04. Come neve

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Tish

«Anche se dobbiamo per forza stare insieme, non ti do il permesso di affibiarmi dei nomignoli.» Sottolineo.

«Peccato.» Sorride. «Ci avevo sperato.» Alzo gli occhi al cielo.

«Quando la smetterai di essere così?» Esclamo.

«Mai. Forse, sono nato per infastidirti» Afferma e ride, poi torna serio.

I suoi occhi si incupiscono ed i miei si spalancano leggermente. Non so cosa abbia in mente, ma lo vedo alzarsi dalla sedia di fronte a me ed avvicinarsi lentamente. Il mio cuore inizia a battere più velocemente, al solo pensiero di averlo accanto. Posa le sue labbra sul mio orecchio ed abbozza un sorriso, mi sento accapponare la pelle.

«Ma ammettilo, ti piace.» Mi allontano da lui rapidamente, per poi salire le scale e rifugiarmi in stanza.

«Tutto ok?» Si acciglia la mia coinquilina. «Scommetto che c'entra un ragazzo dagli occhi verdi.» Sorride ed io sospiro.

«Me lo ritrovo ovunque.» Ammetto.

«Hai fatto colpo sul tenore, Tish.» Dice entusiasta e io prendo un lungo respiro, prima di raccontarle cosa era accaduto.

«Non accetto un no come risposta.» Afferma Alberto. «Raffaella non ne sarà felice.» Canticchia.

«E va bene!» Grido. «Andiamo a cena fuori, ma non farti strane illusioni.» Lui mi sorride, ma io non mostro alcun segno di felicità.

Il mio cuore è spento, privo di emozioni. Non amerò mai più qualcuno come ho fatto in passato. Nessuno mi farà sentire libera, spensierata e coccolata come mia mamma. La sua morte mi ha reso apatica e diffidente verso chiunque cercasse di provare a stringere un legame con me. Io sono come la neve. Anche se provi a scaldarmi, rimarrò sempre fredda.

«Io penso che tra voi due possa nascere un amore.» Mormora.

«Mi dispiace riportarti alla realtà, ma non accadrà mai.» Sentenzio duramente. «Siamo troppo distanti caratterialmente.»

«Sarà.» Solleva le spalle, non del tutto soddisfatta della mia risposta.

«Possiamo cambiare argomento, per favore?» Chiedo spazientita.

«Certo.» Sorride. «Stamattina ho sperimentato la prima lezione con la Celentano.» Sbuffa.

«E come è andata?» Mi volto per guardarla meglio.

Lei si siede sulle coperte del mio letto, a pochi metri da me. Evidentemente il suo nome la innervosisce parecchio e la sua reazione mi fa ridere. Chiaramente, non corre buon sangue tra le due. Esattamente come tra me ed Alberto.

«Male.» Sussurra e si rattrista. «Mi ha sbraitato contro tutto il tempo, dice che non ho talento e che se sono qui è soltanto perché i giudici sono troppo buoni per sbattermi fuori» io schiudo le labbra. «E non è tutto. Mi ha rinfacciato che, anche se il classico non è il mio genere, devo cimentarmi anche con quest'ultimo.» Abbassa lo guardo sulle sue scarpe.

«Mi dispiace tanto, Ari.» La abbraccio fortemente.

Mi era mancato quel semplice contatto in tutti questi anni. Non sono brava con le parole, non sono capace di dare conforto e lei sembra accorgersene. Però, mi sorride comprensiva. Nessuno mi ha mai sostenuta o aiutata, nel momento in cui avevo bisogno più di ogni altra cosa al mondo di qualcuno. Mi sono ritrovata da sola, ad affrontare qualcosa di molto più grande di me.

«La sua opinione conta in minima parte, tanto che i professori non ne tengono conto se ti trovi ancora qui.» Le sorrido calorosamente. «Non farti abbattere dai suoi commenti. Anzi, trova in essi un punto di forza per poter andare avanti.» Le do un piccolo bacio sulla guancia e la avvolgo nuovamente tra le mie braccia.

«Grazie mille, Titi.» Mi pietrifico. «Va tutto bene?» Mi scuote.

«Sì.» Sussurro piano. «Ho da fare.» Mi sollevo per poter raggiungere la porta, ma lei mi afferra per il polso.

«Ma dove vai?»

«Mi sono dimenticata che ho una lezione.» Mi giustifico. «Pensa al mio consiglio»

«Lo farò, ma ricordati che io e te abbiamo una pizza in sospeso.» Ridacchia ed io annuisco vivacemente.















Alberto

Vedo Tish scendere le scale frettolosamente, sembra turbata. Mi avvicino a lei e solo allora, noto che sta piangendo. Non avevo mai visto questo suo lato fragile e sensibile, ma mi piace. Lei è sempre perfetta, anche nelle sue imperfezioni. Le corro incontro, cercando di capire cosa sia accaduto.

«Ei, che succede?» La blocco per le spalle, ma lei non risponde ed evita il mio sguardo. «Puoi fidarti di me.» La rassicuro.

«Per favore, lasciami in pace.» Sussurra, cercando di sciogliere la mia presa dalle sue braccia.

«No, basta scappare.» Affermo. «Voglio realmente sapere che succede, sono preoccupato per te.»

Sembra sorpresa da ciò che ho appena detto. Forse, non pensa che io tenga a lei o semplicemente che non mi interessa il suo stato d'animo. Ma è proprio qui che sbaglia, perché lei non mi è indifferente. Le lacrime continuano a rigarle le guance e io gliele asciugo con il pollice. Mi sorride debolmente, per poi gettarsi tra le mie braccia, che la accolgono. Dove è la ragazza che fino a poco fa mi detestava e mi evitava? Perché continua ad alzare un muro nei miei confronti? Perché fa fatica ad aprirsi con me? Quando capirà che tutto ciò che voglio è che lei si senta a suo agio? Non le potrei mai fare del male. Anche se non lo ammette, ha sofferto tanto ed io voglio aiutarla. La stringo ancora più forte a me, mentre sento il suo profumo invadermi le narici e sorrido ampiamente.

«Io sono qui per te, piccola Tijana.»

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Scusate il ritardo nel pubblicare questo capitolo. Ho avuto da fare, ma sto rispettando -più o meno diciamo- la mia tabella di marcia iniziale. Quanto meno ci provo. Detto ciò, spero che il capitolo vi piaccia (a me non soddisfa affatto) e se volete lasciate una stellina e un piccolo commento. Bacini.

Mar.

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