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Restammo nascosti nella segreta galleria, scavata nella roccia vulcanica, per ore intere. Dal villaggio continuavano a provenire rumori inquietanti di scoppi ed esplosioni. Nessuno di noi voleva correre il rischio di farsi intercettare dagli Automi uscendo allo scoperto.

– Giuro che non ho mentito. – sussurrai a Carter – Quella vecchia strega è una bugiarda traditrice.

– Non hai bisogno di insistere, io ti credo. – rispose con serietà.

– Si, anche io. – si aggiunse Michael.

Calima, dall'altra parte della grotta, si schiarì la voce: – Gente, mantenete la calma. Siamo al sicuro, questa coraggiosissima ragazza – disse indicandomi – è riuscita a metterci in salvo.

Bastarda.

Avrei voluto spingerla nella lava e vedere il suo viso squagliarsi nel tormento.

– Vi prego di avere pazienza, proporrei di restare qui nascosti questa notte. Poi ci metteremo in marcia verso il villaggio "1", dove troveremo una sicura accoglienza.

Sapevo che, così vicina a quella donna, non avrei chiuso occhio neanche per un istante.

**********

Alle prime luci del giorno, ci arrischiammo ad uscire dalla galleria e ci ritrovammo sul profilo del vulcano. I campi agricoli erano stati completamente devastati dal passaggio degli Automi. Molta gente, alla vista del proprio lavoro distrutto, si lasciò sfuggire un gemito.

Marciammo ordinatamente in mezzo alla selva, capitanati da Carter che cercava di creare un passaggio per i più piccoli e per i più anziani. Viaggiare nella giungla, piuttosto che nelle gallerie, era senza ombra di dubbio diventato più sicuro. L'unica speranza era che arrivassimo al villaggio prima degli Automi, sempre che questi non ci fossero già passati. Con quel ritmo, non saremmo arrivati prima di una settimana. Liam e Carter si occuparono della caccia, io di procurare l'acqua e Michael di accendere i falò. Dormimmo sotto la flebile luce delle stelle e camminammo riparati dalle grandi foglie di banano.

Finalmente raggiungemmo le imponenti colonne dei cancelli del villaggio. Le guardie di vedetta ci lasciarono passare e, non appena mettemmo piede nel grande palazzo principale, Jordan ci venne in contro con il suo sorriso contagioso.

– Ah, che bello rivedervi! – disse stritolandoci nei suoi calorosi abbracci – Vorrei solo che non fossero queste le circostanze.

– Jordan, gli Automi stanno arrivando. Si muovono nelle gallerie, presto saranno anche qui. – disse Carter.

– Ah, non mi spaventano quei mucchi di ferraglia. Siamo ben armati dalle nostre parti.

– Non è un gioco. – lo ammonì Carter

– No, non lo è. Lo so bene. – rispose diventando subito serio – Molti di noi non vogliono lasciare le proprie case. Non vogliamo e non possiamo cedere al terrorismo, vogliamo combattere.

– Non hai idea di cosa ti aspetti, Jordan. Quelle cose sono inarrestabili!

– Po-po-posso intervenire? – chiese Piros, facendosi timidamente largo tra la folla – Io-io-io ho... beh, ecco... io ho una teoria. Ma non sono sicuro che fun-fun-funzioni.

Goccioline di sudore gli imperlavano la fronte, sotto la pressione di decine e decine di sguardi fissi su di lui.

– A questo punto non vedo perché rifiutare anche la più folle delle possibilità. Di che si tratta? – chiese Jordan.

– Beh, ecco... gli Automi sono praticamente in-in-indistruttibili. Siete riusciti a farne fuori qualcuno con i bazooka, ma le altre armi sono state inefficaci giu-giu-giusto?

– Va avanti. – lo incoraggiò Liam.

– Io però ho visto qualcosa di stra-stra-straordinario! – disse allargando gli occhi dall'eccitazione e gesticolando energicamente con le braccia – Quando gli Automi sono riusciti ad a-a-arrivare nell'atrio, non credevo che ci fosse un modo per fermarli. Poi, ad un certo punto, qualcuno ha colpito un Automa dritto nella tempia e que-que-questo è crollato a terra!

– Hanno un punto debole. – riassunsi, stupita.

Ed era scioccante che fosse proprio la tempia. Era stata una debolezza per me e per tutti i ragazzi che avevano superato la Valutazione. E quella nostra debolezza era stata sfruttata per dare forza proprio agli Automi.

– Forse abbiamo una possibilità. – disse Jordan, aggiustandosi la benda sull'occhio.

Calima si irrigidì e cercò qualcosa da dire, come se volesse sementire quanto appena detto, ma non trovò le parole e fu costretta a rimanere con in silenzio.

– Ragazze? – Jordan chiamò le sue figlie – Occupatevi di questa gente, trovate loro degli alloggi e portategli da mangiare.

Le due splendide ragazze dalla pelle bronzea, obbedirono istantaneamente e, con estrema gentilezza, condussero tutti i superstiti del villaggio numero "8" verso i dormitori.

– Jordan, giusto? – chiese Michael – Possiamo parlare? Voglio dire: si può indire un consiglio? Dobbiamo organizzare una lega offensiva e difensiva. Non possiamo più aspettare che vengano a stanarci, dobbiamo contrattaccare.

NECTARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora