Capitolo dodicesimo

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Vincent si fermò di fronte a lei, con le mani in tasca e la testa alta, ed incrociò lo sguardo col suo che apparve particolarmente penetrante, come se cercasse di scavargli dentro per poter scrutare direttamente nella sua anima; quel gioco di sguardi era una sensazione che aveva provato spesso con la piccola Sophie, sembrava sempre cercare di vedere oltre il visibile, ma Vincent non si sentiva scalfito da ciò, sapeva che il fondo della sua anima era impercettibile a chiunque. Si fissarono per alcuni istanti, vide la disapprovazione nei suoi occhi chiari ed una gelida occhiata di rimprovero lo colpì come una lama su un corpo senza vita. L’uomo le sorrise beffardo; sapeva cosa aveva visto, si era accorto della sua presenza dietro la porta, e sapeva come ciò che si era consumato andava contro agli ideali di bontà e amore della bambina, e contro il suo giudizio sul matrimonio. I secondi passarono con la lentezza dei minuti e dalle labbra chiuse e strette tra loro di Sophie non uscì una parola, come se aspettasse che parlasse lui per primo.

«Devo far ritorno dai miei ospiti, saranno preoccupati per la mia assenza.» disse Vincent sospirando e cercando, con indifferenza, di sminuire e rompere quella tensione. «Se voi siete stanca, perché dal vostro volto non mi sembrate in forma, potete andare a coricarvi. Sembrate aver bisogno di un po' di riposo e, in effetti, si è fatto davvero tardi per una bambina.» aggiunse sorridendo malizioso, quasi a prendersi gioco di lei. Sophie non rispose e Vincent chiudendo la bocca le diede un’ultima occhiata quasi seccata da quel silenzio, dopodiché riprese il passo superando la bambina.

«Credevo fosse vostro amico.» affermò secca Sophie, Vincent si fermò, «Ma mi sbagliavo.» aggiunse la bambina. L’uomo si voltò nuovamente verso di lei, con il viso che non trasudava alcuna emozione, illuminato dalla sola luce delle candele disposte nel corridoio.

«L’amate?» domandò schietta Sophie.

Vincent osservò il viso serio di lei mentre gli poneva tale domanda, sogghignò e rispose: «Sapete cosa penso dell’amore; perché mai dovrei amarla?»

L’espressione della bambina si fece più severa, prese poi fiato e dopo un sospiro rispose: «Se mi aveste detto il contrario, che l’amavate, o perlomeno foste riuscito a convincermi che fosse stato così, le vostre azioni sarebbero risultate meno meschine; credo però che siate sincero, in questo momento perché temo che voi non lo siate quasi mai, neppure con voi stesso, ad affermare questo ora, dunque è vero che siete stato spinto dalla sola crudeltà.» Vincent non rispose e rimase a fissarla. «È questo che siete, signor Vincent, una creatura subdola che trova piacere nel trarre in inganno e ferire gli altri? Siete soddisfatto ora di quello che avete fatto, del dolore che le avete causato e le causerete a pensarvi?»

«Inganno!» ripeté l’uomo quasi divertito da tale accusa, «Quale inganno! Non le ho mai mentito! Nulla l’è stato comandato, ciò che ha fatto è stato risultato delle sue sole scelte, della sua libera e spontanea volontà!»

«Siete così vile e meschino...» disse tra sé e sé Sophie, a voce bassa, chiudendo gli occhi e scuotendo leggermente il capo rammaricata, tornando con lo sguardo fisso su di lui rispose, con disprezzo, alzando la voce: «Bugiardo! L’avete tentata voi come il Demonio! Approfittando delle vostre parole come del più dolce e letale dei veleni avete annebbiato la sua mente! L’avete illusa di poter essere speciale per voi, non pensando minimamente ai suoi sentimenti e a ciò che le vostre parole potessero comportare! Non vi vergognate ora a negarlo?» Vincent ancora una volta non rispose rimanendo ad osservarla, sempre a testa alta e con espressione seria. Sophie fece dei passi avanti, decisi, verso di lui e con tono alto continuò dicendo: «Siete davvero felice ora? Potete dire di essere fiero di voi stesso ad aver agito in questo modo, tradendo la fiducia di chi vi considerava un amico e portando alla perdizione una donna che vi ha donato il suo cuore? Siete un essere spregevole; chi vi credete d’essere per pensare di avere il diritto di distruggere la vita e la felicità altrui?»

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