Capitolo 14

1.4K 58 6
                                    

"Prego.." rispose Magnus, leccandosi le labbra.
Seguì, ipnotizzato, quel movimento e, senza pensarci due volte, posò le labbra sulle sue. Magnus non si ritrasse, ma nemmeno approfondì il bacio.
Si staccò appena, temendo che quel contatto non solo non fosse gradito, ma che addirittura l'avesse irritato. Fissò Magnus negli occhi, pronto a leggervi del risentimento, ma si stupì di trovarvi tutt'altro. Sorpresa, eccitazione, euforia.
Perché, allora, non l'aveva ricambiato?
Si morse il labbro inferiore, di colpo preda di mille dubbi e mille paranoie. Che avesse esagerato? Doveva chiedergli scusa per quel gesto avventato? Doveva baciarlo di nuovo per vedere se, questa volta, avrebbe contraccambiato? Doveva gettarsi su di lui come un affamato che non tocca cibo da giorni? E se l'avesse respinto? E se un bacio fosse tutto quello che era disposto a tollerare? Stava parlando di Magnus, per l'angelo! Per quel che ne sapeva, a causa della sua sfrontatezza, quell'uomo poteva benissimo tirargli una testata sul naso da un momento all'altro!
Iniziò ad agitarsi. Magnus era la persona più imprevedibile che avesse mai incontrato in vita sua e non era uno dei tanti uomini che rimorchiava in qualche bar per un'avventura da una notte e via, per soddisfare un'esigenza fisica con del sano e disinteressato sesso. Era colui che si era preso cura di Lydia e del ragazzino, che aveva allevato quest'ultimo nonostante non fosse biologicamente suo figlio, che aveva affrontato un lungo viaggio per riportarlo a casa anche se questo poteva voler dire separarsi definitivamente da lui. In un certo senso, e in un modo assai contorto, Magnus faceva parte della famiglia. Era saggio, quindi, continuare quello che aveva iniziato poco fa?
Si rese conto, però, che il vero problema era che si erano scontrati sin dal loro primo incontro e così tante volte che, se avesse proseguito quell'approccio audace, avrebbe potuto complicare ulteriormente un rapporto già abbastanza difficile.
Magnus intrecciò le gambe alle sue e gli si accostò ancora di più, fissandolo con un sopracciglio alzato, in una muta domanda. Ohhh se solo avesse potuto leggere il caos di pensieri che gli stava affollando la mente in quel momento!
Tra l'altro trovava il suo comportamento un tantino ambiguo. Si stava spalmando addosso a lui, quando fino a pochi secondi prima non aveva ricambiato il bacio. Chi lo capiva, era bravo!
Magnus gli schioccò le dita davanti al naso, sbuffando una risatina divertita, interrompendo così le sue elucubrazioni, e gli piantò una mano sul coccige, spingendogli il bacino contro il suo, in un chiaro invito a darsi una mossa.
Spalancò gli occhi, sorpreso, e fissò quei diamanti color smeraldo guardarlo languido. Fu in quel momento che capì. Lo stava aspettando. Magnus lo voleva, tanto quanto lo voleva lui, e gli stava lasciando la possibilità di prendere l'iniziativa e di sedurlo. Quella scoperta lo eccitò oltre misura ed il fuoco che sentiva dentro, soffocato sotto una coltre di buonsenso, scoppiò e divampò in un incendio indomabile.
Gli si strinse contro, afferrandosi alle sue braccia muscolose, e si protese nuovamente verso di lui, sfiorandogli le labbra con le proprie. Nonostante il tocco fosse leggero, quel contatto lo fece tremare.
Gli afferrò la testa, affondando le dita tra i suoi capelli neri e setosi, congiungendo con forza le loro bocche e smettendo definitivamente di pensare razionalmente.
Magnus sorrise sulle sue labbra e, finalmente, ricambiò il bacio con decisione e trasporto, schiudendo la bocca per accogliere la sua lingua. Se il bacio a fior di labbra gli aveva fatto vibrare la pelle, sentire la propria lingua giocare a rincorrersi con la sua gliela fece definitivamente esplodere.
Lentamente, gli accarezzò le spalle e le braccia, quasi volesse imprimersi nella mente la forma di ogni più piccola parte del suo corpo. La sua mano scivolò lungo la schiena di Magnus, esplorando quella pelle di seta, così diversa dalla sua. Scoprì che gli piaceva toccare la sua epidermide, avvertirne la morbidezza ed il calore, respirarne il profumo. Sfiorò con l'indice la sua colonna vertebrale, facendogli soffiare un gemito di piacere ed arcuare la schiena, come un gatto.
Un sorriso storto sbocciò sul suo viso e lo strinse di più a sé, premendo l'inguine contro la sua gamba. Un'ombra di consapevolezza attraversò gli occhi verdi-dorati di Magnus, facendogli premere le labbra sulla sua bocca con più slancio.
