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Tamara è seduta sul prato e mi guarda con gli occhi sbarrati mentre le racconto quello che è successo con Calum l'altro giorno in palestra. È scioccata perché le ho detto che non ho voglia di avere una relazione, perché mi sento come se questo percorso debba essere mio e solo mio. Lei ovviamente pensa che stia mentendo, che in realtà faccio così perché mi manca Dave e non lo voglio ammettere.

«Dimmi la verità, non ti giudicherei mai» mi dice, ma io la verità gliel'ho già detta mille volte. «Dave è il tuo ex storico, è normale avere sempre un debole per gli ex storici».

Sospiro, non capirà mai. Lei è fatta così, quando ha le sue idee, non le cambia. «Tammy, io e Dave ci siamo lasciati un anno fa, siamo amici. E Calum mi piace, solo non voglio buttarmi in qualcosa che non sono sicura di volere. Metti che poi non funziona, metti che mi tiro indietro come al solito. Perderei una persona che mi fa ridere e anche il mio capitano».

«Quindi il problema è che hai paura di non poter giocare più a basket?» chiede, sorridendomi. Sorride perché sa che non è per quello, ma le piace sdrammatizzare le situazioni. «No comunque a parte gli scherzi, penso che tu ti debba buttare. Magari anche non subito, prenditi il tuo tempo, ma se capisci che non è solo una cosa così allora non lasciarti sfuggire questa occasione».

Tamara è questo tipo di persona, contare su di lei è facile come bere un bicchiere d'acqua quando hai sete.

«Grazie, seguirò il tuo consiglio» le dico, poi mi alzo dal prato, sconsolata. Devo andare a lezione. «Ci vediamo appena abbiamo un buco libero, okay? Mi manca passare i pomeriggi con te».

La vita al college è più impegnata di quanto credessi, tra le lezioni, gli allenamenti, lo studio e le nuove amicizie è difficile riuscire a trovare un equilibrio. Ho proposto più volte a Tammy di raggiungere me, Ashton e Michael al bar, ma non c'è stato verso di convincerla ed il motivo pare essere che non provi molta simpatia per Michael. Secondo me è solo timida.

Lei annuisce e mi saluta con un abbraccio veloce, prima di rimettersi sdraiata sull'erba a godersi gli ultimi raggi di sole estivi.

In aula oggi siamo in pochi, non capisco il motivo ma non faccio domande. Michael mi aspetta al nostro solito posto con il libro aperto sotto il naso. Vorrei credere che stia studiando ma è una cosa che non rientra nelle mie facoltà.

«Ehi» lo saluto, lanciandomi di peso sulla sedia libera vicino a lui. Non sono mai stata una ragazza molto leggiadra. «Studi?» gli domando.

«No, sto sniffando la carta» risponde, scrollando le spalle. «Scherzetto, stavo facendo il finto intellettuale per rimorchiare di più» ammette e si, questa mi sembra più una cosa da lui.

In quel momento mi arriva un messaggio, quando vedo che è da parte di Calum non lo apro nemmeno, non so se sono pronta. Leggo dall'anteprima che vuole che ci incontriamo al bar per un caffè e per parlare.

«Ma che fai?» mi sgrida il mio compagno di corso, con un tono antipatico. «Non lo sai che non puoi baciare i ragazzi e poi sparire?».

Sbuffo, riprendo il telefono e rispondo a Calum.
D'accordo, tra due ore. Ti aspetto lì.

«Contento?» gli mostro il telefono mentre lui annuisce, prima di ridacchiare a suo modo.

«Non fare la sostenuta con me, lo so che non vedi l'ora di incontrarlo» mi dice poi, mantenendo quella smorfia compiaciuta.
Questa volta è il mio turno di alzare gli occhi al cielo, ma la discussione dura poco, perché il professore entra in aula e richiede l'attenzione.

Ashton e Michael ci stanno spiando, da dietro il bancone. Li vedo ridacchiare e lanciare occhiate al tavolino dove siamo io e Calum. Stiamo parlando della situazione e sono grata che Calum gli stia dando le spalle.

«Allora» mi dice, non vorrei saltare a conclusioni affrettate ma percepisco dell'imbarazzo nel suo tono. «Cosa credi che debba succedere ora?».

Vorrei avere una risposta, ma non ce l'ho. Lui mi guarda in attesa. «Sei sicuro di voler mettere a rischio la tua posizione nella squadra?» gli chiedo, perché è l'unica cosa che mi viene in mente in quel momento. Lui sembra disorientato. Così specifico. «Per la regola, quella del coach sulle relazioni tra compagni di squadra».

«Ah! No. Non sono minimamente preoccupato per quello. Non temo per il mio ruolo perché tu ci tieni alla squadra e agli allenamenti quanto me. Mi fido della tua etica del lavoro» mi risponde, tutto l'imbarazzo che avevo percepito: sparito. Davanti a me c'è questo bellissimo ragazzo sicuro di sé che non mi è per niente indifferente.

«D'accordo» dico, cercando di non rendere troppo evidente il sorriso che mi sta uscendo. «Allora usciamo, a cena. Domani. Ti passo a prendere alle sette» gli propongo.

«Mi farò trovare fuori» sorride, e posso dire di non essere affatto pentita di questa scelta.

Al bancone, Ashton e Michael mi applaudono silenziosamente, come se avessero fatto il tifo per me tutto il tempo. Che spioni.

«Ehi, li conosci i miei amici al bancone?» chiedo a Calum, proponendogli di spostarci lì. Lui scuote la testa, curioso. «Vieni te li presento».

Tra tutte le persone che speravo di incontrare quel giorno, Luke Hemmings non era nella lista. Vederlo arrivare da solo senza la sua scia di scagnozzi leccaculo mi fa strano, ma non mi interessa. Sta venendo da questa parte e sono pronta a incenerirlo di nuovo, se dovesse parlare male al mio amico un'altra volta.

Ha la faccia stanca, si siede al bancone senza dire niente. Lo guardiamo straniti mentre sorseggia il caffè appena ordinato. Nessuno dice niente perché è una situazione irreale. Luke Hemmings che sta zitto è come Tamara non interessata ai ragazzi. Lui ci ignora, come se non fossimo tutti lì a guardarlo.

Il cielo si scurisce, tutto d'un tratto. Inizia a gocciolare ma è una pioggia strana, viscosa e anche un po' appiccicosa. Al contatto punge e non sembra una cosa normale. Io e Calum ci andiamo a riparare sotto al bancone, Luke rimane lì, imbambolato.

«Ehi, idiota» lo richiamo, attirando finalmente la sua attenzione. Vedo che ha delle piccole ferite dove la pioggia lo sta colpendo. «Vieni a ripararti qua sotto se non vuoi morire dissanguato».

Lui si sposta sotto il bancone, infastidito. La poggia si fa più fitta. Talmente fitta che sembra creare una tenda tutto intorno a dove siamo noi. È una situazione strana, sono confusa. Poi una luce, e quel punto, la pioggia smette di botto.



Buongiorno buongiorno amici lettori.
Con questo capitolo si conclude la prima parte di questa storia, quella "reale"! Dal prossimo capitolo inizieranno ad esserci elementi sovrannaturali che non vedevo l'ora di inserire 😍

Spero che questo capitolo vi piaccia e che la storia vi stia un po' prendendo. Se avete voglia fatemelo sapere, mi fa sempre piacere leggere commenti, anche se piccolini.
Ci vediamo la prossima settimana con un nuovo capitolo!
Baci baci!

flowerish; 5sosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora