Capitolo primo

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Londra, 1880.

Bastava muovere pochi passi dai quartieri alti della città per potersi rendere conto della diseguaglianza che dominava la Londra vittoriana: da una parte c'era l'estrema agiatezza in cui vivevano i ceti medio alti, dominata da un lusso sfrenato e dall'ostentazione dei propri averi; dall'altra una società povera che viveva in condizioni igieniche e di sicurezza precarie, in quartieri sovrappopolati. Era proprio in una di queste zone che quella sera di novembre si recò il giovane Vincent Jenkins.

Nel quartiere di Whitechapel, considerato uno tra i più pericolosi e malfamati della città, le strade si facevano man mano più strette e irregolari mentre l'odore nauseabondo di acque marce e rifiuti, insieme a quello dello smog, intasava completamente l'aria che si respirava, rendendo quel luogo ancora più inospitale. Le abitazioni erano alte e danneggiate; prive di un'accurata manutenzione, spesso finivano per crollare o distruggersi a causa di un incendio, che non era cosa poi così rara. Vincent percorse quelle strade con le mani nelle tasche del caldo cappotto che indossava per proteggersi dal freddo, che quella sera entrava nelle ossa con una particolare tenacia. Roteò lo sguardo a destra e a sinistra, dov'era possibile notare in ogni angolo buio il degrado della società: persone poco raccomandabili pronte ad aggredire e derubare i passanti, barboni e prostitute erano infatti ovunque. Il ragazzo non si lasciò comunque intimorire da ciò che aveva attorno e seguì un itinerario ben preciso, la sua meta era già stata decisa premeditatamente come gran parte delle cose nella sua vita. Era un tipo che non lasciava nulla al caso, ogni sua decisione era il risultato di diversi e attenti ragionamenti.

«Signor Vincent!» una voce femminile, dolce e sensuale, suonò melodiosa da una stradina buia, «Siete qui per me, non è così?»

La donna si fece avanti, sbucando dall'oscurità che poco prima la nascondeva. Era una giovane prostituta dai capelli dorati. Vincent si voltò verso di lei e annuì col capo. «Sì, signorina Martha, avete tempo per me questa sera?» chiese.

«Con la brutta strada che vi siete dovuto fare non posso senz'altro mandarvi via» rispose la donna sorridendo languida, dopodiché prese l'uomo per una manica, con una presa leggera ma ben salda, e lo accompagnò dentro all'alloggio dov'era solita praticare il suo mestiere. La stanza era piccola e dalla mobilia scarna, solo una piccola lampada a gas illuminava l'ambiente mettendo in risalto le lenzuola del letto bianche. Vincent le diede in mano abbastanza soldi per potersi pagare una buona prestazione e si mise seduto su una vecchia sedia.

«È la terza volta che venite a trovarmi, devo dedurre di piacervi?» chiese Martha abbozzando un sorriso con le labbra colorate di un rosso acceso.

«Mi piace la vostra compagnia e sentirvi parlare» rispose Vincent.

«Non mi trovate attraente?» domandò la donna, incuriosita da quell'uomo bizzarro.

«No, al contrario», rispose lui, «Lo siete. Siete una splendida donna, raramente ne si vedono di belle come voi. Ma preferisco le vostre parole al vostro aspetto.»

Martha inarcò un sopracciglio rischiando di screpolare lo spesso strato di trucco sul proprio viso, era il primo uomo che le parlava in quel modo. «Siete davvero strano, lo sapete?» affermò la prostituta, «Solitamente gli uomini vogliono sentire meno parole possibili da noi, voi invece venite qui solo per chiacchierare!»

«E voi che genere di uomo preferite?» domandò Vincent, puntandole i suoi particolari occhi color ambra addosso.

La donna sospirò, «Voi siete sicuramente il più fastidioso!» affermò, per poi sedersi comoda sul letto; stette un attimo in silenzio, poi ricominciò a parlare. «Non riesco davvero a capirvi. Cosa spinge un gentiluomo della borghesia come voi a percorrere una strada pericolosa come questa solo per venire a trovare una prostituta? Mi avete sempre pagata generosamente senza chiedere nulla in cambio, che cosa volete quindi esattamente? Pensare alle vostre stranezze non mi fa dormire la notte!»

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