L'odore del fieno e dei cavalli usciva dalle porte aperte delle scuderie, mescolandosi all'aria fresca del mattino. Max inspirò profondamente, gustandosi il profumo oramai familiare di quel posto che gli penetrava le narici e gli si attaccava alla pelle. Adorava tutto ciò.
Da quando, dopo pochi giorni dal suo arrivo nella tenuta, il signor Fell gli aveva chiesto di aiutarlo ad accudire i cavalli, ogni giorno, prima di recarsi al capanno nel bosco, Max correva nelle scuderie per salutarli e dargli da mangiare.
Qualche giorno prima, inoltre, era arrivato un pony destinato a lui e Max aveva seriamente pensato che, da un momento all'altro, sarebbe scoppiato dalla felicità per quel dono inatteso. Il signor Fell gli aveva detto che avrebbe dovuto attendere un po' prima di cavalcarlo, ma a Max non importava perché, nel frattempo, avrebbe imparato a spazzolarlo senza fargli male, a controllare che gli zoccoli fossero a posto, a sistemare la sella sulla schiena e ad agganciare correttamente le cinghie. Era elettrizzante tutto questo.
Diversi, invece, erano i sentimenti che provava nei confronti dell'autore di tutta quella felicità. Prima il tiro con l'arco, poi il pony e le lezioni di equitazione. L'avvocato, con tutti quei regali inaspettati, lo stava confondendo non poco e Max non sapeva più cosa provare nei suoi confronti.
Aveva il vago sospetto che ci fosse lo zampino di suo padre, dietro a tutto ciò, ma non ne aveva le prove. Era pur vero che Magnus Ti Tolgo L'Anima Bane era piuttosto convincente (per non dire esasperante) quando voleva qualcosa e difficilmente mollava l'osso prima di veder realizzato un suo desiderio. Non si sarebbe affatto stupito, quindi, di scoprire che, proprio come lui, anche l'avvocato era stato leggermente costretto a praticare quelle attività.
La cosa che lo turbava maggiormente, però, era che l'avvocato sembrava comunque interessarsi davvero a lui e, anche se si erano completamente ignorati fino a pochi giorni prima, Max, per qualche strana ragione, ci teneva a fare bella figura ai suoi occhi. Se all'inizio sentiva una profonda irritazione nei suoi confronti, ora non era più così tanto sicuro di quel sentimento. Forse si stava facendo influenzare troppo da suo padre! L'uomo, infatti, aveva iniziato ad elogiarlo e a parlarne bene sempre più spesso e se piaceva al suo papà, significava che, tutto sommato, l'avvocato non era così malaccio come aveva sempre pensato.
Il problema era che non sapeva da dove iniziare, come fare il primo passo per farsi accettare da lui, cosa dire per piacergli o quale atteggiamento tenere per non sembrare un bambinetto sciocco o addirittura fastidioso.
Con le idee confuse salutò il signor Fell, che stava preparando il cavallo del signor Lightwood, e si diresse poi verso il suo pony.
"Oggi è il grande giorno." gli sussurrò, baciandogli il muso ed accarezzandogli il collo.
Quella mattina l'avvocato gli avrebbe dato finalmente la sua prima lezione di equitazione e Max non stava più nella pelle.
Con un sorriso, preparò l'animale per la cavalcata, mettendogli le redini e la sella, proprio come gli aveva insegnato il signor Fell. Una volta terminata l'operazione, chiese all'uomo se aveva eseguito tutto correttamente. Al cenno affermativo del signor Fell, Max fece schioccare la lingua ed il pony lo seguì docilmente verso l'esterno.
"Lui ed i suoi orari del cazzo!" sibilò una voce stizzita, non appena varcò il grande portone della scuderia. "Giuro che questa me la pag.. Oh! Sei qui, Mirtillo." esclamò Magnus, quando lo vide.
Max tossicchiò, nascondendo un sorriso dietro il pugno, mentre osservava il padre che, con aria stralunata, reggeva precariamente, tra le mani, una tazza ricolma di caffè. In pigiama e con i capelli sparati in tutte le direzioni e gli occhi spiritati ed iniettati di sangue, Magnus Bane, alle sei e cinquantasette del mattino, sembrava l'ombra di se stesso.
Max sapeva di essere leggermente ingiusto nei suoi confronti, ma non poteva fare a meno di trovare la cosa estremamente divertente. Era raro, infatti, vederlo conciato in quella maniera.
Max non aveva mai avuto problemi a svegliarsi presto, anzi le prime ore del mattino erano la parte della giornata che preferiva di più. Suo padre, invece, era l'esatto opposto. Era più un animale notturno che, quando spuntava l'alba, si rintanava nel bozzolo caldo del suo letto per uscirne solo verso mezzogiorno, bene che andava. Da quando erano arrivati a New York, forse perché non usciva più la sera per andare per locali, era migliorato parecchio e riusciva a svegliarsi ad orari accettabili, ma quella mattina.. quella mattina era diversa da qualunque altra! Primo perché, effettivamente, era davvero presto e, secondo, perché l'avvocato, con una certa dose di sadismo, aveva tirato giù dal letto suo padre solo mezz'ora prima di quella cavalcata, quindi lui non aveva avuto il tempo né di prepararsi psicologicamente a quella levataccia né di mettere in moto completamente il cervello. Il risultato era quell'essere davanti a lui, che borbottava parole incomprensibili e che sembrava uno zombie appena emerso dal sottosuolo.
"Hai tutto, scimmietta?" gli chiese suo padre, spalancando poi la bocca in un enorme sbadiglio che gli fece lacrimare gli occhi semichiusi.
Max annuì energicamente. "Il caschetto ce l'ho." disse, picchiettando il cap sulla sua testa. "I guanti ce li ho, la tenuta da equitazione pure ed anche gli stivali." concluse alzando un piede per mostrargli la calzatura. "Sono a posto, papino."
Magnus annuì con un altro enorme sbadiglio. "Promettimi che starai attento e.."
"Vedo con piacere che siamo mattinieri." lo interruppe una voce ironica alle loro spalle.
I due si girarono di scatto e videro Alec dirigersi verso di loro, con passo cadenzato ed in tenuta da cavallerizzo.
L'abitudine impedì a Max di parlare, ma lo salutò con un cenno della testa, mentre suo padre, invece, socchiuse gli occhi e gli lanciò un'occhiata che il bambino reputò esageratamente omicida.
"Alec." ringhiò Magnus, a bassa voce, portandosi la tazza alla bocca e continuando a fissarlo torvo.
"Ci si rivede, Magnus. Ciao Max." li salutò Alec, con un cenno della testa ed un angolo della bocca che si piegava all'insù.
Max fissò quella specie di sorriso a bocca aperta. Da quando l'aveva incontrato, non aveva mai visto l'avvocato sorridere. Mai.
Alec incrociò il suo sguardo e Max notò l'espressione curiosa sul suo viso. Proprio come quando gli insegnava il tiro con l'arco, pareva quasi che l'avvocato lo stesse guardando davvero e non con finto interesse. Era una sensazione stranissima.
Max si chiese, non per la prima volta in quei giorni trascorsi insieme in reciproca compagnia, cosa gli fosse capitato, ma il pensiero passò in secondo piano perché, in quel momento, lo impensieriva molto di più il fatto che suo padre sembrasse sul punto di saltargli alla gola per sbranarlo. Non gli aveva mai visto quello sguardo assassino negli occhi! Ma la cosa ancora più bizzarra era che l'avvocato sembrava non dare alcun peso alle occhiatacce di suo padre, anzi pareva quasi che trovasse il tutto addirittura divertente! Robe da matti!
Alec osservò il pony e poi di nuovo Max. "Il signor Fell mi ha detto che è un pony piuttosto focoso. Ci vuole una certa dose di coraggio per salire in groppa ad un animale così vivace, se non hai ancora imparato a cavalcare."
Max non lo guardò, ma avvertì uno strano senso di orgoglio scaldargli le vene. Pensò addirittura se fosse il caso di ringraziarlo o meno per il complimento, ma gli sembrò strano dire qualcosa e più a lungo si rifiutava di parlare con lui, più difficile diventava iniziare a farlo.
"Bene." esclamò Alec, dopo un momento, battendo le mani. "Vogliamo andare?" gli chiese poi.
Max annuì, mentre suo padre borbottò una parolaccia. Il bambino lo fissò, sbalordito: il suo papà non diceva mai le parolacce! Mai! Beh.. quasi mai. Solo quando era molto molto arrabbiato, ma non lo faceva mai in sua presenza e gli scappavano solo quando pensava che Max non fosse nei paraggi.
Anche in questo caso l'avvocato ignorò il suo papà ed il suo sorriso si fece perfino più ampio. Ok, seriamente, cosa era capitato all'uomo serio e taciturno con cui aveva sempre avuto a che fare?
Il signor Fell uscì dalla scuderia per porgere ad Alec le redini del suo bellissimo cavallo nero e l'uomo lo ringraziò, per poi girarsi nuovamente verso Max. "Sei capace di salire in sella? Hai bisogno di aiuto?"
Max scosse la testa e con un gesto impacciato, ma determinato, salì in groppa al suo pony. Si era preparato anche per quello, facendo decine e decine di prove con il suo orsacchiotto gigante, che si trovava in camera sua. Riuscire al primo colpo lo inorgoglì ancora di più.
Alec annuì, non prima di aver rivolto un sorriso compiaciuto verso l'uomo con la cresta. "Davvero bravo." si complimentò. "Ci vediamo più tardi." disse poi, in direzione di Magnus, che continuava a guardarlo in cagnesco.
Magnus si avvicinò a Max, gli accarezzò i capelli e gli strinse piano una mano. "Stai attento, caramellina." si raccomandò nuovamente, per poi rivolgersi al cavallo, afferrandogli dolcemente il muso. "Muffin, per favore, sii gentile con lui, ok?"
"Muffin?" chiese Alec, mordendosi l'interno di una guancia, mentre il pony sbuffava, quasi avesse capito le parole dell'uomo.
Magnus gli lanciò l'ennesima occhiata truce. "L'abbiamo chiamato così. Perché? Qualcosa in contrario?" abbaiò, stizzito.
Alec scrollò le spalle e mascherò la risata con un colpo di tosse. Si girò, pronto a montare in sella, quando Magnus si avvicinò a lui per sussurrargli qualcosa.
Una volta salito agilmente in groppa al suo cavallo, Max notò che il sorriso dell'avvocato gli inghiottiva l'intero volto. Cosa diavolo gli aveva detto suo padre per scatenare una tale reazione?
Alec tirò le redini e fece voltare l'animale verso l'uscita dal recinto. "Andiamo Max?" chiese al bambino, che annuì. "Oh.. eeee Magnus?" esclamò d'un tratto, bloccandosi. "Non hai un bell'aspetto. Forse dovresti riposare un po' di più." lo stuzzicò, scuotendo la testa con fare paternalistico.
Max lanciò un'occhiata perplessa ad entrambi, poi spalancò gli occhi, sbalordito, quando suo padre urlò una sequela di insulti coloriti e fantasiosi in direzione dell'avvocato, che scoppiò a ridere di gusto.
Il pensiero che Max aveva degli adulti si rafforzò ulteriormente. Erano strani, c'era poco da fare. Davvero davvero strani.
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Il Giuramento
FanfictionLa vita di Magnus cambia improvvisamente quando un avvocato si presenta da lui rivendicando, sul figlio Max, il diritto del padre naturale. Per amore del bambino, l'uomo è disposto a ritornare a casa ed ad incontrare il famigerato individuo che mina...