CAPITOLO 5

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Un'altra donna si era gettata tra le sue braccia e tra le lenzuola.

Un'altra donna, appartenente al culto del Gatto Nero, dai capelli lunghi corvini, dormiva a fianco a lui, coperta solo in parte dal lenzuolo, lasciando le gambe scoperte; una vista più che piacevole per lui e che aveva assaporato la notte passata.

Si tirò su a sedere, allungando le braccia, stirandole verso l'alto, e sbadigliando prima di notare quanto le loro pelli fossero diverse: mulatta quella di lei e bruciata dal sole la sua.

Come era finito in quella situazione?

Poco gli importava.

Finiva sempre così: avrebbe conquistato una donna e lei si sarebbe donata a lui; se era per divertimento o per altre ragioni sentimentali, non gli importava: sarebbe finita sempre così, per non restare solo la notte.

Recuperò poco alla volta i vestiti che giacevano per terra, dopo un'avventurosa notte, ed uscì senza far rumore, lasciando che la porta si chiudesse dolcemente alle sue spalle, scompigliando i suoi capelli con le mani, quasi a sottolineare la sua indole ribelle.

Lui non era fatto per ubbidire e non amava l'eccessiva ricchezza di una certa ape di sua conoscenza, nonostante la considerasse un'amica che sapeva il fatto suo a livello di uomini.

Eh si!

Era attratto dalle curve sinuose della " Regina", dai suoi gesti eleganti ... e non solo.

Plagg non aveva niente da offrire, rispetto a tutti gli uomini che la adoravano, ed in un certo senso, provava pena per loro, pensando a quanti e quali uomini avrebbero potuto indebitarsi a vita solo per averla tra le braccia. Davvero credevano che un oggetto materiale avrebbe potuto conquistare quella donna? Decisamente no.

Aveva smesso di credere a ciò che le persone comuni definiscono "amore", per non parlare del colpo di fulmine: colpo di tosse, colpo della strega, colpo di forza, colpo di testa e quant'altro, ma il colpo di fulmine no, quello non sarebbe entrato di certo nel suo dizionario.

Issatosi a sedere sul muretto di una scalinata che sovrastava le bancarelle, girandosi tra le mani una mela donatagli gentilmente da una donna del mercato, guardò con apatia la gente sotto di lui, troppo indaffarata negli acquisti di frutta, pesce e stoffe; avrebbero preparato il pranzo o la cena ai loro cari: figli, mariti, padri e chissà, forse anche amanti; lui, di certo, non entrava in nessuna di queste categorie. Nessuno preparava per lui da tempo, ed i ricordi della sua famiglia erano relegati in qualche angolo della sua mente e del suo cuore, chiusi a chiave da troppo tempo.

Fece vagare il suo sguardo apatico verso le persone giù di sotto, risvegliato, successivamente, da quei capelli cremisi che ondeggiavano al ritmo lento e rilassato della giovane. La fissò come quando il predatore pregusta la sua prossima preda; eppure non era uno sguardo piena di malizia: curiosità, incertezza ed attrazione si leggevano in quegli occhi dal taglio felino verdi, osservando solo adesso quanto la sua pelle fosse candida, come la neve quando d'inverno ricopriva le strade e le case del regno, che contrastava con i suoi capelli di un rosso non troppo acceso ed esaltata dai suoi occhi di un blu profondo.

Così diversa da Pollen, ma al tempo stesso sentiva che lei avrebbe potuto placare quella fame di curiosità che bramava in lui: aveva avuto modo di osservare il suo bel caratterino, al loro primo incontro, nella sala dorata della Regina, rivelandosi una bella scoperta ma aveva avuto modo di osservare quanto fosse semplice e sincera, anche nelle manifestazioni di affetto, come la sua espressione di pura felicità, quando lui le aveva fatto dono di un paio d'orecchini, che lei aveva stretto al petto.

Una "ragazzina" decisamente interessante.

Sorrise a quel pensiero che balenò nella sua testa, prima di notare che indossava gli orecchini, quasi come una medaglia al valore.

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