme ad un suo probabile amico.
Esitai un attimo prima di rispondere con un secco "sì".
-Ascolta. Lui è un complice. È stato arrestato e imprigionato in una delle più sicure prigioni di New York. Ma è fuggito non si sa come. Ora si trova in libertà- mi spiegò.
Impallidii come un lenzuolo bianco,al solo sentire quelle parole che continuavano a cantilenare dentro la mia mente.
-Siamo in pericolo- finì,spegnendo il cellulare.

Love Masked-Masky x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora