"Kate!"
Stando seduta sullo sgabello mi volto lentamente per vedere Cinque che con entrambe le mani tiene la porta spalancata.
"Hey" rispondo cercando di sembrare meno acida possibile. 'Insomma, perché diavolo è venuto a cercarmi se è chiaro che non mi vogliono con loro?' è la prima cosa che riesco a pensare.
"I-io" sospira. "Grazie al cielo non ti è successo niente, ti avrei avuta sulla coscienza a vita" aggiunge subito dopo.
'Cosa sarebbe potuto succedermi?' mi domando mentre continuo a guardarlo con un'espressione, probabilmente a metà tra il confuso e il 'perché-sei-venuto-a-cercarmi'.
Come se niente fosse, si accomoda sullo sgabello alla mia destra.
"Cosa ti porto?" chiede la stessa cameriera con la quale stavo parlando prima che Cinque irrompesse nel locale.
"Un caffè nero, grazie" risponde.
Si volta verso di me, e mi guarda. Ammetto di sentirmi un po' a disagio, ma non gli darò la soddisfazione di vedermi cedere al suo sguardo. Probabilmente pensa che io sia una di quelle ragazzine che cade ai piedi di un bel ragazzo appena gli si presenta davanti, ma nossignore, non sono proprio quel tipo di persona.
Dopo poco tempo una fumante tazza di caffè viene posata davanti a lui, facendogli distogliere lo sguardo dal mio viso.
Mentalmente urlo un 'finalmente' e torno a dare piccoli morsi alla ciambella che la cameriera mi ha riscaldato prima. Vorrei iniziare una conversazione sul perché si trovi qui, ma ho paura che sfocerebbe in una discussione, e per oggi sono decisamente a corto di energie.
"Quindi..." inizia a parlare Cinque "Torni a casa, vero?" chiede come se fosse la cosa più normale al mondo.
Mi vorrei voltare per guardarlo negli occhi, così che possa leggere il NO che ho sulla punta della lingua, ma non lo faccio.
"Perché dovrei?" rispondo, cercando di lasciar trapelare il minor numero di emozioni dalla mia voce. "È più che chiaro che non sono la benvenuta in casa vostra. Insomma, hai sentito Luther cosa ha dett-" cerco di giustificare la mia risposta.
"Oh andiamo. Sul serio?" chiede con aria divertita. Riesco a percepire il suo suo sguardo, accompagnato da un sorrisetto sarcastico, accanto a me.
Spazientita, finalmente, trovo il coraggio di voltarmi verso di lui. Nonostante il fatto che siamo entrambi seduti, riesce comunque a superarmi di qualche centimetro, perciò sono costretta ad inclinare il collo per guardarlo negli occhi.
"Trovi divertente questa situazione?" chiedo retorica.
"Tu che dici?" risponde al mio quesito con un'altra domanda, avvicinandosi di qualche centimetro al mio volto, accorciando la distanza che c'è tra noi.
Arrabbiata, e devo ammetterlo, con una certa punta di imbarazzo, torno a sedermi in direzione del bancone. "Dico che non capisco cosa ci fai qui. Sai, non sembri proprio il tipo di persona che si preoccupa per qualcuno in queste situazioni" rispondo alla domanda, fissando il mio caffè ormai tiepido.
Con la coda dell'occhio vedo che Cinque mi sta guardando. Per un attimo vedo una scintilla di sorpresa nei suoi occhi, poi il luccichio sarcastico presente fino a poco prima ritorna.
"Effettivamente hai proprio ragione" parla. "Non sono proprio quel tipo di persona, ma ti dirò, tu hai qualcosa di insolito, e ho bisogno di scoprire di cosa si tratta" conclude la frase in un modo che mai mi sarei aspettata.
Insomma, mi aspettavo una risposta priva di ogni emozione. Qualcosa come 'Come vuoi, me ne vado' oppure 'Allora cavatela da sola'. Tutto fuorché quello che ha appena detto.
'Qualcosa di insolito? Cosa posso avere di insolito, io?' è la prima cosa che penso.
"Quindi. Ci torni a casa con me o no?" ad interrompere i miei pensieri è proprio il ragazzo protagonista di essi.
"Ma Luther ha detto che-" cerco di dire per poi essere interrotta.
"Luther non sa tenere la bocca chiusa. Tu piaci a tutti in quella casa, perfino Diego pensa che tu sia innocua, e lui non si fida nemmeno della sua ombra"
Una risata sfugge al mio controllo, e per la prima volta dalla morte di mia nonna, mi sento una normale ragazza, che beve un caffè e mangia una ciambella in un piccolo locale.
Vedo sul volto di Cinque un leggero sorriso.
"Presumo sia un sì" dice di punto in bianco.
"Cosa?" chiedo mentre la risata di prima sfuma via pian piano.
"Prima ti ho chiesto se torni a casa con me. Presumo sia un sì. Oppure devi necessariamente darmi la tua conferma verbale?" chiede, ovviamente in modo ironico.
"Pensavo dovessimo firmare un contratto" rispondo per le rime, mentre butto giù il caffè rimanente.
Faccio per prendere il mio fidato zainetto, ma una decina di dollari vengono posati sul bancone da Cinque.
"Non devi, ho i soldi per pagare" cerco di restituirgli la somma pagata per il mio ordine.
"Che gentiluomo sarei se ti facessi pagare un misero caffè ed una ciambella" prova a convincermi.
"D'accordo. Ma solo per questa volta" mi arrendo.
"Promesso"
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Hey hey bella gente! Come va? Spero tutto bene. Scusate se pubblico dopo un secolo, ma quest'estate non è stata così ricca d'ispirazione come speravo. Ho visto che un sacco di persone mi hanno scritto nel precedente capitolo che hanno adorato la storia, e che dovevo assolutamente aggiornare. Grazie mille per i complimenti, e scusate per l'estremo ritardo, ma soprattutto grazie per aver superato le 4.000 letture.
Spero che il capitolo vi piaccia💗(Scrivendo, ho notato che per far combaciare la trama della mia storia al meglio possibile, devo cambiare leggermente il carattere del nostro Cinque. Credo che lo renderò capace di provare almeno qualche sentimento, e di non lasciarlo freddo e distaccato come nella serie, anche se lo adoro in qualsiasi modo. Spero non vi dispiaccia questa piccola modifica del suo modo di fare)
Vi adoro,
-Vi
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•The Apocalypse• |Five Hargreeves|
FanfictionKatelyn Blake, una semplice ragazza, all'apparenza, piomberà nella vita dell'Umbrella Academy e qualcuno in particolare si interesserà a lei... ⚠ La storia non seguirà lo stesso corso di eventi della serie. In questa storia Cinque non ha 13 anni, ma...