Capitolo nono

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Il mattino seguente, dopo un’abbondante e deliziosa colazione, si recarono tutti alla Santa Messa di Natale nella chiesa del paese. Al ritorno a casa ci furono gli ultimi preparativi per la festività; quel pomeriggio sarebbero giunti gli ospiti di Vincent mentre i suoi nonni avevano in programma di andare in visita ad altri amici a Chalfont St. Peter, un villaggio lì vicino. La mattinata fu movimentata dalla servitù che aveva contratto fisso per la famiglia Jenkins e da ulteriore personale che fu assunto per far in modo che agli ospiti non fosse mancato nulla.

Mentre Vincent si ritirò nella propria stanza dicendo che aveva del lavoro da fare, Sophie rimase a guardare con curiosità tutto ciò che accadeva in casa; ulteriori decorazioni furono aggiunte e il tavolo della sala venne nuovamente arricchito con fiori, una linda e pregiata biancheria e le migliori porcellane per il pranzo. Tutto quello sfarzo era necessario per fare buona impressione sugli invitati dell’alta società. Sophie non poté che pensare alla differenza che c’era tra il mondo della borghesia e quello del ceto povero, dove nel primo c’era un enorme spreco e nel secondo mancava il cibo da tavola. Con tale consapevolezza decise che il giorno successivo avrebbe partecipato vivamente al Boxing day recuperando dalle cucine ciò che era avanzato e donandolo ai più poveri.

«Signorina Sophie», esclamò la governante avvicinandosi a lei, «Vi vedo pallida e pensierosa. Non state forse bene?»

Sophie scosse il capo «Sto bene, signora. Non vi preoccupate.» rispose.

«Gradite del tè, figliola?» chiese con tono gentile la donna. L’atteggiamento degli abitanti di casa nei suoi confronti era migliorato ed era riuscita ad essere accettata come membro della famiglia; questo non poteva che rincuorarla e riempirla di gioia. La ragazzina sorrise e accettò l’offerta della donna. Quella notte non era riuscita a riposare bene; i pensieri del giorno precedente l’avevano tenuta sveglia alla ricerca di risposte. I segni della stretta di Vincent erano ancora visibili sul suo pallido collo ma li aveva sapientemente coperti quella mattina con del cerone chiaro e un abito dal colletto alto. Non avrebbe mostrato segno di turbamento e avrebbe cercato di affrontare la giornata col suo solito umore.

Sophie seguì Constance nella cucina dove mise subito a scaldare l’acqua per il tè. Si sedette in un tavolo di legno all’angolo e le furono dati dei biscotti allo zenzero come accompagnamento.

«Più tardi ne preparerò una tazza anche per il signor Vincent», disse la donna tra sé e sé mentre versava la bevanda. Il tè scelto era il Lady Grey, una varietà del tè Earl Grey che era il preferito di Vincent, ottenuto miscelando tè nero, aromatizzato con olio di bergamotto, scorza di limone e d’arancia.

«È chiuso nella propria stanza da più di un’ora.» constatò Sophie dando un’occhiata all’orologio, dopodiché ringraziò la governante per il tè e iniziò a sorseggiarlo.

«Aveva delle lettere a cui rispondere», spiegò la donna e continuò: «Poco fa però l’ho visto in biblioteca che leggeva un libro; credo resterà lì fino all’arrivo degli ospiti. Ha sempre avuto il vizio di perdersi ore nella lettura.»

«Sapete chi verrà a trovarlo?» domandò Sophie.

«No. Siete preoccupata di vedere tanta gente?»

«No, mi piace la gente; solo mi domandavo che tipi di persone fossero.» rispose.

«Bene.» affermò la governante dando a sua volta un sorso al proprio tè. «Saranno persone distinte e a modo; a Vincent non piace circondarsi da persone che, come dice lui, sono poco interessanti o poco colte. Certamente non vi saranno nobili, non gli piacciono nemmeno quel tipo di persone. Credo invece che vi saranno delle signorine, ormai ha l’età per prendere moglie.» spiegò la donna, Sophie non rispose e rimase ad ascoltare.

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