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Erano le dieci del mattino. Era domenica e ciò significava il riposo totale per Beatrice.

Samanta se n'era andata da una mezz'oretta e intanto la fiorentina stava mettendo i panni in lavatrice.

Menomale che era un giorno di riposo. Per Beatrice era impossibile restare fermi e senza fare niente, soprattutto la mattina appena alzata.

Il giorno dopo aveva quel benedetto esame, ma non sapeva se ignorare o ripassare, infondo si sentiva molto pronta.

Oralmente era molto brava, specialmente nel comunicare con le persone quindi per perdere tempo avrebbe potuto dilungarsi su un argomento che sapeva meglio di un altro.

Questi giochetti a Firenze avevano sempre funzionato, magari qui a Torino avevano metodi differenti, ma era carino anche scoprirlo.

Forse non stava prendendo sul serio il tutto. Magari ragionare così, senza pesi sulle spalle poteva avere delle conseguenze.

Questo balenava nella testa di Beatrice, ma c'era quella piccola parte del suo corpo; l'istinto.

Ecco, l'istinto le diceva di fare le cose al più naturale possibile, come le venivano.

A volte affrontare la vita da "sedicenne rincoglionita" come si definiva lei non era poi così male.

Innanzitutto la faceva sentire ancora più giovane di quello che già era.

Ma alla fine era una donna di quasi ventitré anni, che aveva letteralmente appena iniziato la sua vita.

Le idee chiare in testa le aveva già prima. Ma da lì a poco avrebbe iniziato a guadagnare seriamente, ad essere una guida, un esempio per i bambini, e di certo questa cosa andava affrontata seriamente e con la testa sulle spalle.

Improvvisamente il campanello suonò e risvegliò Beatrice dai suoi continui e troppi pensieri.

Andò ad aprire, e chi si trovò davanti? Federico. Già, Federico.

"Ciao, scusa il disturbo." Iniziò il calciatore. "Ma va, entra pure, ci vuole un po' di compagnia." Lo invitò la ragazza, ancora abbastanza sorpresa.

"In realtà ero venuto a chiederti una cosa." Beatrice quasi si spaventò ma non lo diede a vedere. "Ah si? Cosa?" Sì era limitata a rispondere.

"Credo tu conosca Rosa, la nostra vicina." "Oh, si, ho avuto l'occasione di conoscerla, mi è sembrata una brava donna." Rispose la ragazza.

"Ecco, oggi mi ha inviato a pranzo da lei. Solo che mi ha fatto venire qua da te perché voleva invitarti." Disse Federico quasi in difficoltà e con un velo di imbarazzo.

"Ah, a me andrebbe bene. Ma qual è il problema? Sembri così preoccupato."
Aveva detto lei notandolo.

"No preoccupato no, assolutamente. Almeno non per questo, sai domani è un giorno importante e sono agitato." Disse lui, essendo veramente preoccupato per la partita con il Chievo Verona del giorno successivo, non che fosse un squadra forte, ma lui voleva dimostrare di valere qualcosa. Poi beh, era sicuramente preoccupato anche delle battute che avrebbe potuto fare Rosa sul conto dei due ragazzi.

Lui la conosceva sicuramente meglio di Beatrice, e riguardo la sua vita sentimentale Rosa si era impicciata parecchio.

Non nel senso malvagio, fin per carità, a Federico faceva quasi ridere, ma aveva paura che essendoci stati lui e Beatrice insieme potevano crearsi situazioni imbarazzanti.

Anche se non aveva il coraggio di dire
'Guarda Bea, probabilmente Rosa ci shipperà, però tranquilla lei è fatta così' e quindi si sarebbe scoperto il tutto al momento.

|𝓪𝓵𝔀𝓪𝔂𝓼  𝓻𝓮𝓶𝓮𝓶𝓫𝓮𝓻  𝓾𝓼  𝓽𝓱𝓲𝓼  𝔀𝓪𝔂| -federico bernardeschi-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora