Lucas Hemmings è il classico riccone snob che usa i soldi del papi per fare veramente qualsiasi cosa, non ha mai lavorato, non si è mai dovuto preoccupare di niente e soprattutto si è montato così tanto la testa che ora crede che tutti siano al suo cospetto per il solo e unico fatto che quando va in bagno, dal suo sedere escono banconote da cento dollari.
Vederlo quotidianamente trattare male quello che è il ragazzo più buono che io abbia mai conosciuto nella mia vita, nonché suo compagno di stanza da tre anni, mi irrita come solo la buccia dei kiwi se me la strofino sulle mani. Sono allergica ai kiwi e forse pure a Luke Hemmings.
«Quando hai intenzione di chiedere per favore?» gli dico, guardandolo mentre ordina da mangiare con fare superiore. «Sei così ricco e i tuoi genitori non hanno mai assunto qualcuno che ti insegnasse l'educazione?»
Ashton mi sorride, passa il sacchetto con il cibo a Luke e lo osserva andare a sedersi ad uno dei tavoli. Il biondo non dice niente per tutto il tempo, non risponde alla mia frecciatina e ovviamente non ringrazia il barista.
«Non dovevi dirgli quelle cose, Luke è uno che porta un sacco di rancore» mi avverte il mio amico, non smettendo però di ridere sotto i baffi. «Probabilmente ora non ti perdonerà mai e sarai per sempre la ragazzina che lo ha ferito nell'orgoglio».
«Ne sarei solo fiera» rispondo, accorgendomi solo in quel momento di stare fissando Luke in modo molto poco velato. Non ci posso fare niente, quei suoi modi di fare me lo fanno stare proprio antipatico.
«Speriamo di non trovarti morta in una stanza d'hotel per cause naturali allora» scherza Ashton e io finalmente distolgo lo sguardo.
«Sapresti subito che è colpa sua» ammetto, ridacchiando. È proprio il momento che qualcuno dia a quell'inglesino snob una bella svegliata e quel qualcuno, dal profondo del mio cuore, vorrei essere io.
A lezione mi sono lasciata fregare, non volevo ma è successo: ho fatto amicizia con uno strano individuo che la pensa come me sul fatto che fare alzare tutti per andare in bagno sia un po' imbarazzante. Non è che lo sia realmente, psicologicamente però fa la sua bella figura.
Questo tipo, Michael, si è seduto vicino a me perché a suo parere "una ragazza che sta sempre in classe da sola sarà sicuramente una secchiona e io devo fare amicizia con gente intelligente se voglio passare qualche esame" il che è stato un mix di affermazioni un po' offensive ma anche un po' lusinghiere. I suoi genitori hanno un'azienda farmaceutica e lui si è iscritto a questa facoltà per portare avanti l'impresa di famiglia, ma sinceramente non riesco proprio a capire se questa sia la sua vocazione o meno. Da come ne parla, direi proprio di no.
«Non ti ho mai visto a lezione» gli dico, consapevole del fatto che da quel momento in poi non avrei più seguito assolutamente nulla. Lui, d'altro canto, lo era sin da quando aveva messo piede in aula.
«Perché non seguo quasi mai» dice, scrollando le spalle. È rivolto verso il professore ma riesco a cogliere un ghigno quasi esasperato sul suo volto. «Questa materia mi annoia in modo esagerato e poi vivo di rendita dal liceo».
Il fatto di essere particolarmente ricco non ha reso Michael antipatico come Luke Hemmings, che dovrebbe proprio capire che avere tanti soldi non lo rende una persona migliore di tutti gli altri. Io e mia mamma abbiamo vissuto la nostra vita con il minimo indispensabile e siamo sempre state felici, anche senza una reggia in cui abitare o una macchina da corsa costosa.
«Come mai non sei andato ad Harvard o a Yale, se sei così bravo?» gli chiedo, prendendolo un po' in giro, nonostante sotto sotto un minimo di curiosità ci sia. Le disponibilità economiche per andare in un'università prestigiose le ha, ma ha volontariamente scelto di iscriversi qui.
Michael scrolla di nuovo le spalle, è un gesto che fa spesso, noto. «Perché non ci sono entrato» risponde, ma questa volta sorride. «Fortunatamente».
La mia teoria sulla sua poca voglia di intraprendere la carriera del chimico inizia a diventare sempre più chiara. Nessun giudizio, però mi dispiace. Vorrei chiedergli il perché si sia lasciato abbindolare nella scelta del suo futuro, ma non mi sembra il caso di porre questa domanda così personale al nostro primo incontro.
«Vero» concordo. «Immagino quanto siano piene di snob che se la sentono tutto loro. Un mio amico studia a Yale, mi racconta spesso di ciò che succede da quelle parti: niente di bello per i comuni mortali».
«Preferisco di gran lunga la tranquillità di questo posto» commenta lui, sbadigliando senza ritegno. «Anche se mi fa venire molto sonno».
«Vuoi filartela?» propongo, non curante del fatto che perdere delle lezioni potrebbe essere nocivo. «Tanto questo argomento non è difficile e dal libro si capisce bene».
Michael esulta silenziosamente, prima di raccogliere il più in fretta possibile tutte le sue cose e metterle nello zaino in modo disordinato.
«Non aspettavo altro» dice, uscendo dall'aula silenziosamente.
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flowerish; 5sos
FanfictionAvete presente Domino, il personaggio dei fumetti degli x-men che camminando crea un campo che riesce a cambiare gli eventi rendendoli fortunati? Ecco, io sono un po' come lei, ma esisto nella vita reale. Beh, circa, diciamo che esistevo nella vita...