Capitolo 1

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«Tesoro svegliati, sei in ritardo!»

Mormorai qualcosa di incomprensibile persino per me mentre mi rigiravo nel letto in modo da non incrociare il sole mattiniero di giugno.

«Harry, te lo ripeto per l'ultima volta. Muoviti!»

«Mamma, ho 17 anni! Devi smetterla di venire in camera a gridare per svegliarmi..»

«Disse il figlio che non si vuole mai alzare dal letto.. Su muoviti!» pronunciò quella frase con la stessa intonazione di un narratore nel bel mezzo della storia.

Adoravo mia madre, le volevo un bene immenso; con lei avevo un rapporto perfetto, era la mia migliore amica, era la persona con cui potevo confidarmi ed era l'unica che capiva; persino quando le avevo detto con parole tremanti di essere gay la sua reazione non fu che un semplice sorriso seguito da "Avevi paura a dirmelo?! Harry, sei mio figlio, io voglio solo che tu sia felice e stia bene con te stesso." e da quel momento il nostro rapporto formato da alti e bassi era diventato costantemente positivo.

La reazione di mio padre invece fu l'opposto: non mi parlò per giorni e continuò per giorni a regalarmi sguardi pesanti ogni volta che ci scontravamo in casa, poi mia madre parlò con lui e, da un momento all'altro, il clima di tensione creatosi andò a sparire.

Mi alzai dal letto, presi qualcosa di semplice dall'armadio, mi lavai e scesi in cucina dove mia sorella Gemma stava aiutando mia madre a preparare delle crêpes; un profumino invitante riempì ogni centimetro della casa mentre il mio stomaco ruggiva in richiesta di cibo.

Mangiai, salutai le due donne della mia vita con un bacio e corsi alla fermata dell'autobus dove mi stava aspettando il mio miglior amico Niall.

«Hazza! Sei arrivato giusto in tempo!» disse indicando il mezzo in fondo alla strada.

Conoscevo quel ragazzo dal primo giorno di scuola elementare, tra noi c'era una sintonia fraterna: lui era l'unica persona in grado di farmi ridere e di tirarmi su di morale in ogni momento, anche il più brutto.

Era stato la prima persona a sapere della mia omosessualità, gliel'avevo raccontato durante una serata di film horror e popcorn a casa mia e, da quel momento, il nostro rapporto rimase invariato nonostante i commenti poco piacevoli che i ragazzi della nostra scuola riferivano a lui essendo il mio migliore amico e passando molto tempo con me.

A scuola ero visto come il fenomeno da baraccone ma io camminavo sempre a testa alta consapevole del mio coraggio ad aver fatto coming-out a quell'età, quando sapevo benissimo le possibili conseguenze.

Arrivammo a scuola mentre Niall continuava a raccontarmi della fantastica cena che aveva cucinato la sera prima dettagliandomi ogni ricetta nei minimi particolari; lui adorava cucinare e lo faceva anche molto bene: ero certo che un giorno sarebbe diventato un cuoco perfetto.

Ci dirigemmo agli armadietti per prendere i libri; i corridoi cominciavano a gremirsi di ragazzini entusiasti per l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze e di ragazze con gli occhi lucidi causati dal dispiacere di non rivedere più le loro migliori amiche per qualche mese..

Mentre analizzavo il comportamento di quest'ultimi qualcuno urtò la mia spalla: Louis Tomlinson.

Lui era un ragazzo di tre anni più grande di me, bocciato non so quante volte, era ancora al liceo; veniva considerato il più rispettato da tutti essendo il più grande della scuola nonostante il suo comportamento per niente maturo.

Sentendo quel gesto mi voltai di scatto capendo dalla sua risata che si stava prendendo gioco di te.

«Tomlinson.» un sorriso falso usci dalla mia bocca.

Treacherous || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora