CAPITOLO 9

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Lo scalpiccio dei passi risuonava nelle poche stanze presenti.

Lo scalpiccio di piccoli piedi correre giocosi, accompagnati da una risata sincera riecheggiante all'interno delle mura di casa.

La ricordava, con la veste cremisi e lo scialle nero, seduta su una sedia a spazzolarle i capelli.

La ricordava lei.

Ricordava le sue mani a regalarle sempre dolci carezze e le sue dita intrecciare le ciocche della chioma rossa o ad impastare qualche delizioso biscotto. Ricordava le sue braccia, meraviglioso rifugio quando nelle notti di tempesta, i lampi squarciavano il cielo. Ricordava i suoi occhi grigi, traboccanti di infinito amore.

Ricordava il suo profumo: lei profumava di buono, lei che incarnava esattamente ciò che le persone comuni definivano " dolce", un balsamo che appagava l'anima.

Ricordava la sua voce quando le raccontava aneddoti, meravigliose favole con una morale e leggende di posti inesplorati o guerrieri valorosi.

Lei, che tutte le volte che chiedeva di raccontarle la leggenda che li riguardava, iniziava sempre così:

«Tutto accadde tanto tempo fa tesoro mio:all'inizio, il mondo era governato da sette divinità buone e giuste. Esse,dotate di incredibili poteri, operavano a favore dell'uomo in armonia,nonostante ognuno fosse l'opposto dell'altro: rendevano prosperi i raccolti,erano messaggere di consigli e di liete novelle. Perché il mondo cercaequilibrio, bambina mia. Ma quando videro la crudeltà dell'uomo e l'avidità concui operava contro il suo stesso simile solo per potere, esse scesero in guerracombattendo contro coloro che avevano amato e protetto da sempre. Fu uncombattimento lungo e senza tregua. La guerra durò sette lunghissimi giorni. Maquando tutto finì, le divinità si ritrovarono a scoprire che anche il loropotere non era infinito, e la loro forza vitale lentamente si spegneva; così inun luogo tra i boschi le divinità, trasformate in sette scie luminose daicolori brillanti, colpirono diversi punti dello stesso luogo. In quei puntisorsero le attuali Tribù: la Tribù della Coccinella, del Gatto Nero, dellaVolpe, dell'Ape, della Tartaruga, della Farfalla e del Pavone. Qui, in questiluoghi, le divinità deposero le loro armi, facendo riposare così le loro anime perl'eternità. Per questo, ogni Tribù ha un colore che ci identifica, tesoro mio.Che ci definisce seguaci di un culto diverso, restando comunque in armonia. La nostra Atlis è nata grazie a loro bambina mia. »

La sua voce era calma, rassicurante, delicata, amorevole mentre i suoi occhi si posavano sui suoi, pozzi di un azzurro così intenso da potervi naufragare.

«Nonna, le divinità potevano innamorarsi? Qualcuno di loro era innamorato?»

Lei sorrideva.

Sempre.

«Ci sono cose che non si potranno mai sapere, tesoro mio.» constatò con sincera pace «La cosa certa è che dobbiamo rendere loro la migliore devozione e dobbiamo sempre ringraziare la nostra Dea per averci concesso di nascere sotto la sua buona sorte.»

«Allora, siamo davvero speciali!»

«Tikki, bambina mia. Tu sei davvero una bambina speciale.» disse accarezzando amorevolmente la testa della bambina e regalandole un sorriso affettuoso «Ma dovrai essere gentile e disposta ad aiutare chi si trova in pericolo. Me lo prometti?»

«Sì, nonna. Te lo prometto!»


Erano passati molti anni da quella volta, eppure quel dialogo era ancora impresso nella sua memoria nonostante fosse solo il ricordo di una bambina.

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