Il profumo dell'evasione

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Caterina, una ragazza solare e gentile. Il suo sorriso smagliante è il suo biglietto da visita. Ogni giorno posta sui social una delle sue tante storie: una foto con le sue amiche, un video di quel sabato sera passato a ballare, ma i selfie sono quelli che più adora.

Tanti la vedono, tanti la commentano e lei con l'educazione e la delicatezza di sempre, risponde a tutti. Non tralascia nessun giudizio. Ama sé stessa e adora ancor di più farsi amare.

Caterina lavora come fioraia in un piccolo negozietto fuori città, avvolta da mille profumi e colori, osserva ogni giorno come i petali di quelle rose bulgare e della lavanda, i sui preferiti, sbocciano e diventano sempre più colorati e rinvigoriti.

Le signore del quartiere la stimano per la sua cura, la sua pazienza ed il suo essere così premurosa. Avvolge i fiori ordinati con una carta di riso color rosso rubino, uno dei suoi tanti nastri colorati e finisce la composizione con una farfallina di stoffa. Per lei ogni mazzo è un' opera d'arte e per le sue clienti affezionate quello è un simbolo: è come se ognuna di loro abitasse un poco dentro al suo cuore.

Un pomeriggio senza nuvole, in attesa di un cliente, Caterina intenta a sbirciare sul suo cellulare le foto dei suoi tanti amici, riceve un messaggio da un profilo privato: "Questa sera mi farò trovare al solito posto, alle 22. Ti aspetto." Un sorriso spunta sulle sue labbra e immediatamente risponde: "Non vedo l'ora, a dopo".

L'immaginazione più fervida inizia a sovrastare la sua mente, che la ricopre di pensieri ed idee di svariato genere e natura. Inizia a turbarla, a rapirla. Non riesce a seguire come vorrebbe il suo lavoro, ma non può permettersi di mostrare o discutere, con qualcuno, dei suoi pensieri. Non può e non vuole.

Accecata dalla sua veemenza potrebbe compiere dei passi falsi. Ma lei è Caterina e Caterina è una ragazza d'oro. Dalle buone maniere e dal sorriso smagliante. Fortunatamente mancavano poche ore alla chiusura del suo negozio e alle 19 precise Caterina abbassa le saracinesche della sua piccola bottega floreale.

Arriva alla macchina, afferra il volante e guida sino ad arrivare a casa sua. Entra, si dirige in cucina, mangia rapidamente ciò che il frigo le offre di pronto e corre nel vano doccia: finalmente sotto quell'acqua così gradevole riesce a calmare il suo spirito.

Asciugata e vestita in maniera succinta, approfitta subito dopo per vaporizzare sulle sue caviglie e sui polsi quell'adorato profumo di mandorle dolci ed osmanto: ama quell'aroma e come la rende unica. D'un tratto il suono di un campanello: qualcuno era all'ingresso di casa sua.

Si dirige alla porta e di fronte a sé un uomo. Camicia a mezze maniche, pantaloni con una filettatura cremisi, scarpe basse di pelle nera e sul capo un berretto blu con un fregio.

Senza aprir bocca lui le prende le mani e la trasporta in fondo al corridoio, dove nell'ultima stanza vi è la camera da letto. Caterina sente le sue mani addosso, sente il suo odore e la sua brama.

Prima di ritrovarsi totalmente senza i suoi vestiti però, prende dalla tasca destra di lui il paio di manette che aveva intravisto a mezz'aria e le tiene salde tra le sue mani, dietro la schiena.

Si lascia sospingere sul morbido materasso e sente il corpo del suo cultore sopra di sé. Sente la pressione delle dita poco sotto al suo ventre e poi un calore inebriante.

Bastano pochi secondi di estasi, quando scatta con velocità sopra di lui, gli strappa la camicia, afferra un braccio e lo porta vicino alla testiera del letto. Inserisce un bracciale al suo polso e l'altro attorno ad una delle fregiature in ferro battuto. Inizia a inveire, urlare sopra di lui e a giocare con le sue areole. Lo bacia sul collo, lo guarda, si inebria, si infervora e alla fine si lascia andare, come stanca del suo operato, a fianco dell'uomo che l'ha resa la vera Caterina.

Dopo pochi minuti realizzò. La serata era finita.

Si rivestì e si diresse verso l'uscio della porta d'ingresso, in attesa che lui facesse lo stesso ed uscisse. Passarono alcuni istanti e lui finalmente arrivò, si avvicinò a lei per salutarla ed andò via.

Ma qualcosa cadde dal taschino della sua camicia, senza che Caterina lo scorse: era un piccolo ramoscello di fiori di lavanda. Attorno, ancora un piccolo residuo di carta di riso rossa. L'indomani Caterina si recò a lavoro (come d'altronde faceva tutti i sacrosanti giorni), quando nella prima mattinata, appena aperto il negozio, una donna entrò. La conosceva, era una vecchia cliente, ormai vedova, della sua bottega. Non le andava molto a genio: goffa, sgraziata e chiacchierona, abitava a pochi isolati da casa sua. Si avvicinò al suo bancone e con una strana tranquillità, le mostrò sul suo cellulare un messaggio che le era stato inoltrato. Era quel messaggio.

Caterina sbiancò ed entrò in totale confusione: non riusciva a capire il legame tra quella donna e quell'uomo che lei conosceva. Che i due si frequentassero? Che fossero amanti in segreto? Cosa avevano in comune? La complicazione principale però le balzò da lì a poco alla mente: da quel momento in poi tutti avrebbero saputo di lei, della sua debolezza, della sua follia.

Ad un tratto la donna le si avvicinò, la sfiorò, le mise un dito sopra le labbra e le disse: "Questa sera tocca a me. Fatti trovare alle 22 a casa mia. Ti aspetto". Caterina sorrise. Allora non tutto era perso!

Tranne la sua dignità.

Racconto ispirato alla canzone "Sweet but Psycho" di Ava Max.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 05, 2019 ⏰

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