Capitolo 8, la solitudine.

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Va sempre a finire che ti ritrovi solo.

Affoghi nel tuo dolore, fra le lacrime che hai versato non c'è modo di rimanere a galla, ti trascinano verso l'oscurità, e tu cominci persino a fidarti di loro, pur di non credere a ciò che ti dice la gente.

"Ali. Tu non stai bene vero?"

"Eh? Cosa? Macché dici, sto benissimo."

Cristiana e io avevamo scambiato si e no una ventina di parole in un anno. All'inizio della seconda superiore mi venne vicino, a ricreazione, e mi guardò negli occhi. Sembrava volesse scavarmi dentro per comprendere cosa mi affliggeva.

"E invece no. Ci sono passata anche io."

"Passata in cosa?"

Ero sempre più sorpresa. Che dai miei occhi trasparisse così tanto del mio stato d'animo non potevo crederci, mille e mille volte avevo costruito la mia maschera di felicità davanti allo specchio, e mi era sempre sembrata perfetta, ma adesso..

"Tu.. Io mi tagliavo. Adesso ho smesso, il mio ragazzo mi controlla ogni giorno."

"Io non.. Sto solo passando un brutto periodo. Brutto come me.." Mormorai.

"Non ti piaci vero?" Avevo parlato così a bassa voce che mi stupii di sentire quella domanda, a stento avevo udito io il mormorio della mia voce.

"Indovinato.."

"Anche io sai? Mi facevo schifo. Mi dicevo che ero grassa eppure continuavo a mangiare ma ogni volta mi facevo male. Le mie braccia erano.. Totalmente riempite.."

"E come hai fatto ad uscirne?"

"Il mio ragazzo mi ha aiutata. Posso provare ad aiutarti, Ali se hai bisogno io sono qui."

Dilatai gli occhi, guardando il pavimento sporco della nostra grigia e tetra aula. Aveva capito ogni cosa senza bisogno che le dicessi nulla. Le lacrime minacciavano di uscire e disegnare solchi roventi sulle mie guance, ma non glielo permisi. "Grazie Cri, grazie davvero."

"Figurati."

E si allontanò.

Veniva a chiedermi ogni giorno come stavo a ricreazione, prima glielo chiedevo io, e poi lei. Le risposte di rado variavano da "mm." "Insomma."

"Sto." "Non lo so."

Altre ragazze vennero a chiedermi cosa avevo, in classe. L'anno precedente avevo una piccola cerchia di amici, da cui mi ero irreparabilmente separata durante il mio brutto periodo. Tutti loro parlavano di me. Tutti si chiedevano cosa potessi mai avere.

È sconcertante capire che chi ti sta più accanto non vede niente, mentre chi a malapena scambia due parole con te, riesce a comprendere tutto.

Non dissi mai nulla di più a Cristiana.

Uscii totalmente dalla cerchia di amici.

Parlavo solo con le mie compagne di banco, per chiedere qualcosa riguardo ai compiti o per una penna, dato che le mie finivano sempre, in un modo o nell'altro.

Matilde rimase al mio fianco anche durante la lotta. Una lotta che comincia con una frase semplice e ben composta: "ho il numero di una psicologa."

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