07. Casa stanca

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Tish

«Sei la mia stellina.» Sussurra al mio orecchio ed io avvampo. Ha sempre il potere di farmi stare bene, di farmi sentire speciale. «Buonanotte, Tijana.» Conclude, baciandomi la guancia.

«Buonanotte, Alberto.» Lo saluto.

«Dai, chiamami Albe.» Mi rivolge un occhiolino e gira l'angolo, scomparendo dalla mia vista.

Sorrido ed entro nella mia camera, chiudo la porta e mi poggio a quest'ultima. Perché quel gesto? Mi tocco il punto dove, qualche secondo prima, c'era la sua bocca. Un nodo allo stomaco mi fa tremare leggermente, così mi distendo sul letto. Mi metto un cuscino sul viso, reprimendo un grido di frustrazione. Non capisco i segnali, non capisco il perché io mi senta a mio agio. Ci conosciamo da poco tempo, è vero, eppure con Jefeo si è aperto moltissimo. Io, invece, non so quasi nulla su di lui, se non che viene da Messina. Ma la stessa cosa potrebbe dirla di me, visto che l'unica con cui ho stretto un legame è Arianna. Però, ciò che gli ho raccontato non è che un tassello del mosaico. Tish è complicata, forse anche troppo. E allora, perché non mi molla? Perché non sparisce come tutti gli altri? Devo ammettere che Urso ha una gran pazienza, ma prima o poi si allontanerà anche lui.

Ne sono certa.















Alberto

«Buongiorno, stellina.» Le bacio i capelli e mi sorride.

Schiude le labbra per rispondermi, ma Arianna scende le scale e mi abbraccia.

«Buongiorno anche a te.» Ricambio la stretta e vedo Tish agitarsi.

«Titi, va tutto bene?» Le chiede la ballerina al mio fianco, preoccupandosi del suo colorito.

«Certo, io vado.» Le sorride calorosamente.

Si alza dalla sedia, scocca un piccolo bacio sulla fronte della sua coinquilina e corre fuori dal bar.

«Tu ne sai qualcosa?» Chiedo, ma scuote la testa. Sollevo le spalle ed afferro un cornetto al volo. «Scappo anche io, sono in mega ritardo.»

«Buona lezione.» Mormora e le sorrido, rispondendole velocemente.

Mi avvio verso la sala prove, mentre mi appresto a mangiare la mia colazione. Giungo davanti all'aula 7, ingoiando l'ultimo boccone, ed apro la porta. Appena entro, mi accomodo su uno sgabello. Mi volto, ma Tish non c'è. Mi acciglio e la cerco con lo sguardo, invano. In quell'istante, una chioma arancione varca la soglia. Appena si volta, sussulta spaventata.

«Sono così brutto?» Dico ridendo.

«No, non pensavo fossi già qui.»

La sua voce trema debolmente, ha gli occhi rossi, le guance bagnate e i puntini sono quasi sbiaditi. Anche se sta cercando di nasconderlo, so che ha appena pianto. Mi avvicino a lei lentamente, accarezzandole i capelli e infine la abbraccio. Lei è immobile, quasi sorpresa da quel contatto. Ma non servono le parole per capire che sta male, basta uno sguardo e io mi precipito da lei. Vederla in questo stato mi fa stringere il cuore, nonostante l'apparenza è umana anche lei. Ricomincia a piangere e solo allora mi stringe fortemente a sé. Mi godo il momento, chiudendo gli occhi. Dondolo un pochino, cercando di placare i suoi singhiozzi e sembra funzionare. A poco a poco diminuiscono, fino ad annullarsi.

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