Anime Affini

Capitolo quinto

Il viaggio durò un paio d'ore ma il tempo, perdendosi in chiacchiere, passò rapidamente. Sophie durante il tratto osservò più volte il panorama che li circondava, non era mai uscita da Londra e tutto ciò che non era città le era completamente sconosciuto. Poté osservare la natura con alberi spogli e foglie cadute dai colori accesi e caldi, e poté respirare ogni volta che metteva la testa fuori dal finestrino la fresca e pulita aria della stagione autunnale, completamente diversa da quella pesante e malsana, inquinata dallo smog della città. A placare la sua curiosità su ogni cosa ci pensò Vincent che le dava dettagli su tutto ciò che i loro occhi vedevano. Dopo che le aveva parlato del fiume Misbourne e dell'area collinare chiamata Chilterns, oltrepassarono un cartello in legno sul quale c'era il nome del villaggio di "Chalfont St. Giles" e Vincent annunciò che erano arrivati a destinazione. Proseguirono lungo la strada che attraversava il villaggio e Sophie diede un'occhiata ai vasti campi e alle rurali e semplici abitazioni sparse qui e là sul territorio. Vincent le indicò con entusiasmo una chiesa dall'elegante portale d'ingresso e le disse che aveva più di settecento anni, che era in stile normanno e che era dedicata a St. Giles. Sophie non sapeva com'era il mondo e cosa facevano le persone settecento anni prima, non sapeva cosa significasse stile normanno o chi fosse St. Giles, ma si sentiva felice perché sapeva che Vincent le avrebbe dato tutte le risposte.

Dopo un paio di minuti il cocchiere si fermò, scese dalla cassetta e aprì la porta della carrozza. Vincent scese per primo e allungò le braccia verso Sophie, «Aggrappatevi a me, vi aiuto a scendere.» Sophie annuì e dopo essersi tirata in piedi si lasciò cadere tra le sue braccia. Il clima era freddo e c'era parecchio vento, così la ragazzina si strinse di più a Vincent per ripararsi.

«Sarà questa la mia nuova casa, signor Vincent?» domandò lei roteando gli occhi per farsi una rapida idea dell'abitazione. Era un vecchio maniero ristrutturato di grandi dimensioni, circondato da un vasto giardino privato nel quale si poteva tranquillamente passeggiare.

«Non è di vostro gradimento? Vi assicuro che è un luogo molto tranquillo.» rispose Vincent incamminandosi all'entrata che fu subito aperta da una cameriera dai capelli scuri. Nel mentre i suoi bagagli furono portati dentro da un uomo che arrivò dal retro della dimora e che Vincent salutò allegramente con la mano.

«Avete delle persone che lavorano per voi, immagino che questa casa sia parecchio popolata.» disse Sophie guardandosi attorno mentre tra le braccia di Vincent venne portata in un ampio salotto.

«No, oltre a noi ci sono altre sei persone, compresi famigliari e servitù», rispose Vincent facendola accomodare su una poltrona, «Ve l'ho detto che è un luogo tranquillo.»

Dopo alcuni minuti sentirono la porta del salotto aprirsi. «Vincent! Finalmente sei tornato!» esclamarono due voci quasi nello stesso momento.

«Nonno! Nonna! Che piacere vedere che state bene!» esclamò Vincent andando in contro alla coppia di anziani che lo strinsero subito in un abbraccio e lo baciarono. I nonni parevano quasi commossi dal ritorno del nipote, mentre Vincent mostrava un bel sorriso.

«James si è occupato dei tuoi bagagli e ci ha informati del tuo arrivo. Ha detto che eri accompagnato da una signorina! Mi è quasi venuto un colpo quando gliel'ho sentito dire! Mio Dio, Vincent, non me lo dire! Finalmente hai trovato una moglie!»

«Giusto, vi devo presentare una persona. Lei è Sophie!» affermò Vincent bloccando il fiume di parole della nonna voltandosi a indicare Sophie. I due anziani rimasero a bocca aperta nel vedere quella ragazzina dall'aspetto malato che gli sorrideva accovacciata sulla poltrona.

«Ma è una bambina...» commentò con tono un po' deluso la nonna.

«Perché mai hai portato una bambina a casa, Vincent?» domandò il nonno.