Capitolo 13, il dolore.

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Dal punto di vista di James.

Camminavo per strada, niente di più. Camminavo tranquillamente, con le cuffiette nelle orecchie, e ho sentito una voce chiamare. No, non una voce. Era lei.

"Alice?"

"Stronzo."

"Alice che stai facendo?"

"Ti odio."

"Alice cazzo, esci dalla strada."

"Ahahahah, vorresti fermarmi?" Era cerea. Distrutta. Rise sguaiatamente e mi mise ancora più a disagio, non sapevo come muovermi.

"Si, esci di lì." Ero terrorizzato.

"E invece no." Sorrise. E continuò: " sai io te le ho sempre perdonate tutte. Con Gabriele stava andando fottutamente bene. Poi tu torni a rompere il cazzo, con i tuoi ricordi, le tue nostalgie. Ma no, che dico, sono i miei ricordi, le mie nostalgie. La mia mancanza di te. Mi mancava tutto quello che pensavo di essere riuscita a dimenticare. E invece no. Stronzo. Ti ho dato tanto. E tu mai niente. Ti ho dato amore, comprensione, voglia di vivere, un motivo per alzarti, ho accresciuto la tua autostima, mi sono sempre presa cura di te. Ti ho amato. E guardami. Guardami cazzo! Guardami negli occhi! Non aver paura! La vedi? La vedi la disperazione? Si? Sai come ci è finita la disperazione dentro questi stupidi occhi? Grazie a te. Grazie a te prendo farmaci anti depressivi, grazie a te digiunavo per giorni, grazie a te mi sono odiata. E mi odio ancora. Per averti permesso di distruggermi."

Quelle parole mi si conficcarono nel cuore come una lama. Aveva sempre avuto una grande capacità di esprimersi, ma non l'avevo mai vista così.. A pezzi.. Distrutta.. Cosa voleva fare?

Vidi l'autobus.

"No."

"Come scusa? Non sento bene, sta arrivando un autobus."

"No Alice, non permetterò che accada."

"Tardi. L'hai permesso anni fa. Dimmi JAMES - sputò il mio nome come fosse veleno- come ci si sente? A vedere una persona morire? Come ci si sente a rimanere indifferenti? Perché io non lo so. Io ho combattuto. Io sono rimasta in piedi anche per te, ma tu avevi la tua zoccola. Ahahah poverina, non sa con che mostro indomabile ha a che fare."

"Non c'è più, se n'è andata."

"Ah, per fortuna. Ha capito di che pasta sei fatto. Adesso è tempo che io vada, il mio lavoro qua è finito. E se permetti, vorrei dire una cosa: nessuno riuscirà più a prendere il tè con i tuoi demoni James, nessuno. Solo io ci sono riuscita, gli altri non posso capire. Sarai solo. Adesso potrai andare in giro e dire: "la mia anima gemella si è suicidata." Addio, non ti mancherò, ma spero che il senso di colpa ti logori. Ci vediamo all'inferno."

Prima che potessi aggiungere altro, si piazzò esattamente in mezzo, mi salutò con la mano e guardò l'autobus con un sorriso. <mai più> furono le sue ultime parole.

Urlai. Cominciai a piangere.

Il suo corpo era distrutto. C'era sangue ovunque, mi precipitai e affondai le mani nei suoi capelli. "No, no, no, no, ti prego. No. Torna qui. Torna. Dio no. Riportala qui. Non puoi prenderla. Non puoi. Non puoi. Alice, alice ti prego, alice, alice, alice, alice..."

Alice, alice, alice, alice. Quel nome mi tormenta tutt'oggi. Quando mi strapparono a forza dal suo cadavere freddo e inerme, continuai a ripetere ossessivamente quella parola.

Ha sempre avuto ragione. Sono solo senza di lei. Sono solo.. Mi aveva dato tutto e io sono stato così stupido e immaturo da non accorgermene. Non dormo la notte. L'incubo della sua morte così catastrofica e improvvisa mi da la nausea, i brividi. Ha ragione. Hai ragione Alice. Ho distrutto tutto.. Sono un mostro. Nessuno sa parlare con le mie ombre, e queste mi stanno inghiottendo. Merito questo adesso. Lo merito ed è per questo che ho scritto questo racconto. Mi sono immedesimato in lei, e ho capito ogni cosa. Ho sbagliato per anni Alice, ma so che coi tuoi riccioli color cioccolato, e i tuoi occhi spenti da quando ti ho fatto tutto quel male, so che non sei all'inferno. Dio dovrebbe fare un posto solo per te, più bello del paradiso, perché è così che mi facevi sentire ogni volta che ti avevo accanto. Lo dico adesso, perché non ci sei più. Lo dico adesso, adesso che sento una voragine nel cuore. Ti raggiungerò Alice, potrai odiarmi anche in un'altra vita. Ma ti ringrazio, per avermi fatto capire il valore della mia.

Addio piccola Cice, addio.

Una rosa d'inverno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora