Capitolo 11, ritorno alla vita.

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I mesi accanto a Gabriele passavano veloci e meravigliosi.

Aveva imparato ad accettare ogni mio problema, nonostante le difficoltà, e mi faceva sentire amata. Mi accompagnava a tutte le sedute, e quando poteva anche alle visite. Insieme stavamo riuscendo a combattere la mia malattia, sia dal punto fisico, poiché era riuscito a portarmi a 49 kg, e da quello psicologico, perché guardandomi allo specchio con lui dicevo: "non devo essere tanto male se ti sei innamorato di me eh, topino?"

"Sei bellissima. E si, mi sono innamorato di te."

Col tempo i dolori allo stomaco scomparvero, cominciai a riacquistare l'appetito anche grazie alla vagonata di medicine che ingoiavo ogni giorno. I miei capelli tornarono forti, le mie unghie non si spezzavano più come prima. Smisi di tagliarmi, le cicatrici sui miei polsi, sulle mie gambe, i miei fianchi e le mie braccia stavano sbiadendo con il passare delle stagioni.

Non mi ricordavo più cosa significava prendere qualcosa per farsi del male.

Gabriele aveva deciso che io dovevo vivere, e stava facendo davvero di tutto pur di vedermi sorridere.

Mi portò al mare, a fare un pic nic in montagna, a mangiare un gelato, facemmo la pizza un giorno a casa mia, e poi andammo a camminare per la strada.

"Honey?"

"Yes honey?"

"Mi piace quando mi rispondi in inglese."

"Mi piace quando mi fai le domande. In qualsiasi lingua esse siano. Mi basta sentire il suono della tua voce."

"Sei tutta la mia vita."

"No, solo un briciolo. Ma è così bello questo pezzo di vita che sembra una vita intera."

"Mi piace quando parli come un filosofo."

"Mi piace il fatto che ti piaccia."

"E a me piace il fatto che a te piaccia che a me piaccia che tu parli come un filosofo." Scoppiammo a ridere. Gli presi la mano, lui la strinse dolcemente e guardandomi negli occhi mi baciò.

"Mm."

"Cosa?"

"C'è una strada."

"Si."

"E ci sono delle stelle."

"A quanto pare si, ahahah."

"Mi farebbe l'onore di stendersi in mezzo alla strada con me, a contemplare le stelle, principessa?"

"Non chiamarmi principessa." Mi feci dura tutto d'un tratto. Non mi piaceva quel nomignolo. Poi sorrisi, perché il suo sguardo si era fatto triste e colpevole.

"Scusami.." Dissi.

"Stenditi accanto a me, dolcezza."

"Adesso va meglio."

Rimanemmo fermi un'ora sotto il cielo pieno di luci, a guardare se per sbaglio o per destino, sarebbe caduta una stella cadente.

"Sei bellissima. Anche sotto la luce della luna."

"Perché non mi vedi."

"Stupidina. Non fare la negativa come al solito. Amati, io ti amo."

"Ti amo anche io. Sai quanto è complicato per me."

"Lo so. Ma non mi importa. Dovessi dirti ogni giorno quanto bella sei, ci crederai."

Mi voltai, e vidi i suoi occhi brillare nella notte calda. Era il ritratto della perfezione. Ma a me interessava soprattutto ciò che aveva dentro, una dolcezza così travolgente, era instancabilmente paziente, ed era follemente innamorato. Niente di meglio, avrei potuto chiedere.

Una rosa d'inverno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora