'Colleghi di lavoro'

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La finestra si aprì con un cigolio sommesso.
Cassandra si svegliò, e iniziò a fissare le tenebre in direzione del rumore.
Qualcuno era appena entrato dalla finestra.
Un ladro?
No...
Fece finta di dormire.
Era sdraiata su un lato, dando le spalle alla finestra, ma l'angolazione le permetteva di incrociare il riflesso della sua stanza nello specchio appeso alla parete davanti a lei.
Quando i suoi occhi si abituarono al buio vide una figura umana scendere dal cornicione della finestra, atterrando con un suono soffocato sulla moquette.
Vide il luccichio del coltello nel buio, gli occhi spalancati un colore azzurro vivace, come se non battesse ciglio.
Si avvicinò con passo leggero...
Con lui la raggiunse anche un forte odore di sangue.
"Un'altro assassino... "
Le sembrava di riconoscerlo, forse avevano mostrato il suo volto al notiziario...
La raggiunse, e si mise alle sue spalle.
"Lo conosco... ne sono certa!"
Stava sorridendo, un sorriso malsano e innaturale.
Cassandra allungò la mano, senza essere  vista, verso il coltello sotto il suo cuscino.
Lui sollevò la sua lama, pronto per colpirla, e gli scappò una risata inquietante.
Cassandra si girò di scatto, armata anche lei, ma molto più impreparata.
-Go to sleep, lady!
Calò il coltello.

Cassandra si gettò a terra, ancora avvolta nelle coperte.
Lui ridendo ancora come un pazzo, le si scagliò contro.
La sollevò e la spinse contro il muro.
Le bloccò la mano armata contro la parete, e tentò di conficcare il coltello nella spalla ma lei gli fermò il polso.
"Adesso lo riconosco."
Cassandra si lasciò scivolare verso il basso appoggiandosi contro il muro, per potersi allontanare il più possibile dalle sue grinfie, ma lui la precedette, intercettandola e spingendola a terra e lanciando il suo coltello lontano da lei.
Cassandra procedette a gattoni, per poter raggiungere l'arma ma il ragazzo le prese una caviglia, tirandola verso di sé.
-Tu dovresti essere già morta a quest'ora!
Disse continuando a ridere.
Gli tirò un calcio con la gamba libera, colpendolo alla mandibola e allontanandolo.
Si alzò, ma venne subito bloccata.
Era troppo veloce, sembrava prevedere ogni sua mossa.
Lui la stringeva a sé, con un braccio che le passava intorno alla vita e il coltello puntato alla gola.
-Non puoi scappare per sempre!
La cantilenò lui.
Tentò di lottare, ma più lei si ribellava, più lui stringeva la presa. Alla fine capì come aprirsi un varco. Si lasciò andare contro di lui, e il ragazzo, leggermente sorpreso, allentò la morsa, e lei ne approfittò per tirargli una gomitata nelle costole per liberarsi.
Lui indietreggiò, ma si riprese subito. Scoppiò a ridere, talmente forte che si dovette appoggiare alla parete per non cadere.
-Si può sapere cosa ci trovi di divertente?
-Cosa ci trovo di divertente?- rispose alzando lo sguardo. -Eppure è semplice, adoro quando le mie vittime cercano di ribellarsi! È magnifico vederli mentre tentano di tutto pur di rimanere in vita! E poi... adoro questa sensazione.
Cassandra uscì correndo sul pianerottolo fuori dalla sua camera, scese le scale, e si voltò in tempo per vedere  il ragazzo che raggiungeva l'inizio della scalinata e rallentare.
Restarono a guardarsi fermi per un secondo.
-Di quale sensazione parli?
Le sorrise più di prima.
-La sensazione che provi quando sai di aver ucciso qualcuno, quando sei al pieno delle tue capacità fisiche e mentali, quando la tua mente è sviluppata per uccidere.
Rispose iniziando a scendere le scale lentamente.
-Il calore al petto... i sensi che si fatto più acuti... la sensazione di poter continuare a correre per tutta la notte, senza provare paura, stanchezza... Quando sai di essere capace di poter sterminare tutto questo stupido mondo crudele... - fece una pausa. -... armato con un solo e semplice coltello!-
Cassandra sollevò l'arma, puntandoglielo contro in modo che tra loro ci rimanesse sempre almeno un metro di distanza.
Lui la raggiunse, e si avvicinò talmente tanto che la punta della lama sfiorava il tessuto della sua felpa bianca, proprio sopra il cuore.
Lei lo guardò in faccia, ora poteva vederlo bene.
La pelle pallida come la neve, gli occhi bordati di nero, con uno sguardo che luccicava di malizia e pazzia, e le guance scavate erano lacerate in un sorriso scarlatto e innaturale.
-Tu sai chi sono.
Cassandra rimase seria ad osservarlo.
-Si, ti conosco. Ti ho visto ai notiziari. Mi sono documentata su di te, tempo fa.
La guardò spavaldo.
-Una fan? Davvero?
Cassandra sospirò.
-No, un sono 'una fan', ero solo interessata alle tue azioni.
Lui le prese il polso, allontanando il coltello dal suo cuore, per potersi avvicinare di più.
-Allora dì il mio nome.
-Piuttosto, io ora ti sto puntando un coltello contro ma tu sei calmo e rilassato, perché? Pensi forse che io non sia in grado di ucciderti?
-No, affatto. Penso invece che tu non mi ucciderai, semplicemente perché non vuoi farlo.
Quasta volta fu Cassandra quella a scoppiare a ridere.
-E quale sarebbe la ragione? Sentiamo.
Non rispose.
-Parla se non vuoi sporcarti con dell'altro sangue, il tuo.
Sorrise.
-Non funziona così mia cara, non hai hai fatto come ti ho detto. Dì il mio nome.
Cassandra sospirò.
-Jeff the Killer, contento?
Lui le liberò il polso e si allontanò di qualche centimetro.
-Si, ora sono contento. È bello sentirtelo pronunciare.
Cassandra rimase confusa dalle sue parole.
Lui si girò e le diede le spalle.
Jeff si fermò davanti alla finestra, era una notte piuttosto calda.
-Ogni mia vittima mi riconosce solo come 'assassino' o 'pazzo psicopatico'. Sei la prima ad aver detto il mio nome.
La sua storia... Cassandra rimase ferma.
Come aveva detto, si era documentata.
Sapeva di ciò che gli è accaduto, la notizia dell'uccisione dei suoi genitori era comparsa cinque giorni prima alla televisione, la polizia ha subito ricondotto la loro morte a lui.
Nei giorni successivi erano stati trovati un numero svariato di corpi senza vita di uomini e ragazzi trovati morti nei loro letti, a causa di ferite da arma da taglio.
In poco tempo si era già fatto conoscere a tutta la la nazione.
Cassandra abbassò il coltello.
Lui sospirò.
-Tutta la fatica che ho fatto, per fare in modo che la gente sappia di me, che mi conosca, che mi tema... Fatica sprecata. Fino a che trovo una semplice ragazzina che dice di conoscermi.
-'Semplice ragazzina'? Mi sento offesa, davvero.
Si girò di nuovo a guardarla.
-Parli come se tu fossi a conoscenza di ciò che sono capace di fare, e non mi sembra che i miei capolavori siano stati mostrati al telegiornale. Quindi, chi sei esattamente tu?
Cassandra spalancò la porta del soggiorno, e subito davanti a loro si aprì il raccapricciante spettacolo di qualche ora prima.
Jeff entrò, e rimase ad osservare il sangue e le interiora sulle pareti.
-Adesso capisci perché so bene ciò di cui sei capace? Perché lo faccio anche io. Non sei l'unico che si diverte a squartare la gente.
Scoppiò a ridere.
-Bel lavoro, lo ammetto. Però su una cosa avevo ragione.
-Cosa?
-Tu non mi hai ucciso, perché non vuoi farlo. Di la verità, ti sto simpatico.
Cassandra sospirò e gli diede le spalle, tenendolo sotto controllo con la coda nell'occhio. Quante volte aveva visto il suo volto al telegiornale? Quante volte ha letto e riletto la sua storia? Eppure, incontrarlo dal vivo faceva un altro effetto...
-È la tua prima volta?
La domanda la prese alla sprovvista, era immersa nei suoi pensieri e quasi non la sentì.
-Come... come hai detto?
-È la prima volta che ammazzi qualcuno?
-No, i primi sono stati dei bulli, la seconda volta è toccato a un mio compagno un po' troppo impiccione.
Appena nominò i bulli lo sguardo di Jeff si incupì, e lei sapeva bene il perché.
-Li hai uccisi tutti?
Domandò evitando lo sguardo della ragazza.
Cassandra annuì.
-Dove sono i corpi?
-La polizia li ha trovati.
Il suo sguardo si fece ancora più cupo.
-Vorresti continuare a uccidere? A fare a pezzi la gente?
Le domandò dopo alcuni secondi di silenzio.
Cassandra sorrise.
-Perchè smettere?
Il viso di Jeff riprese il sorriso quasi beffardo che aveva prima.
A Cassandra dava un po' sui nervi quella sua aria da superiore, e non capiva il motivo per cui lui dovesse comportarti in quel modo.
Forse perché aveva due anni in più di lei?
Forse perché lui era un'assassino da più tempo?
"Meglio non indagare su cosa passi nella sua mente, potrei seriamente pentirmene..."
-Continuerai da sola?
-Perchè, vorresti far coppia?
-Aspetta, non intendevo questo... io... Dici sul serio?
Cassandra rise.
-Mai sentito parlare di sarcasmo?
Lo canzonò lei.
Jeff distolse lo sguardo.
Vergogna?
Imbarazzo?
O forse Rabbia?
Restarono in silenzio, evitando di guardarsi negli occhi.
-Hai notato subito la mia citratrice, vero? Eppure hai fatto finta di nulla.
-Sono abituato a questo tipo di ferite, come vedi.
Rimasero in silenzio ancora.
-Ho un'idea.- Disse ad un certo punto Cassandra. -Ma ho bisogno del tuo aiuto.-
-Cosa? Di che parli, ora vuoi fare squadra?
-Io non mi fido ancora di te, ma ho davvero bisogno del tuo aiuto, voglio vendicarmi anche su altre persone che, nonostante sapessero di cosa mi stava facendo mio padre, non sono mai intervenute.
-Non so di cosa tu stia parlando, ma mi va bene. Che hai in mente?
Lei sorrise.
-Si può definire... uno scherzetto alle forze dell'ordine.


~[ᏟᏆᏟᎪͲᎡᏆᏟᏆ]~ 𝓒𝓪𝓼𝓼𝓪𝓷𝓭𝓻𝓪 𝓢𝓬𝓪𝓻𝓻𝓮𝓭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora