Capitolo 12

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Aline non fu affatto sorpresa della telefonata di Alec. L'avvocato l'aveva convocata solo quel sabato, ma la ragazza aspettava da tempo quella chiamata ed era pronta a rispondere a tutte le sue domande.
Quando, seduta comodamente in una delle poltrone della spaziosa biblioteca, vide l'amico, entrare con le stampelle, le sfuggì una risata divertita.
"Che ti è successo? Ti sono saltati a piè pari sul piede per dispetto?"
"Ah. Ah. Ah." ribattè Alec, andando a sedersi lentamente sull'altra poltrona, accanto a lei.
"Seriamente, Lightwood. Cosa hai combinato?"
"Un incidente in discoteca." rispose, con una smorfia, il giovane.
"Un incidente. In.. in discoteca." replicò Aline, seria, mordendosi con forza l'interno delle guance per non scoppiare a ridergli in faccia.
"Non è divertente." la fulminò Alec, intuendo i suoi pensieri. "Fa male e mi impedisce di lavorare!"
"Povero piccino." lo punzecchiò l'amica, sporgendosi per arruffargli la chioma nera. "Ma come è successo?"
Il ragazzo sbuffò, togliendosi di dosso quella mano fastidiosa. "Un idiota mi ha spintonato, io sono caduto all'indietro, ho messo male il piede e ho preso una storta." riassunse sbrigativo. Non era il caso che sapesse tutti i dettagli, altrimenti quella chiacchierona l'avrebbe tormentato da qui all'eternità!
"Ti ha spinto?" chiese sorpresa. "Ed è ancora vivo?"
"Per il momento sì, ma avrà presto mie notizie." le rivelò Alec, deciso. L'energumeno avrebbe rimpianto presto di aver messo piede al Pandemonium quella sera e di aver avuto a che fare con lui!
Aline scosse la testa, sorridendo. "Allora, capo, cosa posso fare per te?" chiese poi, passando alle cose serie.
"Lo sai benissimo perchè ti ho chiesto di venire." rispose Alec, alzando gli occhi al cielo.
"Certo che lo so!" replicò prontamente la ragazza. "Ma mi stupisco che tu l'abbia fatto solo ora!"
Alec sospirò. L'amica aveva ragione, ma non aveva avuto davvero tempo di star dietro anche a quella faccenda. La causa in corso era molto più importante ed aveva precedenza su tutto.
"Bando alle ciance, dimmi tutto quello che sai." la esortò, impaziente.
Aline aprì la sua borsa, tirò fuori un taccuino ed iniziò a leggere i propri appunti.
"Ok, partiamo dall'inizio. Vuoi sapere dove si è nascosta Lydia quando fuggì quasi nove anni fa?"
Alec annuì.
"Ad Oheka*!" gli rivelò l'amica, dopo una pausa per creare la giusta suspense.
Alec la guardò, sorpreso. Erano secoli che non sentiva nominare quel posto!
Il Castello di Oheka si trovava sull'isola di Long Island ed una delle sue suite apparteneva alla famiglia Lightwood da generazioni. Si narrava addirittura che Christopher Lightwood (bis-bisnonno di Alec) avesse contribuito, con una generosa donazione, al completamento del castello, eretto dal suo amico Otto Hermann Kahn. Quest'ultimo, per ringraziarlo, gli donò quindi la camera più grande e bella dell'intero edificio.
Robert Lightwood ne aveva fatto il suo eremo, vietando a chiunque l'accesso se non su invito personale. Dio solo sapeva cosa combinava in quella stanza! Neanche ai suoi figli era permesso soggiornarci.
Alec si era praticamente dimenticato di quel posto ed ecco, dunque, perchè non gli era mai venuto in mente di cercarla là, ma, ora che Aline gli aveva rivelato il nascondiglio della defunta moglie, si diede dello stupido per non averci pensato prima. Era così logico!
"Poi che è successo?"
"Lasciò la suite il 30 giugno di otto anni fa e, quello stesso giorno, si imbarcò sulla Queen Mary 2. Con un uomo."
"Il signor Bane?"
Aline annuì. "Secondo l'ufficiale di bordo che ho interrogato, Bane si adatta perfettamente alla sua descrizione e si ricorda ancora molto bene di lui."
"Addirittura? Dopo ben otto anni? Non gli ispirava fiducia?"
"Non posso dirlo con certezza, ma, se era carino anche solo la metà di quanto lo è ora, chi si dimenticherebbe mai di Bane?" ridacchiò la ragazza. "Credo però che l'abbia aiutato molto anche il fatto che non avesse il biglietto!" ammise.
"Non ce l'aveva? E come ha fatto a salire a bordo?"
"Lydia supplicò l'ufficiale. L'uomo mi ha detto che, a quel tempo, anche sua moglie era incinta e non aveva saputo resistere davanti ad una donna stravolta dalle lacrime. Che cuore generoso, non trovi?" replicò la ragazza, ironica.
"Credi che abbia mentito?"
"Ovvio che è una palla colossale, Alec!" trillò Aline, sganciandogli una pacca decisa sulla spalla che lo fece sussultare visibilmente. "Dai retta a me, scommetto il mio tanga leopardato nuovo di zecca che Lydia, in realtà, abbia comprato il suo silenzio con una cospicua mancia." terminò, mimando le virgolette sull'ultima parola.
"Questo significa che lei e il signor Bane si conoscevano." esclamò Alec, aggrottando la fronte, pensieroso, mentre si massaggiava la spalla dolorante.
"L'ufficiale mi ha detto che lei l'ha presentato come il suo ragazzo."
Alec alzò lo sguardo, stupefatto. "Erano.." il giovane interruppe, incerto, la domanda che stava per porre.
"Amanti?" concluse per lui l'amica. "Mi sentirei di escluderlo. Conosci il mondo al quale apparteneva tua moglie, no? Bane non mi da l'idea di essere un membro all'alta società newyorkese."
"Perchè allora disse che era il suo fidanzato?"
"Tirando ad indovinare, credo che le facesse comodo farlo passare in quel modo." ipotizzò, picchiettandosi il mento con l'indice.
"Sai, anche Jace è convinto che i due non stessero insieme, ma non riesco davvero a capire come potete essere così certi che i due non avessero una relazione."
Aline tirò fuori, dalla sua borsa, una foto di Magnus e la osservò. "E' davvero bellissimo." ammise. "Ed ammetto che, se non fossi felicemente fidanzata e un "filino" lesbica, ci proverei spudoratamente." sorrise, leccandosi le labbra. "Sapevi che era bisessuale?" chiese, inarcando un sopracciglio.
"Jace l'ha ritenuta una notizia importantissima e me l'ha detto, sì." rispose Alec, liquidando quel discorso con una scrollata di spalle.
"Pettegolo!" ridacchiò Aline, tornando a guardare la foto. "Credi che Helen protesterebbe se le proponessi una cosa a tre con Bane?"
Alec si schiaffò una mano in faccia. "Aline!! Per l'angelo, lascia perdere il tuo appetito sessuale e concentrati!" esclamò, battendo le mani con uno schiocco secco, richiamandola all'ordine.
"Uff! Non c'è gusto a parlare con te di queste cose." ribattè l'amica, facendogli la linguaccia. "Comunque, prima della fuga, Lydia è passata dalla sua famiglia alla tua ed era praticamente sorvegliata a vista, quindi è improbabile che si fossero incontrati in quel lasso di tempo. Dopo la fuga, stando ad uno degli addetti alla sicurezza dell'hotel del Castello, che sono riuscita a corrompere ed ad interrogare, Lydia soggiornava nella suite da sola, usciva solo per passeggiare nella tenuta e non riceveva mai visite. Ad esclusione di due persone."
"Due?" chiese Alec, sorpreso. Uno era sicuro che fosse il signor Bane, ma l'altro?
Aline annuì e lo fece ricredere delle sue certezze. "Tuo padre le ha fatto visita parecchie volte. L'ultima risale al giorno in cui Lydia si imbarcò."
Alec la fissò, a bocca aperta. Quel figlio di buona donna, dunque, sapeva dov'era Lydia! Fino a quel momento era sempre stato convinto che nessuno sapesse dove si trovasse la moglie ed, invece, suo padre non solo era a conoscenza del nascondiglio, ma, ed Alec era pronto a scommettere qualsiasi cosa, l'aveva sicuramente aiutata! Se ripensava alla sceneggiata che l'uomo aveva messo in piedi per trovarla e tutto il resto, gli veniva da ridere ora. Robert Lightwood non si smentiva mai, neanche da morto.
"Chi era l'altra persona?" chiese poi.
"Un medico. Probabilmente ne seguiva la gravidanza e si assicurava che stesse bene." gli rivelò l'amica. "Come vedi, quindi, è impossibile che i due avessero una tresca." continuò.
Alec scosse la testa. "Non credo si possa però escluderlo completamente."
"Ohhh andiamo, Alec! Quando si è rintanata sull'isola era incinta!" esclamò con foga l'altra.
"E quindi? Una donna gravida diventa improvvisamente invisibile e non attira più le attenzioni di un uomo, manco a pagarlo oro?" chiese il ragazzo, ironico.
"Questo magari no." ammise Aline. "Ma il fatto che tuo padre l'andasse a trovare spesso rende praticamente impossibile il fatto che Bane ne fosse l'amante!"
"Ma quindi come si sono conosciuti?" chiese, pensieroso.
Aline si massaggiò il mento, meditabonda. "Deve essere successo qualcosa tra quando Lydia ha lasciato il Castello e quando si è imbarcata."
"Cosa?"
"Dio, Lightwood! Non ho mica la sfera di cristallo!" ironizzò Aline. "Ma è piuttosto facile da scoprire, sai?"
"Davvero? E come?" chiese Alec, alzando un sopracciglio.
"Chiedilo a Bane, no?!" rispose ovvia l'altra, tirandogli un'altra pacca sulla spalla.
"La smetti?" esclamò, il giovane, dolorante. "E non chiederò mai al signor Bane una cosa del genere!" puntualizzò, scandalizzato.
"Perchè no?"
"Perchè no. Punto."
"E' così antipatico?" chiese Aline, sorridendo, tornando a guardare la foto. "Ma se i tuoi fratelli lo adorano!" lo canzonò. Izzy ne aveva parlato in termini entusiastici, ed anche Jace, sotto sotto, lo aveva in simpatia, nonostante con lei si fosse limitato a borbottare che era sopportabile.
"Oh sì! Certo! Ne riparliamo quando dovrai conviverci anche solo per una settimana!" grugnì Alec, incrociando le braccia al petto.
Aline ridacchiò. Non aveva ancora avuto il piacere di conoscere personalmente Bane, ma, stando ai pareri contrastanti dei fratelli Lightwood, doveva essere proprio un bel tipetto.
"Aline.."
"Sì?" rispose lei, alzando gli occhi dalla foto.
"Voglio che tu scopra tutto su Magnus Bane. Tutto." ordinò Alec, serio.
Aline inarcò un sopracciglio. "Ci vorrà del tempo, lo sai." lo avvisò. Fin'ora, infatti, non aveva individuato neanche un indizio che potesse condurla al passato dell'uomo.
"Ho fiducia in te." le sorrise Alec, dandole un buffetto sulla guancia.

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