•Chapter Two•

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! revisionato !


Niente. Assolutamente niente.

Questo è quello che sono riuscita ad ottenere nelle due ore e mezza passate a chiedere informazioni in giro per la città.

Come se non bastasse la mia testa è come divisa in due fazioni che combattono per sottomettersi a vicenda. 

Da una parte quella del "continua a cercare, vedrai che una volta arrivata andrà tutto bene", e poi la mia preferita, ovvero quella del "molla tutto e vatti a mangiare un panino".

Nonostante ciò continuo a ripetermi che devo farlo per mia nonna, questa è la sua volontà, l'ultima cosa che è riuscita a chiedermi, ed io voglio rispettarla ad ogni costo.

In più l'idea di dormire sul marciapiede di una strada non sembra poi molto allettante, e i miei soldi non sono certo infiniti...

Dopo un'altra decina di minuti passati a chiedere in giro e a mostrare il fantomatico indirizzo scritto su quel dannato pezzo di carta, mi siedo su una panchina e tiro fuori dal mio vecchio zaino una bottiglietta d'acqua comprata poco fa ad un emporio che ho trovato lungo la strada. Dopo un paio di sorsi mi sento già meglio, così mi convinco ad alzarmi, molto lentamente, da quella comodissima panchina.

Mentre mi rimetto in cammino una conversazione tra due anziane signore attira la mia attenzione.


Stanno parlando di una casa che loro definiscono 'alquanto strana', e per quello che riesco a capire senza assumere le sembianze di una stalker, sembra che il padrone di questa abitazione sia morto da non molto tempo. Poi una delle due signore parla di un indirizzo, ed io so perfettamente di che indirizzo si tratta.

Leggo per la milionesima volta ciò che è scritto sul bigliettino che tengo in mano ormai da ore, e quasi mi metto a saltellare ed urlare dalla gioia.


Le parole appena uscite dalla bocca di quella santa donna corrispondono perfettamente a quelle scritte sul pezzo di carta che mia nonna mi ha lasciato. Mi precipito dalle due anziane per chiedere dell'indirizzo, e loro, anche se stranite, mi indicano la strada per arrivarci.

Le saluto urlando un grazie e mi metto a correre seguendo le indicazione datemi.

Dopo nemmeno tre minuti mi ritrovo davanti ad un enorme cancello, dietro al quale si trova un altrettanto enorme casa.

Vorrei esitare, ma non posso permettermelo, perciò chiudo gli occhi e suono il campanello. Facile e indolore.

Attendo una trentina di secondi, e quando la serratura del cancello scatta, sento i muscoli irrigidirsi. Da dietro la porta fa capolino una bellissima donna, i capelli sono biondi e raccolti in una graziosa acconciatura curata nei minimi dettagli, indossa una camicetta bianca ed una lunga gonna anni '50 rosa a pois neri.

"Salve, come posso aiutarla?" mi chiede cortesemente.

"Ecco..." tento di parlare senza balbettare come un'idiota.

"Mi chiamo Katelyn, sto cercando il signor Pogo. Mi manda mia nonna Rose" riesco a dire.

La donna mi osserva per un paio di secondi e poi con un grande sorriso mi invita ad entrare. Una volta dentro, Grace, così mi ha detto di chiamarsi, dall'ingresso mi trascina nel soggiorno, dove mi fa accomodare sul divano. Mi avverte del fatto che questo misterioso signor Pogo arriverà tra poco, e poi sparisce in quella che credo sia la cucina.

Mentre aspetto mi guardo un po' intorno. Questa casa vista da dentro sembra ancora più grande, nella stanza si trovano gli oggetti più svariati e chissà quanto antichi.

Una cosa mi colpisce in particolare. Si tratta di un quadro che ritrae un ragazzo, molto bello tra l'altro.

Ad interrompere i miei pensieri è una voce maschile.

"Buongiorno, lei è la signorina Katelyn?" chiede qualcuno.

"Sì, sono io, è un piacere conosc-" le parole iniziano a morirmi in gola.

Una scimmia.

Mi aspettavo un uomo, anziano magari, bassino e coi capelli brizzolati, ma non una scimmia. O meglio, un uomo-scimmia.

"Immagino che sua nonna non le abbia parlato del fatto che non sono esattamente umano" intuisce dalla mia reazione.

Scuoto la testa molto lentamente, mentre mi siedo di nuovo sul divano, imitando Pogo.

"Beh, adesso lo sa, ma non siamo qui per parlare di questo. La prego, mi racconti ciò che è successo" dice cambiando argomento.

Sospiro e lentamente inizio a raccontargli tutta la storia. Arrivata alla fine mi sento sollevata di aver raccontato a qualcuno, o qualcosa, non so, cosa è successo a mia nonna.

"Sono veramente mortificato per ciò che è successo signorina. Sono certo che sua nonna l'ha mandata qui perché rimanga al sicuro, e sarò più che contento di ospitarla" mi dice con un leggero sorriso.

Rimango di sasso a quell'affermazione.

"Lei è proprio sicuro che io possa rimanere qui? Non vorrei dare fastidio, o disturbare. Inoltre ho sentito che il proprietario della casa è venuto a mancare da poco e non vorrei che-"

Non riesco a finire la frase che Pogo mi interrompe.

"Assolutamente no, nessun fastidio. E poi, non può andarsene, non prima di aver conosciuto gli altri" contesta. Questa frase ha un non so che di minaccioso.

"Gli altri?" chiedo.

"Sì, certo. L'Umbrella Academy"






Ciao a tutti :). Finalmente ho finito di riscrivere il secondo capitolo. Spero che questa versione vi piaccia, e niente, vi voglio bene.

Un abbraccio,

-Vi


•The Apocalypse•  |Five Hargreeves|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora