Eravamo tutti seduti intorno ad una tavola arrangiata con dei vecchi pezzi di legno mezzi bruciacchiati. Io, Carter, Samshara, Jack, Billy e Cody -due ragazzoni con il viso ricoperto di acne- e perfino Piros e Michel.
– Dobbiamo entrare a Beehive e salvare Liam. – dissi.
Forse in questo modo Lili riuscirà a perdonarmi.
– Abbiamo già mandato una squadra, non c'è modo di entrare. – rispose Samshara.
– Invece un sistema esiste. – si intromise Jack – Volevo aspettare che fosse tutto sicuro per dirvelo, ma non possiamo più aspettare. I Ribelli all'interno di Beehive stanno scavando un tunnel sotterraneo.
Qualcuno si è salvato! Era la prima cosa che riuscii a pensare in quel momento.
Poi, come tutti gli altri, iniziai a percepire l'eccitazione per quella notizia.
– A che punto sono? – Chiese Carter sollecitando Jack ad andare avanti.
– Non saprei, i contatti con i Ribelli si sono interrotti.
– Aspetta, aspetta. Hai avuto contatti con loro? Come? – Samshara si era alzata in piedi e aveva poggiato i palmi delle mani sul tavolo traballante.
– Io-Io-Io sono riuscito a contattarli. – si intromise Piros che, quando non era troppo eccitato, riusciva ad articolare le frasi con più precisione – Ho hackerato un vecchio portatile situato nei-nei-nei quartieri poveri e sono riuscito a mettermi in contatto con un Ribelle.
– A che punto erano arrivati quando si è interrotta la comunicazione? – domandò Michael.
Piros, colto dalla timidezza, si portò un braccio davanti al volto per nascondersi. Non conosceva Michael e la sua domanda diretta lo aveva messo in soggezione.
– Piros, è importante. – insistette Carter con delicatezza.
– Ave-ave-avevano raggiunto i trenta metri di profondità e stavano cominciando a scavare in orizzontale. – rispose tutto d'un fiato.
– Quanto tempo è passato? – chiesi con gentilezza, sperando che Piros si fosse scordato del nostro ultimo incontro.
Il timido signore, prima mi lanciò un'occhiata di rimprovero, poi tornò a nascondersi dietro la manica larga della sua vecchia maglia piena di buchi.
Non si è scordato.
– Piros? – lo sollecitò Carter.
– Un mese. – bisbigliò.
Ci voltammo tutti verso Jack, aspettando sue indicazioni.
L'anziano signore dalla barba e dai capelli bianchi, teneva lo sguardo incollato alle sue mani poggiate sul tavolo. Borbottò qualcosa intanto che rifletteva sul da farsi.
– Con i mezzi dei quali dispongono, un mese non è abbastanza perché siano riusciti ad aprirsi un varco fuori dalle mura. – disse dando voce ai suoi pensieri.
– Dobbiamo iniziare a muoverci, Liam è in pericolo e gli Assaltatori si stanno velocemente preparando all guerra. E anche Beehive. – ribatté Samshara.
– Dobbiamo partite subito e sperare che il tunnel sia pronto. – suggerì Carter dando man forte all'amica.
Jack piegò la testa portandosi le mani tra i capelli. Sospirò profondamente poi annuì con forzata decisione.
– Se non riusciamo a riprendere il collegamento con i Ribelli, non abbiamo altra scelta. Piros, sicuro che non ci sia modo? – chiese il medico.
Piros tirò fuori da sotto la maglietta il suo portatile mezzo scassato e lo poggiò sul tavolo. Tutti i presenti alla riunione si appostarono alle sue spalle, curiosi di poter osservare sullo schermo i movimenti esperti dell'hacker.
La facciata del desktop era divisa in due parti: da un lato era aperta una pagina sulla quale Piros cercava di riprendere contatto con gli abitanti di Beehive, mentre nell'altro lato ara aperto un file che conteneva una strana immagine: una serie di linee verdi che formavano un alveare.
– Non esiste più contatto. Non posso-so-so fare nulla.
– Cosa è quello? – chiesi indicando l'alveare.
Piros si voltò nella mia direzione e per un momento credetti che non mi avrebbe risposto, ma sorprendentemente trovò il coraggio di parlarmi.
– Quello è l'Alveare. Dove eri rinchiusa a Bee-Bee-Beehive. – rispose con ovvietà – Ho hackerato i loro sistemi di sicurezza e sono riuscito a tracciarne un pro-pro-profilo.
Samshara lo strinse in un abbraccio tanto forte da far cadere a terra gli occhiali che scivolarono via dal naso di Piros.
– Tu sei un genio! – gli disse urlando – Cosa aspettavi a dircelo?
– Sam. Sam, lascialo andare. – l'avvisò Carter, notando l'espressione terrorizzata dell'informatico.
– Sei in grado di disattivare i loro sistemi di sicurezza? – chiesi con dolcezza.
– Solo per qualche minuto. – rispose, per la prima volta senza balbettare.
– Ragazzi? – Jack richiamò la nostra attenzione – Questa missione non servirà unicamente a salvare Liam. Dobbiamo anche evacuare i quartieri poveri della città e far esplodere l'Alveare distruggendo tutti gli Automi.
– Io sono pronta. – Affermò Samshara con estrema convinzione.
– Anche io. – disse Carter, seguito dai due ragazzoni di nome Billy e Cody e da me.
Avevo trovato il modo per sdebitarmi e, nonostante fossi terrorizzata, non mi sarei tirata indietro.
– Ci sto anche io. – annunciò Michael.
Mi voltai di scatto e lo fulminai con lo sguardo.
– Scordatelo. – ribattei – Tu resterai qui, al sicuro.
– Non esiste un posto sicuro fino a quando esisteranno cose come Automi e Pungiglioni. Voglio dare il mio contributo, vengo anche io. – sostenne.
– Non esiste, Michael. Tu non vai da nessuna parte. – ripetei con più decisione, sperando di intimorirlo.
– Abbiamo bisogno di più aiuto possibile. – si intromise Jack – Michael potrebbe restare fuori dalle mura per aiutare la gente che evacueremo.
– Non posso rischiare di... – a quelle parole mi si bloccò la voce in gola.
...di perdere anche te.
– Julia, sarò prudente. Te lo prometto. – Mi giurò Michael, prendendomi per le spalle.
Rimasi in silenzio per qualche secondo, poi abbassai la testa in segno di assenso.
– Bene, prepariamo il piano. – esortò Carter.
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NECTAR
AdventurePROTETTA DA COPYRIGHT PERCHÉ DEPOSITATA REGOLARMENTE! [IN REVISIONE] A causa dell'inquinamento globale, la terra comincia a ribellarsi alla presenza della specie umana. Dopo Tsunami, tornadi, terremoti, esplosioni nucleari, carestie, epidemie e guer...