Si strusciò contro di lui, sfregando il basso ventre contro il suo ed esplorando con le mani la sua schiena e le natiche sode, strappandogli un mugolio gutturale.
Gli sfiorò un orecchio con la lingua e sentì, sotto le dita, la pelle di Magnus venire attraversata da un lungo brivido d'eccitazione. L'uomo con la cresta affondò la testa sul suo collo bianco e marchiò la gola con un morso deciso.
Trattenne il fiato quando sentì la mano caramellata di Magnus infilarsi sotto la sua maglietta, per accarezzarlo dal petto al ventre in lunghe carezze voluttuose, le dita che si modellavano seguendo il leggero rilievo del costato, mentre la bocca continuava a torturargli il collo.
L'aria gli sfuggì completamente dai polmoni quando la mano dell'altro superò la barriera dei pantaloni del pigiama e si intrufolò dentro i suoi boxer, iniziando ad accarezzarlo con tutta la calma del mondo, in netto contrasto con il tumulto di emozioni che gli si agitava dentro.
Il suo corpo rabbrividì in risposta, quando la presa si fece più pressante, e le labbra calde ed il fiato tiepido di Magnus gli fecero accelerare il battito del suo cuore, che già scalpitava ad un ritmo forsennato.
Ebbe un attimo di tregua solo quando l'altro tolse la mano, per farlo alzare leggermente e spogliarlo dei fastidiosi ed ormai inutili indumenti che indossava.
Lo sguardo di Magnus lo scrutò avidamente e richiese un notevole sforzo non agitarsi sotto quell'attento esame. Nonostante si tenesse in forma e sapesse di avere un discreto fisico, asciutto e scolpito, non si era mai ritenuto particolarmente bello, non con tutti quei segni che gli solcavano la pelle o con quel colore latteo che sfiorava il cadaverico. Cielo, sua sorella Isabelle, per prenderlo in giro, lo chiamava addirittura Edward mani di forbice!
Si schiarì la gola, arrossendo vistosamente, e questo portò Magnus ad incatenare nuovamente gli occhi ai suoi ed a fissarlo per quella che gli sembrò un'eternità, mentre si leccava le labbra con deliberata lentezza, come se stesse saggiando il sapore che gli aveva lasciato con le sue.. o come se fosse un predatore che sta per piombare sulla sua prossima vittima! Scoprì che desiderava essere quella preda e che si sarebbe fatto sbranare volentieri da quella belva, ancora ed ancora ed ancora.
Senza staccare gli occhi dai suoi, Magnus si liberò delle proprie mutande, gettandole da qualche parte oltre il bordo del letto, e, anche lui, non poté fare a meno di esaminarlo a sua volta, in silenzio.
Era bello. Per l'angelo, se lo era. Nonostante non stesse vedendo niente di nuovo, vista l'attitudine di quell'uomo sfacciato a girare praticamente nudo per casa, con addosso indecenti mutande attillate che non lasciavano alcuno spazio all'immaginazione e che erano decisamente "illuminanti", si godette quello spettacolo in versione integrale.
Magnus ritornò accanto a lui e i loro corpi si avvinghiarono nuovamente l'uno all'altro. Se all'inizio aveva lasciato a lui l'opportunità di iniziare l'approccio, ora era passato decisamente all'azione. Iniziò, infatti, a succhiare senza sosta lembi di pelle ed a tracciare, con la lingua, scie di fuoco sul suo torace, fino a quando le labbra non si chiusero su un capezzolo.
Quando Magnus ritenne soddisfacente il tempo che aveva dedicato al suo petto e proseguì la discesa, si chiese distrattamente se non gli desse fastidio leccare e toccare le cicatrici che tempestavano il suo corpo, ma anche quel pensiero divenne confuso una volta che l'uomo arrivò al suo ombelico, tracciandone il contorno.
Quando poi lo sentì indugiare, con le labbra, sulle proprie cosce, ansimò, in attesa di quello che sarebbe successo.
Sussultò quando Magnus usò le proprie dita, le proprie labbra e la propria lingua per trascinarlo in una spirale di desiderio e di eccitazione.
Si aggrappò al lenzuolo, arcuandosi, sentì la propria voce gridare il suo nome e fu sopraffatto da un piacere intenso, simile a scariche elettriche, che dal ventre si espanse in tutto il corpo.
Ricadde sul cuscino, senza fiato e spossato, e chiuse gli occhi, appagato.
Sorrise appena quando il fiato caldo di Magnus gli solleticò l'orecchio per sussurrargli, malizioso, "Non addormentarti! Abbiamo appena cominciato, Fiorellino."

Il GiuramentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora