Capitolo 11

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11.


Furono attimi di panico, di frenesia e di totale confusione ma, prima di tutto, Dev pensò a trascinare Iris verso terra, temendo un altro colpo, stavolta più preciso... e mortale.

Crollando in ginocchio sul terreno smosso e poi direttamente a terra, il viso a un palmo dal sentiero, Iris strinse i denti per il dolore – quanti recettori aveva, il suo corpo?! – e, in un soffio, sibilò: «Sta scappando... Alyssia sta scappando...»

«Alyssia?!» gracchiò Devereux, sgomento.

«Ho sentito il suo odore, Dev. E' stato questo a mettermi in allarme. Assieme alla puzza della polvere da sparo. Ma ora non c'è più...» ansimò lei, tenendosi la spalla perforata e sanguinante.

Dev si arrischiò a tirarsela contro per permetterle di stare seduta e, la schiena ben premuta contro un cespuglio, le disse: «Scusa, ma devo controllare.»

Lei assentì e l'uomo, scostandole il colletto della camicetta, si accigliò e domandò: «E' normale che faccia così?»

«Così, come?» si preoccupò lei, volgendo il capo a guardarsi la spalla.

Sotto i suoi occhi terrorizzati, la ferita da arma da fuoco stava letteralmente chiudendosi un millimetro alla volta e il sangue, copioso fino ad alcuni istanti prima, stava già smettendo di sgorgare.

«Oh, Dio, oh, Dio, oh, Dio...» iniziò a dire Iris, sgranando sempre di più gli occhi per la paura.

Dev non perse altro tempo e, caricatala tra le braccia, borbottò: «Non svenire, okay? Non crollarmi adesso!»

Lei assentì in preda al panico, ma le lacrime sgorgarono non richieste e Dev, affrettando il passo fin quasi a mettersi a correre, sussurrò: «Ce la puoi fare, sottiletta. Coraggio. Lucas ci aiuterà.»

«Ho paura, Devereux» ammise Iris, non riuscendo a comprendere perché il suo corpo stesse comportandosi a quel modo.

Che fine aveva fatto, il proiettile?

«Vorrei vedere. Ti hanno appena sparato» cercò di ironizzare lui. «Cristo, non pesi niente, ragazza. Altro che sottiletta. Dovrei chiamarti foglio di carta!»

Iris rise nonostante tutto, anche se la paura stava prendendo il sopravvento su tutto. Avvertiva senza sforzo il corpo estraneo dentro di sé muoversi come un serpente, così da stazionarsi in un luogo a lui più congeniale.

Il che non voleva dire, necessariamente, che fosse più congeniale anche per lei.

I continui sobbalzi provocati dalla corsa di Dev, poi, non facevano che peggiorare la sua sensazione di malessere e, quando finalmente ebbero raggiunto il campeggio, Iris ringraziò mentalmente il cielo.

Ancora un poco e avrebbe dato di stomaco.

Rallentando l'andatura, Dev puntò direttamente verso la casa dei Johnson, che si trovava all'interno del camping e, dopo aver bussato freneticamente alla porta, l'uomo esclamò: «Clarisse, ci sei? C'è bisogno di te!»

Iris percepì i movimenti della donna all'interno della casa ma, assieme a lei, avvertì anche altro, un odore che le era familiare ma che non apparteneva a Clarisse né, tanto meno, a Lucas.

Si trattava di Chuck Johnson che, inspiegabilmente, si trovava a casa, a quell'ora, e non al lavoro.

Questo la mise in allarme ma, tra la sensazione di malessere e il panico fin lì accumulati, non riuscì ad avvisare Devereux del pericolo.

Claire de Lune - Spin Off trilogia WerewolvesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora