La Luna Rosa

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💤 Addormentato su di un prato, Dario sognò di essere attorniato da una nube spessa e torbida, la quale attirava a sè una sorta di finissima polvere bianca, che allo stesso tempo, riusciva a contrastare (per sua fortuna) quella vigorosa corrente fredda che spingeva nella sua direzione. Non riusciva a vedere oltre al suo naso, ma in lontananza uno stridulo sibilo continuava incessantemente a ronzargli nelle orecchie. Seppur non sapesse da dove quel suono provenisse, sperò che qualcuno o qualcosa potesse farlo smettere. Cercò di capire dove fosse, ma non riuscì a ricordare null'altro che quel preciso istante. Tentò allora di focalizzare perché si trovava lì, ma le risposte continuavano a non arrivare. Si guardò e inorridì. Nessun vestito: addosso non aveva null'altro che pelle. Ma non la sua.

🆔Verde e dorata. Maculata e liscia come la seta. Il suo corpo si reggeva su due arti snelli e robusti 🐾 . Calcolò velocemente la sua altezza: notò che la distanza dai suoi occhi alla terra, ove poggiavano i suoi lunghi piedi 🦶 massicci, era di due metri e mezzo o poco più. Dal mento vedeva pronunciarsi legata, una barba posticcia di colore nero, mentre sentiva sul suo capo uno strano peso. Si toccò: sentì fra le mani un paio di corna lunghe e ricurve. Chi era? Cos'era?

Provò ad urlare per chiedere aiuto. Nessun suono provenì dalla sua bocca. Che posto era mai quello? D'un tratto di fronte a lui una scarica elettrica. Vide formarsi una scritta: ỉˁḥ . Un rombo di luce si riflesse nei suoi occhi. Una voce: "Dario, svegliati! Dario, dobbiamo andarcene!".
Aprì gli occhi. Puntata su di lui una torcia 🔦. Elena era di fronte a lui e imprecava. Stavano per essere chiusi all'interno della villa comunale dove ultimamente erano soliti passare la domenica pomeriggio. Era tardi, ed entrambi si erano assopiti sotto quel caldo sole primaverile ☀️ . Una sirena ininterrotta continuava a segnalare la chiusura dei cancelli e a contrastare quell'apparente quiete. Dario guardò il suo orologio. Erano le 20.15 e loro erano ancora all'interno di quella maestosa abitazione signorile attorniata dall'ampio parco ove si erano assopiti. Corsero veloci, il loro fiato era sempre più corto, ma nulla: un "clac" deciso si sentì da lì a pochi metri. Erano rimasti chiusi in quello che da lì a poco sarebbe diventato il loro rifugio notturno.

Dario ed Elena erano una coppia di fidanzatini dal secondo anno di università: entrambi frequentavano la facoltà di Astrofisica. Si conobbero in una di quelle aule maltenute proprio durante il primo anno, mentre il loro professore di Fisica cosmica espletava i Raggi cosmici e le alte energie. Erano seduti uno a fianco all'altra. Era la prima volta che si vedevano a lezione, eppure i loro sguardi si intrecciavano continuamente. Fu Dario a chiedere una banale spiegazione a lei, la quale controbatté dando una risposta altrettanto prevedibile. Erano due piccoli talenti che si dileggiavano a prendersi per il naso. La passione per i loro studi li accomunava, come anche i loro animi così colmi di affetto da donare. Passarono i mesi e si promisero amore. Passarono gli anni ed alla conclusione del dottorato si trovarono entrambi a fare domanda per la stessa università in qualità di ricercatori 🥼. Potevano avere tra le mani un contratto di quattro anni, ma prima, avrebbero dovuto presentare un loro progetto di ricerca innovativo ed interessante, che offrisse alla comunità scientifica un concreto beneficio. Ora però erano lì, chiusi in quella villa, dove si erano recati per cercare di rilassarsi e concentrarsi, proprio in attesa di un'illuminazione che potesse aiutarli a raggiungere il loro obiettivo. Non sapevano che da lì a poco qualcosa o qualcuno li avrebbe aiutati nel loro intento.

In quella serata così strana, entrambi decisero di stabilirsi con i loro zainetti 🎒 vicino all'entrata dell'abitazione che al suo interno ospitava la biblioteca comunale e frontalmente, mostrava tutto quel verde che riusciva, in qualche modo, a risollevare i loro animi. Non potevano fare altro che aspettare l'indomani. Un brontolio. Lo stomaco di Elena iniziò a far sentire quella fame che poco prima era completamente sommersa da altri pensieri, ma tutto ciò di cui anch'esso poteva e doveva compiacersi era un toast 🥪 comprato al bar sotto casa. Fortuna che non lo avevano nemmeno toccato, considerato che Morfeo aveva colto entrambi alla sprovvista!

Si divisero così la loro modesta cena 🍴 e iniziarono a discorrere sul da farsi per quella notte quando un magico color pastello illuminò i loro volti. Avevano dimenticato: era la notte di plenilunio, arrivata proprio pochi giorni prima di Pasqua. Guardarono il cielo, la luna era così vicina e mostrava quello spettacolo incredibile. Si trattava proprio della Luna Rosa. Forse non era stato così male aver vissuto quello sfortunato evento. Passò qualche minuto ed Elena iniziò a sentire freddo. Una forte brezza gelida percorse le loro spalle. Un flash. Dario ricordò quel sogno. Quel vortice d'aria che spingeva contro di lui, la forma che egli stesso aveva assunto e quel simbolo, che ancora ricordava. Gli venne in mente un'idea: provare ad entrare nella villa. 🏠 Potevano rimanere tra il caldo tepore di quelle mura e nel contempo, cercare su uno di quei libri impolverati la soluzione a quell'enigma.

🚪 Si avvicinò al portone di ingresso e con estrema sorpresa, senza alcun tipo di sforzo, ecco aperto il passaggio verso la loro nuova "casa". Probabilmente il custode non si era preoccupato di chiudere i serramenti: questo sì che era stato un bel colpo di fortuna.

Elena nel frattempo era ancora seduta vicino alle gradinate che la separavano dall'entrata e lo guardava con stupore. Non aveva mai creduto che il ragazzo che conosceva ormai da tempo, sarebbe potuto diventare uno scassinatore provetto. Destino volle che non si accorse della fortuita casualità incontrata da Dario e in lei crebbe l'ammirazione per il suo dolce salvatore, oltre che una strana curiosità. Perché così tanta fermezza nel volere entrare all'interno della villa senza un minimo di indecisione? Elena non era di certo una ragazza paranoica e pertanto decise di esternare il suo dubbio.
Dario, senza alcun tipo di remore, rispose immediatamente, raccontandole dunque del suo sogno.

La sete di sapere era ora per entrambi più importante di tutto il resto. Si diressero verso la biblioteca, dove notarono tra i vari corridoi la sezione Storia. Cercarono insieme tra i mille volumi una risposta e iniziarono a sfogliare i libri che potevano raccogliere quella preziosa informazione, fino a che ecco saltar fuori lo stesso simbolo da lui fantasticato. Esisteva davvero. Rappresentava la "Iah", il nome che gli antichi egizi attribuivano alla Luna 🌓 . Sfogliarono ancora quello stesso libro ed ecco un'immagine che lasciò Dario interdetto. Una creatura innaturale, somigliante a ciò che in quel pomeriggio lui stesso aveva immaginato di essere.
Raffigurata su quella pagina ormai quasi sbiadita, vi era una divinità egizia 🌍 che per il suo popolo rappresentava non solo il tempo e la conoscenza, ma bensì il Dio della Luna. Sotto la figura, una citazione. Viaggiatore del tempo.

Che strana coincidenza. Lui non aveva mai studiato nè letto di quel Khonsu. Sì, quello era il suo nome. Ma cosa stava a significare? Era entrato nella sua mente per un motivo, ne era certo. Si mise a pensare 💭 e a riprendere faticosamente nella sua testa tutto ciò che aveva vissuto poco tempo prima, disteso su quel prato.

Una nube densa a forma circolare tutta attorno a sè. Una massa d'aria che spingeva contro di lui. La scarica elettrica. Ma una cosa non combaciava con ciò che aveva appena visto su quel libro. La pelle della divinità apparsa in sogno, secondo quel tomo impolverato, era di colore uniforme, mentre la sua era maculata. 🐅

Prese il taccuino 📒 che aveva all'interno del suo zaino e sotto gli occhi 👀 inquieti di Elena, si mise a disegnare ✍️ forme di Luna, di vari colori e sfumature. Il suo cervello stava elaborando. Qual era il pezzo di puzzle mancante? Cosa poteva ricavare da ciò che aveva appena vissuto? Un'illuminazione. Aveva capito tutto. Soddisfatto, scrisse sul suo piccolo capolavoro la parola che da lì in avanti lì avrebbe resi liberi di essere ciò che avevano sognato di diventare. Moon. 🌑

Guardò Elena, ancora perplessa, e iniziò così a spiegare la sua grande intuizione. Le bolle magnetiche presenti nello spazio potrebbero deviare il flusso del vento solare a causa del campo elettrico che si genera nella superficie esterna delle stesse. Le bolle così impedirebbero alle radiazioni di arrivare al suolo terrestre, modificando la superficie della Luna e provocando così le macchie scure e chiare che si è soliti vedere dal pianeta Terra.
Silenzio.
Entrambi si guardarono intensamente e poco dopo si abbracciarono così forte che Dario quasi rimase senza fiato.

Avevano ora tra le mani una scoperta incredibile che poteva dare la possibilità di deviare i flussi di radiazioni presenti nel cosmo, eliminando così i rischi per i futuri viaggi degli astronauti. E non solo. Gli avrebbe permesso di avere quel posto da ricercatori a cui puntavano dalla fine dell'Università. D'un tratto un rumore provenì dagli scaffali della biblioteca. Un libro cadde a terra e si aprì su una pagina 📄 vuota. Si avvicinarono increduli. E lessero. Solo una scritta, in lingua araba. سوف ترتعش لاكتشافك (Tremerete per la vostra scoperta).

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